Hugh Grant si è mostrato aperto a un probabile sequel di Notting Hill. L’attore inglese ha però posto una condizione: il film non deve prevedere alcun lieto fine. La star del cinema britannico vorrebbe infatti concentrarsi sulla “dissacrazione” della commedia romantica.

Hugh Grant è stato protagonista di un botta e risposta andato in onda sulla HBO, per promuovere la nuova miniserie thriller The Undoing – Le verità non dette, che lo vede nel cast. L’intervista è stata anche un’occasione per tornare a parlare di Notting Hill. Facendo appello all’umorismo tipicamente inglese che lo contraddistingue, l’attore ha fatto sapere che sarebbe disposto a riprendere il ruolo di William. Il tutto a una curiosa condizione: che venga disvelata la grande “presa in giro” delle commedie romantiche. Un cinismo inedito, soprattutto da chi deve la propria fortuna a questo genere di film. Le parole di Hugh Grant non lasciano spazio ai fraintendimenti. Per lui è infatti ora di mostrare anche “quello che è successo dopo la fine di quei film. Per dimostrare la terribile bugia che rappresentavano, il lieto fine“. A cominciare da Notting Hill.

Notting Hill, Hugh Grant disposto a girare il sequel, ma niente lieto fine

La storia ha fatto sognare milioni di telespettatori. Un libraio divorziato, interpretato da Grant, lavora nel quartiere di Notting Hill. La sua vita subisce una grande scossa quando nel suo negozio entra improvvisamente la grande star del cinema, Anna Scott (Julia Roberts). Di lì a poco tra i due nasce una storia d’amore che, tra molti ostacoli, giungerà al proverbiale lieto fine.

Proprio quest’ultimo a Hugh Grant non va più a genio. L’attore di Notting Hill vorrebbe smantellare infatti quell’illusione che lui stesso definisce come una “terribile bugia“. La star britannica afferma, abbastanza provocatoriamente: “Mi piacerebbe vedere me e Julia e l’orribile divorzio che ne è seguito, con avvocati molto costosi, bambini coinvolti in una contesa per la custodia, fiumi di lacrime. […] Mi piacerebbe fare questo film”. Una visione che mostra come il mito romantico al cinema sia inesorabilmente mutato, soprattutto se ormai anche gli stessi interpreti non ci credono più.