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Elezioni Usa 2020, presunte frodi denunciate da Trump: scattano le indagini

Via libera dal ministro della Giustizia, William Barr

Un punto a favore di Donald Trump nella contesa legale dopo l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Lo ha segnato oggi 10 novembre il ministro della Giustizia, William Barr. Il ministro ha infatti autorizzato tutti i procuratori federali del dipartimento ad avviare indagini sulle accuse di presunte frodi elettorali che sarebbero state commesse durante lo scrutinio dei voti alle elezioni presidenziali del 3 novembre scorso. Quelle denunciate incessantemente da Trump sconfitto nel voto.

Scontro istituzionale

L’Attorney general ha spiegato che indagini di questo tipo possono essere sempre condotte. Nel momento in cui esistano “accuse chiare e apparentemente credibili” di presunte irregolarità che “potrebbero potenzialmente incidere sul risultato”. Tuttavia lo scontro – e soprattutto la spaccatura profonda del Paese in due anime che non si parlano, continua -. Anche a livello istituzionale. Il procuratore responsabile dei reati elettorali al dipartimento di Giustizia americano si è dimesso esattamente dopo il via libera alle indagini da parte di Barr.

La protesta del procuratore

Richard Pilger, direttore del settore che si occupa dei reati elettorali nella sezione Integrità pubblica del dipartimento di Giustizia, ha scritto una mail di fuoco ai colleghi, prima di rassegnare le dimissioni. Nel testo ha spiegato, secondo quanto riporta Adnkronos, quello che lui ritiene essenziale e che sarebbe stato violato. Ovvero che il ministro William Barr, con il suo via libera alle indagini, ha emesso “un’importante nuova linea politica che abroga 40 anni di politica di non interferenza sulle indagini per frodi elettorali nel periodo precedente alla certificazione del voto”.

Causa alla Pennsylvania

Ma Donald Trump non si ferma. Il suo staff ha fatto causa al segretario di stato della Pennsylvania, Kathy Boockvar. L’accusa consiste nel fatto che il sistema di conteggio dei voti per posta sarebbe stato meno rigoroso di quello dei voti in persona. Un “doppio standard” che rappresenta una “violazione costituzionale”, secondo i legali dell’ex presidente. La Pennsylvania è lo stato che ha dato la vittoria a Joe Biden. L’accusa di violazione della Costituzione lascia presagire l’intenzione della campagna elettorale di Trump di arrivare in fondo alla questione fino a portare il caso davanti alla Corte Suprema. Tuttavia, malgrado che la maggioranza dei giudici costituzionali sia di estrazione conservatrice, gli esperti tendono a ritenere fortemente improbabile che la corte possa rovesciare il risultato delle elezioni.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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