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“Con me musei gratis e niente autovelox”, Vittorio Sgarbi si candida a sindaco di Roma

Secondo il critico d'arte adesso "il centrodestra sarà costretto al confronto"

La candidatura di Vittorio Sgarbi a sindaco di Roma non è più soltanto un’ipotesi. La corsa per la poltrona più importante della capitale si arricchisce di un protagonista di primo piano, nel bene e nel male, della vita pubblica italiana. Sgarbi si candida infatti ufficialmente a sindaco nell’ambito delle elezioni amministrative che si svolgeranno nel 2021.

Le attuali cariche di Sgarbi

Lo storico e critico d’arte, attualmente è deputato e anche sindaco di Sutri (Viterbo). Sgarbi correrà a Roma con il simbolo di Rinascimento, il movimento da lui fondato nel 2017. “La sindacatura di Virginia Raggi – ha dichiarato facendo ricorso a un’immagine dissacrante – passerà alla storia. Come la più grave calamità naturale dopo il grande incendio di Roma del 64 dopo Cristo, ai tempi dell’imperatore Nerone”. “Quali sarebbero i miei primi atti da sindaco? – ha dichiarato all’agenzia di stampa Dire – . Renderei gratuito l’ingresso in tutti i musei. Aprirei tutte le scuole alle 10 del mattino e abolirei gli autovelox e gli strumenti per le multe basate sul ricatto della velocità”.

Una candidatura a sorpresa

In principio fu San Severino Marche, se così si può dire. Poi Vittorio Sgarbi ha guidato le giunte comunali di Salemi (in Sicilia) e Sutri. A Urbino addirittura aveva assunto la carica di prosindaco, inedita nel resto d’Italia. A Sgarbi, che ha anche collezionato diverse legislature in Parlamento da deputato, tutto questo non basta più: ora vuole diventare il primo cittadino della Capitale. Una candidatura a sorpresa che potrebbe spiazzare i principali partiti del centrodestra, “costretti ora al confronto”, come si legge nella nota ufficiale che ne accompagna la candidatura.

La Raggi e il centrosinistra

E gli altri partiti come hanno reagito? Per il Movimento 5 Stelle è praticamente certa la ricandidatura della sindaca uscente Virginia Raggi, che ha rotto gli indugi già ad agosto scorso anticipando di voler correre ancora per il Campidoglio, cinque anni dopo aver battuto Roberto Giachetti (Pd). A questo proposito, tuttavia, domenica scorsa 11 ottobre Luigi Di Maio ha fatto affermazioni che hanno suscitato polemiche. “Io non mi fossilizzerei sul singolo nome, che sia Raggi o Sala, noi dovremo affrontare insieme il tema di tutte le città senza scaricare nessuno”. Nel centrosinistra invece le idee sono confuse, con nomi che si sfilano – dal presidente dell’Europarlamento David Sassoli allo scrittore Gianrico Carofiglio -, e altri che al momento nicchiano, come il leader di Azione ed ex ministro del governo Renzi, Carlo Calenda. A rendere ancora più articolata la scena è la possibilità, tutt’altro che marginale, che si svolgano le primarie, quantomeno nel Pd se non nello schieramento di centrosinistra, per indicare una figura di equilibrio che sintetizzi le varie correnti.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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