C’è qualcosa che fra pochi mesi potrà terremotare l’Europa dopo le devastazioni della pandemia del Covid. Strano a dirsi ma riguarda la politica. Beh, non quella italiana effettivamente. Quella tedesca. La cancelliera della Germania, Angela Merkel, potrebbe sparire dal proscenio dei potenti per far spazio ai più giovani alle prossime elezioni del 2021. Oggi 22 novembre “compie” 15 anni di ininterrotto potere come leader del suo Paese ma fra un anno tutto potrebbe cambiare per sempre.
Amatissima “Mutti“
Non è detto che sia un’ottima notizia. Sì, qualcuno lo ha pensato due anni fa quando la Kanzlerin, a seguito di pesanti sconfitte locali della sua Cdu (la democrazia cristiana tedesca), annunciò il ritiro. “È il mio ultimo mandato da cancelliera – disse Frau Merkel -, lascio anche la presidenza della Cdu. Non voglio più incarichi politici. Non sono nata cancelliera”. Chiaro? No. Da quella malinconica fine di ottobre è trascorso tanto tempo quanto un’era geologica. Oggi il mondo è alle prese col Covid e Angela Merkel gode di una popolarità fra i tedeschi che supera l’80%. Tradotto: se quella ex ragazza dell’Est (oggi ha 66 anni), scherzosamente dai tedeschi definita Mutti (mammina), davvero si facesse da parte alle prossime elezioni, la sua Cdu potrebbe perdere fino al 13% dei consensi: la fine. Dunque si farà realmente da parte?
Un cambio da shock
Non siamo in Italia, il Paese in cui i politici smentiscono se stessi nell’arco di 24 ore, accusando di essere stati “fraintesi”. O cambiano casacca in corsa dando la colpa “al partito che è cambiato”. Siamo in Germania. È dunque difficile che la cancelliera torni sui suoi passi e si ricandidi alla guida del Paese nel 2021. Non è però impossibile, forse. E ora in parecchi sperano nel “miracolo”. Ben oltre i confini della Bundesrepublik. Senza la stabilità moderata e il progresso garantito da Merkel ai tedeschi gli equilibri europei sarebbero sconvolti, per la prima volta dopo 15 anni. E nulla, in questo momento, assicura che senza Mutti le cose per l’Europa miglioreranno senz’altro.
Un’eredità complessa
La Kanzlerin ha gestito tutte le peggiori crisi: dalla recessione del 2008 al coronavirus. Ha commesso anche quelli che ad alcuni sono parsi errori strategici, come la sua decisione di aprire nell’estate del 2015 le frontiere tedesche a quasi un milione di profughi provenienti prevalentemente dalla Siria, dall’Afghanistan e dall’Iraq. Ma ha guidato la fuoriuscita del paese dall’energia nucleare, ha siglato l’abolizione del servizio militare obbligatorio e ha dato il suo via libera ai matrimoni tra coppie dello stesso sesso. Ha rafforzato le istituzioni europee e ha avversato sia Trump che Putin. Un’eredità complessa. Quasi quanto quella di un’ipotetica “regina d’Europa”. Chi potrà raccoglierla?