Musica

Nuovo DPCM, la musica italiana reagisce al nuovo stop: la rabbia dei cantanti

La mazzata che più si temeva è infine arrivata, con il nuovo DPCM pubblicato in serata da Giuseppe Conte a tagliare forse definitivamente le gambe al settore dello spettacolo. In ginocchio dalla scorsa primavera, a fatica ripresosi in questi mesi di incassi minimi e ingressi a numero ridotto, il mondo del cinema, del teatro e ovviamente della musica si prepara adesso ad affrontare una crisi senza precedenti storici; un nuovo mese di chiusura totale, nel momento peggiore, forse colpo di grazia definitivo per molti lavoratori. Una scelta, quella di proseguire con il blocco di simili esercizi, contestato a più riprese su più fronti; non è infatti nei concerti e nelle proiezioni cinematografiche che in queste settimane si sono manifestati i focolai decisivi, come hanno avuto modo di ricordare con fermezza le decine di artisti espostisi in queste ore.

La rabbia della musica italiana all’ennesimo stop fissato dal nuovo DPCM: “Perché non rispondete alle nostre richieste di incontro?”

Fin dalla pubblicazione del nuovo DPCM, le reazioni dal mondo della musica italiana sono state forti e decise. Tiziano Ferro ha prontamente ripubblicato l’appello dell’Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo: “Non siamo tempo libero, siamo lavoro“, le parole del messaggio. “Come intendete sostenere i lavoratori di cinema e teatri? Perché non rispondete a una nostra richiesta di incontro?”, chiudendo con l’augurio che i lavoratori vengano “ascoltati e supportati davvero, come lo Stato dovrebbe fare“. Posizione tenuta anche da Emma Marrone, che in maniera lapidaria ha ripubblicato l’analisi condotta dall’Agis: secondo i numeri postati dalla cantante, in quattro mesi di apertura, solamente un singolo caso di contagio sarebbe stato segnalato nella location di un evento dal vivo. Fedez, per parte sua, ha da tempo manifestato l’intenzione di mettersi all’opera per il sostegno degli operatori del settore.

Ancora più dure le posizioni di quei musicisti per loro natura più vicini al mondo indipendente, maggiormente colpito dal nuovo DPCM. Vasco Brondi segnala direttamente le responsabilità del Ministero della Cultura: “Fabbriche aperte, pranzi al ristorante salvi, ma per questo settore nessuno ha fatto niente“. Fa eco Motta, per il quale il mondo dell’arte ha “perso per l’ennesima volta, perché la nostra guerra pacifica e civile non è servita a un ca**o. Ci sono persone che hanno affrontato questa depressione senza alcun tipo di aiuto, mentre altri continuavano a fingere che non succedesse nulla“. Chiude Lodo Guenzi, più amaro che mai sulla gestione dell’emergenza: “O se ne esce insieme o ci si scanna“, le sue parole. “Questo è un sistema che fa sbroccare la gente”.

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