Sul set si respira un’aria di grande serenità. Tutti sono ai propri posti, dai macchinisti alle comparse, dai tecnici ai produttori, dagli attrezzisti ai comprimari. C’è grande fermento e l’energia tipica dei luoghi in cui si lavora con entusiasmo e grande passione. La scena da girare è quella della processione per la festa di Sant’Antonio, al centro di Lamezia Terme. Una sequenza complicata, che prevede un centinaio di comparse, ma la grinta prevale sulla tensione. Anche Giuseppe Fiorello è pronto per il ciak, calmo e sorridente, sinceramente felice di partecipare all’opera prima del regista calabrese Mario Vitale.

Il film si intitola “L’afide e la formica”, una storia lungamente cullata dal regista lametino che parla di integrazione, di identità, di nuove generazioni di calabresi. Fiorello interpreta il protagonista Michele Scimone, un ex maratoneta che insegna educazione fisica. La sua vita si intreccia con quella di una ragazza musulmana la cui energia e determinazione contagiosa lo indurranno ad allenarla, fino a farle vincere una sfida ben più grande e importante di quella sportiva.

“Sono veramente felice di far parte di questo bellissimo progetto”, ci racconta Fiorello prima di girare. “Già dalla prima lettura della sceneggiatura, ho apprezzato il fatto che fosse strutturata bene, con uno stile importante e tanta personalità. È un’opera di grande peso cinematografico, corposa, emozionante, a volte stilosa, altre volte più vicina al senso popolare, adatta a ogni tipo di spettatore. E poi il mio personaggio, Michele, ha delle ombre affascinanti, e questo suo aspetto misterioso, ombroso e grigio mi ha affascinato da subito”.

Mentre si consulta con il regista, e la truccatrice controlla che sia tutto a posto, Giuseppe appare concentrato e sereno. Aggiunge: “Dopo aver visto un po’ di giornalieri posso anche dire che le immagini corrispondono perfettamente alla sceneggiatura, non tradiscono il testo. Ho visto un regista sicuro di sé, che non ha bisogno di perdere troppo tempo per capire come mettere in scena quell’emozione, quello sguardo, quella luce, ha già tutto dentro di sé, da anni. Il fatto poi che conosca molto bene i luoghi in cui giriamo, visto che è nato e cresciuto qui a Lamezia, gli regala grande sicurezza su come impostare una scena (dove mettere le luci, la macchina da presa, quale angolazione usare), una perfetta ottimizzazione dei tempi, e la possibilità di trovare espedienti scenici di ripresa non previsti e forieri di soluzioni stilistiche inaspettate”.

Una sicurezza visibile anche da come Mario si muove sul set, dove tutti dipendono da lui (dal suo sguardo, dalle sue decisioni, dalla sua visione) e cui lui risponde dispensando sorrisi e indicazioni fornite con gentilezza e affetto. Mentre il regista si consulta con i suoi collaboratori, Fiorello ci spiega meglio ciò che stanno girando:

“Si tratta di una scena popolare, è la festa di paese, le celebrazioni per Sant’Antonio(culto molto sentito a Lamezia Terme, i cui patroni però sono San Pietro e Paolo, ndr). È una di quelle feste tipiche del nostro amato Sud Italia, quei riti in cui si manifesta la grande spiritualità, il credo religioso della popolazione, all’interno della quale, purtroppo, spesso si annidano intrecci non proprio chiari…”

Siciliano di origine, da sempre legato anche professionalmente al Sud Italia e attento a raccontare storie ambientate nel Meridione (da “Galantuomini” di Edoardo Winspeare a “Terraferma” di Emanuele Crialese, da “Era d’estate” di Fiorella Infascelli a “I fantasmi di Portopalo” di Alessandro Angelini, fino a risalire a “I fetentoni” girato proprio a Reggio Calabria), Giuseppe Fiorello è convinto che il Sud si stia finalmente staccando dagli stereotipi cui negli anni è rimasto attaccato, grazie anche all’opera di registi come Mario Vitale.

“Sono qui da circa un mese, e sento nell’aria che già da un po’ è in atto un cambiamento. Si respira una grande voglia di lasciarsi dietro un passato complicato, oscuro. Mentre in Sicilia il sistema mafioso è sempre stato più evidente, burrascoso, per così dire, quasi più facile da identificare, la Calabria è sempre stata dominata da un sistema più oscuro, più difficile da capire, conoscere e sconfiggere. Oggi sento Mario parlare con i suoi amici, percepisco la grande voglia di andare avanti del produttore Luca Marino. Quando sento i tanti progetti arrivati in Calabria che mi racconta l’organizzatore generale Alessandro Gordano, percepisco che c’è un fermento molto importante dal punto di vista cinematografico”.

“Il cinema porta cultura, lavoro e ripulisce in qualche modo il sistema, accende delle luci, illumina. Il problema era proprio questo, non si accendevano le luci in questa regione. Il cinema lo fa e non solo fisicamente. La Calabria si sta abituando a una nuova vita: ora sta alle produzioni più radicate nel territorio portare sempre più storie qui, che non devono essere per forza di carattere criminale. Inoltre trovo che la Calabria sia una regione spettacolare anche dal punto di vista scenografico”

Ha lavorato con registi pluripremiati come Ferzan Ozpetek, Carlo Verdone, Giuseppe Tornatore, Marco Risi, Emanuele Crialese, solo per citarne alcuni. Ma nella sua carriera Giuseppe Fiorello si è fatto dirigere anche da cineasti alla loro opera prima; e così, dopo Stefano Coletta, Alessandro Pondi e Nicola Campiotti, è arrivata la chiamata di Mario Vitale. Chiamata alla quale Fiorello ha subito detto sì. “Mario è un regista molto sensibile, ha uno sguardo pulito, puro e vuole raccontare ciò che crede sia giusto: non credo sia un regista che punterà a film comodi. Nel lavoro riesce a dosare perfettamente gentilezza e determinazione, e questo mi ha colpito molto perché non sembra un regista alla sua opera prima”.

“Mi trovo bene a lavorare con lui, perché c’è grande scambio e confronto creativo. Ho bisogno che ci sia un mio sguardo dentro una storia, non riesco a fare un film se non c’è una mia idea nella visione. Mi sono sempre permesso di dire la mia con i registi con cui ho lavorato, e lo stesso è successo anche con Mario. Mi piace parlare della storia, non mi interessa il mio personaggio. Una mia tecnica di lavoro, forse un po’ teatrale, è quella di mettersi a tavolino e discutere molto. Meglio farlo prima, perché poi sul set non si può perdere tempo, deve essere tutto una passeggiata”.

“L’afide e la formica”, la cui uscita nelle sale è prevista per il 2021, è un film che tocca diverse tematiche. “Tocchiamo il tema del rapporto genitori-figli, approfondendolo soprattutto con la figura del padre. Parliamo anche di scuola, in particolare del rapporto tra insegnanti e alunni, e poi c’è il tema forte dell’omertà, della paura di dire la verità”.

I ruoli più importanti del film sono interpretati dall’esordiente Cristina Parku, che incarna la protagonista Fatima, e Alessio Praticò (tra gli attori più talentuosi del momento) nella parte di Nicola. Il suo è un personaggio irrisolto, con un passato che ritorna con conseguenze drammatiche. Nel cast figurano anche Valentina Lodovini (la moglie di Michele), Nadia Kibut, Ettore Signorelli e Anna Maria De Luca. “L’afide e la formica”, girato interamente in Calabria, vanta la sceneggiatura di Mario Vitale, Josella Porto, Saverio Tavano e Francesco Governa. È prodotto da Indaco Film di Luca Marino, con il sostegno del Mibac, della Calabria Film Commission e di Rai Cinema.