La pandemia di Covid che sta devastando l’America più ancora dell’Europa non ferma le missioni spaziali. Dopo un rinvio dovuto al maltempo, è stata infatti lanciata nello spazio la capsula Crew Dragon della SpaceX di Elon Musk. A bordo quattro astronauti in viaggio verso la Stazione Spaziale Internazionale. La missione americana, chiamata Crew 1, è la prima in cui gli Stati Uniti tornano a far volare i loro astronauti con un loro veicolo, dopo l’uscita di scena dello Space Shuttle nel 2011.
I membri dell’equipaggio
Il lancio è avvenuto dalla storica rampa 39A del Kennedy Space Center della Nasa a Cape Canaveral, sull’isola di Merritt in Florida. La stessa da cui sono partite le missioni Apollo dirette alla Luna a cavallo tra gli anni Sessanta e i primi anni Settanta. A bordo della capsula, chiamata “Resilienza”, viaggiano il comandante Michael Hopkins, il pilota Victor Glover e la specialista di missione Shannon Walker, tutti della Nasa. C’è anche lo specialista di missione Soichi Noguchi, dell’Agenzia spaziale giapponese Jaxa. Ad attenderli sulla Stazione Spaziale, l’americana Kate Rubins e i russi Sergey Ryzhikov e Sergey Kud-Sverchkov.
Una mascotte a bordo
Ad accompagnare gli astronauti c’è una mascotte. Lo speciale indicatore di gravità “Baby Yoda” ispirato alla serie Mandalorian. I quattro astronauti di Crew Dragon resteranno sulla stazione orbitale per sei mesi, durante i quali svolgeranno esperimenti sul funzionamento di organoidi su chip per lo studio di muscoli e polmoni, su batteri mangiatori di rocce, sugli orti spaziali. E anche su parti di future tute spaziali e su come si comportano nello spazio il cervello, il sistema immunitario e l’orologio biologico.
Gli auguri del presidente Biden
L’evento, che ha incassato gli auguri del presidente eletto Joe Biden, riporta di fatto gli Stati Uniti verso la corsa allo Spazio e interrompe il monopolio russo. L’azienda privata SpaceX, dell’imprenditore Musk, in collaborazione con la Nasa, può vantare la capsula Dragon che attualmente si attesta come secondo mezzo in grado di raggiungere la Iss, insieme alla tradizionale Soyuz russa, unica operativa ormai dal 2011, da quando gli americani interruppero i voli con equipaggio. Fra un anno dovrebbe essere pronta anche la navetta della Boeing. Un lancio dai mille retroscena che potrebbe segnare per sempre la fine della cooperazione spaziale. La Russia ha già annunciato la mancata partecipare alla prossima mini-stazione ideata dalla Nasa attorno alla Luna, il Gateway.