Le conseguenze sociali ed economiche della pandemia di coronavirus in Italia si fanno sentire pesantemente. Lo registra l’ultimo rapporto Caritas che evidenzia come da un anno all’altro – dal 2019 al 2020, l’anno del virus – il numero di nuovi poveri che nel nostro Paese si rivolgono ai centri di ascolto diocesani e parrocchiali della Caritas è passato dal 31% al 45%. Quasi una persona su due lo fa per la prima volta. In tre mesi – dal fatidico marzo 2020 del lockdown al maggio successivo, quando c’è stata la “riapertura” – la rete Caritas ha registrato un forte incremento del numero di persone sostenute a livello diocesano e parrocchiale. Si tratta in sostanza di circa 450mila persone.

Più donne e più italiani

Sono aumentate le donne, più fragili e svantaggiate sul piano occupazionale, e gli italiani: 52% rispetto al 47,9% dello scorso anno). Di fatto, come afferma Maria Novella De Luca su Repubblica, la nuova povertà in Italia ha oggi il volto di una donna, italiana, con due figli, un’età media intorno ai 40 anni. Una donna che per la prima volta, durante la pandemia, ha chiesto cibo e sostegno alla Caritas italiana per la propria famiglia. Si può dire che in Italia c’è una realtà di famiglie che erano già molto in bilico prima del Covid e che sono state letteralmente messe in ginocchio dalla pandemia.

Il Rapporto Caritas 2020

Il Rapporto 2020 su povertà ed esclusione sociale in Italia di Caritas italiana si intitola Gli anticorpi della solidarietà ed è apparso sabato 17 ottobre in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà. Un incremento, secondo Caritas italiana, “sicuramente sottostimato” e diverso dal passato, “quando la povertà era sempre più cronica, multidimensionale, legata a vissuti complessi”. Lo scenario italiano nel quale le Caritas operano registra un calo di 841mila occupati nel secondo trimestre del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, e l’aumento delle persone inattive. Ossia coloro che non hanno più cercato lavoro o non sono più disponibili a lavorare. “Sembra dunque profilarsi il tempo di una grave recessione economica – osservano i curatori del Rapporto – che diventa terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà, proprio come avvenuto dopo la crisi del 2008″.

Reddito dimezzato

A fare la differenza rispetto al 2008 è il punto di partenza: nell’Italia del pre-pandemia (2019) il numero di poveri assoluti era più che doppio rispetto al 2007. Una crisi che, secondo i dati pubblicati da Banca d’Italia, nei mesi di aprile e maggio scorsi ha provocato una riduzione di reddito per la metà delle famiglie italiane. Anche tenendo conto degli eventuali strumenti di sostegno ricevuti. Per il 15% del campione statistico del Rapporto il calo è di oltre la metà del reddito complessivo.

Chi sono le fasce più a rischio

La drammatica situazione di povertà è destinata a peggiorare per esclusi, autonomi e minori, registra ancora il Rapporto Caritas. E si spiega che quello che il Covid-19 ha messo in evidenza è “il carattere mutevole della povertà. Stiamo ora entrando in una nuova fase nel nostro Paese”. Il Reddito di cittadinanza protegge chi è incluso. “Ma gli esclusi vedranno peggiorare la loro situazione in una situazione in cui le possibilità di ripresa economica hanno prospettive lunghe”. I lavoratori autonomi saranno più esposti al rischio povertà per la mancanza di lavoro, “considerata l’assenza di un regime di tutela stabile in loro favore”.

Il problema dei minori

Ci saranno molte oscillazioni cosiddette “dentro-fuori” per chi è a ridosso della soglia di povertà. I minori subiranno un “doppio colpo”. Incontreranno le difficoltà del presente. Ma avranno anche il futuro pregiudicato a causa della “difficoltà di uscire dalla condizione di povertà e l’incertezza di percorsi di istruzione duraturi”. Di fronte a questa situazione “inedita” Caritas italiana propone nuovi strumenti. In particolare, chiede di “mettere in relazione i dati sulla povertà (assoluta e relativa) con dati sui percettori delle misure di contrasto”. Di realizzare analisi di lungo periodo per monitorare come cambiano le condizioni di vita delle persone povere. Di concepire le misure nazionali di contrasto alla povertà come un work in progress. Per meglio rispondere alle trasformazioni in corso.