A pochi giorni dal via libera dato dal premier Giuseppe Conte al nuovo Dpcm (Decreto del presidente del consiglio) sulle misure anti coronavirus esplode il problema dei trasporti pubblici. Questo avviene dopo che le Regioni hanno sollevato preoccupazioni per la gestione di mezzi come bus, metro e tram. Si devono conciliare salute pubblica ed efficienza del servizio. E, a seguito della riunione in videoconferenza al ministero dei Trasporti, adesso si pensa a un ulteriore scaglionamento degli ingressi a scuola. Con misure analoghe negli uffici pubblici.

Tavoli di coordinamento

All’incontro in videoconferenza, riferisce TgCom24, hanno partecipato esponenti delle associazioni rappresentative delle aziende del Trasporto pubblico locale. Ma anche i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, di Anci (Associazione dei comuni) e Upi (Unione delle provincie d’Italia). Al vaglio anche la possibilità di istituire tavoli regionali di coordinamento sul trasporto pubblico, a cui far partecipare gli assessori competenti e gli enti locali. Sembra che la soglia della capienza sui mezzi pubblici resti all’80%.

Uscite scaglionate e smart working

Il governo potrebbe quindi intervenire ben prima della scadenza del Dpcm fissata al 13 novembre. L’obiettivo è quello di adottare nuovi provvedimenti per alleggerire la pressione sui mezzi del trasporto pubblico. Una prima possibilità è di scaglionare gli orari di ingresso e uscita per uffici e scuole. Ma si fanno ora ipotesi di controlli ad hoc su bus e metropolitane, di aprire le Ztl, e di un ulteriore potenziamento dello smart working.

Il nodo scuole

Per quanto riguarda gli istituti, il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli ha commentato: “Non si può esagerare chiedendo alle scuole di iniziare le lezioni troppo tardi.” “Vi sono esigenze che vanno contemperate – ha aggiunto – : è ragionevole scaglionare gli ingressi nel lasso di un’ora, per esempio prevedendo che alcune entrino alle 7:45 e altre alle 8:45. Oltre, diventa problematico”.

La Conferenza delle Regioni

Sulla questione è intervenuto ancora una volta Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni. “Dobbiamo fare tutto il possibile per mantenere la didattica in presenza” ha detto. L’idea della “didattica a distanza per le superiori è stata ipotizzata legittimamente da alcune Regioni come rimedio estremo. Ciò qualora il governo avesse deciso di ridurre la capienza attualmente prevista per i mezzi di trasporto pubblico. Prima di rimettere i ragazzi a casa va esperita ogni altra possibilità”. Sui trasporti “l’attuale capienza – ha spiegato Bonaccini a La Repubblica – è stata condivisa per tempo con il Comitato tecnico scientifico, insieme alle regole di sicurezza da adottare sui mezzi, a partire dall’uso obbligatorio della mascherina. Dopo il riavvio delle scuole, di tutte le attività economiche e dei servizi, permette di garantire un servizio che non lasci nessuno a terra. Ma siamo pronti a raccogliere e vagliare altre proposte”.