Di poche parole ma molto determinato, concentrato sul suo lavoro e sulla sua musica più che su tutto ciò che circonda il mondo delle sette note. È più sciolto a telecamere spente, e ama i riflettori solo quando si tratta di esprimersi nella dimensione live, quella che più si confà a La Municipàl. A 32 anni Carmine Tundo ha già vissuto diverse vite nel mondo della musica, ha fatto parte di vari gruppi (a 15 anni era nella band ska-punk Cruska, a 25 fondava il gruppo hard core Nu-Shu) e ha provato la strada solista (già nel 2009 sbancava SanremoLab, per approdare l’anno successivo sul palco dell’Ariston grazie a Corrado Rustici).

La sua scommessa più grande rimane il progetto La Municipàl, realizzato con la sorella Isabella, con cui ha pubblicato tre album e si appresta a ultimare il quarto dal titolo “Per resistere alle mode”. Un progetto innovativo, quest’ultimo, che consiste nella pubblicazione di diversi doppi singoli (sono già usciti “Quando crollerà il governo / Fuoriposto”, “Canzone d’addio / Che cosa me ne faccio di noi”, “L’Orsa Maggiore / Al diavolo”), incisi come Lato A e Lato B di ogni uscita. E anche se Isabella ormai non collabora più così costantemente col fratello, poiché lavora come medico a Catania mentre Carmine non ha lasciato la sua Puglia, La Municipàl non si ferma.

Il vostro album del 2019 “Bellissimi difetti” parla dell’accettazione di se stessi. I primi tre doppi singoli del nuovo album, che fanno parte del progetto “Per resistere alle mode”, sembrano parlare di resilienza, della volontà di resistere a tutto e a tutti. È così?

Sì, il nostro nuovo lavoro è in realtà una successione naturale di “Bellissimi difetti”. Il mio percorso interiore mi ha portato a capire che è necessario essere se stessi ad ogni costo, e si può stare bene anche nel sentirsi fuori moda. Il concetto di fondo è l’importanza di continuare a seguire la propria strada, cercando di non piegarsi a elementi e mode esterne.

Da dove nasce l’idea di pubblicare dei doppi singoli e non un album completo da subito?

Mi sono reso conto che soprattutto in alcuni album i miei brani preferiti erano quelli meno ascoltati: pubblicando doppi singoli cerchiamo di far ascoltare anche dei brani magari sbagliati, che però rappresentano meglio un’idea musicale, a prescindere dai singoli che sono più veicolati e più conosciuti. Credo che in un percorso come il nostro, che è a più lungo termine, stiamo cercando di portare gli ascoltatori nel nostro mondo, e anche i brani meno riusciti vanno a raccontare una storia.

Cosa rappresenta “Per resistere alle mode” nel percorso professionale de La Municipàl? A che punto della vostra carriera arriva?

È sicuramente un album più maturo, nasce in età più adulta. Sto cercando di avvicinare il suono dei live a quello del disco, affinché l’album sia il più sincero possibile e rispecchi al 100% quella che è l’essenza naturale de La Municipàl, che si esprime al meglio nei live.

Quando uscirà il disco completo?

Nel 2021. A fine novembre pubblicheremo un nuovo doppio singolo e poi ci concentreremo sull’uscita del disco.

Si può definire “Per resistere alle mode” un concept album?

Sicuramente lo è. C’è una forte dualità tra lati A e lati B, e comunque anche all’interno del disco ci sono dei temi, sia musicali che testuali, che spesso si rincorrono. I brani sono collegati, la coda di una canzone diventa l’inizio ideale della successiva: sto cercando di allargare l’orizzonte sonoro di quell’album e vorrei che ogni canzone facesse parte di una visione più ampia.

Avete deciso di non pubblicare l’album in CD ma solo in vinile. Come mai?

Il CD è un formato che non ho mai sentito realmente mio. Mi piace che il vinile sia lo spazio massimo da poter dare alla musica, cosa che si verifica ancor di più con il 45 giri che ha due lati (che noi abbiamo riempito con i nostri doppi singoli). Il vinile mi piace anche perché permette di riconquistare la lentezza dell’ascoltare la musica, il gesto di prendere il disco, metterlo sul piatto, poi girarlo per ascoltare il lato B. Credo sia un modo per mettere la musica in primo piano rispetto a tutto il resto.

Come stai vivendo questo periodo di stop dai concerti e dall’incontro con il pubblico?

Fortunatamente quest’anno ho un mio studio di registrazione quindi sto pubblicando due album per progetti paralleli come Diego Rivera e Nu-Shu in cui suono la batteria. Sono lavori che portano via un sacco di tempo, quindi è un periodo molto produttivo e creativo per me: prima, essendo sempre in tour, non avevo avuto modo di concentrarmi troppo su quei progetti, quindi devo ammettere che alla fin fine sto vivendo un periodo fertile.

In cosa consiste il “pop crepuscolare” che definisce un po’ la cifra stilistica de La Municipàl?

È una definizione che ha coniato un nostro fan, mi ci riconosco e l’ho rubata per noi. Sicuramente i nostri brani possono sembrare semplicemente pop ma c’è dietro una storia che definirei lenta: è come se fossimo al tramonto, c’è sempre una parte di tenebre da raccontare. Immagino la nostra musica proprio così.

La storia della cultura e dello spettacolo è costellata di coppie di fratelli o di sorelle che lavorano insieme e duettano; ben più raro è trovare un fratello e una sorella che lavorano insieme. Come si fa a trovare l’equilibrio?

È nato tutto quasi per gioco. Isabella è una specie di amuleto all’interno della band, un mio portafortuna. Io e lei abbiamo sempre vissuto a distanza, io a Lecce e lei a Roma per studio, e ora a Catania per lavoro. Ho deciso di includerla nella band per trascorrere con lei più tempo. Anche se lei non ha mai suonato in vita sua (ha iniziato proprio con La Municipàl) è come se io e lei fossimo perfettamente allineati quando lavoriamo insieme. Lei si ritrova molto in quello che scrivo, ed è bello avere questa empatia così particolare quando suoniamo.

Ogni due o tre anni hai bisogno di creare un progetto musicale nuovo. Hai citato poco fa Diego Rivera (che sei sempre tu sotto pseudonimo) con cui hai lanciato il singolo “Santa Maria al bagno”…

Sì, ora sta per uscire il mio nuovo brano, dal titolo “Malvasia nera”, che ha sempre a che fare con le mie origini salentine. Quello che sto cercando di fare con questo disco è fondere le sonorità del sud America con la cultura musicale salentina. Si tratta di un concept album, in cui quel tipo di musicalità va a braccetto con la vecchia scuola cantautorale italiana.

Ma tu sei un appassionato di musica latinoamericana?

No, in realtà ogni anno cerco di approfondire degli aspetti musicali che mi mancano: quella per la musica sudamericana è una passione che sto coltivando da poco. Ogni due anni circa mi piace uscire con un nuovo progetto per mettermi un po’ in gioco. È una mia esigenza artistica che mi permette di approfondire la parte produttiva in studio di registrazione. È il mio modo per crescere come produttore e musicista.

Ascoltando la tua produzione musicale sembra quasi che la parte rock sia rimasta più collegata ai tuoi progetti collaterali (Nu-Shu, i tuoi album da solista), mentre la parte più malinconica e romantica sembra confluire tutta ne La Municipàl. È così?

Sì sì, ho cercato di scindere le mie diverse anime anche perché a volte difficile farle coesistere. La parte più rock confluisce nella mia band hard-core Nu-Shu, mentre la parte più oscura l’ho espressa con due concept album firmati Carmine Tundo dal titolo “Nocturnae Larvae” (volume 1 e volume 2) in cui parlavo dei miei incubi notturni. Insomma, ci sono diverse sfaccettature che in futuro spero di far confluire in un unico album. Si tratta di un percorso interiore che confluisce in quello artistico, tutto questo mi aiuta a esprimermi e a capire meglio chi sono per poi andare a far combaciare tutti i diversi lati del mio carattere.

Se tu potessi scegliere oggi un artista con cui fare un featuring, con chi vorresti lavorare?

Sicuramente mi piacerebbe lavorare con Yann Tiersen, un musicista e polistrumentista che stimo molto: sarei felice di avere con lui una collaborazione soprattutto sulla parte strumentale. Sono da sempre molto affascinato dalle colonne sonore, adoro anche Hans Zimmer, che ascolto molto spesso, quando ho bisogno di distendermi.

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