Covid, Emilio Fede positivo: è ricoverato a Napoli
L'ex direttore del Tg4 trasferito al Covid residence della Asl 1
Il noto giornalista Emilio Fede è stato trasferito nel Covid residence della Asl 1 di Napoli, nel quartiere Ponticelli, oggi 14 dicembre. Fede deve completare il periodo di isolamento fiduciario, dopo che è risultato positivo al Covid-19. La positività del noto giornalista è stata accertata da un test eseguito 10 giorni fa. La struttura sanitaria in cui si trova è destinata ai pazienti Covid asintomatici o paucisintomatici. Vale a dire affetti da una sintomatologia lieve della malattia.
Il perché del ricovero
Emilio Fede, che il 24 giugno scorso ha compiuto 89 anni, è attualmente asintomatico e in buone condizioni. Finora ha trascorso l’isolamento fiduciario in un albergo del lungomare di Napoli. L’albergo sta per chiudere nel periodo delle festività natalizie. Di qui la necessità del trasferimento dell’ex direttore del Tg4 nel Covid residence, a bordo di un automezzo della Asl 1. Il giornalista da qualche tempo si è trasferito a Napoli dove vive anche la moglie Diana De Feo. E proprio a Napoli, dopo la fine degli arresti domiciliari e l’affidamento ai servizi sociali, sta scontando un residuo di pena ai domiciliari ed è autorizzato a spostamenti dalle 6 alle 22.
Il suo arresto diventato un caso
Lo scorso giugno, proprio mentre festeggiava a cena il compleanno con la moglie, Fede era stato arrestato presso un ristorante sul lungomare di Napoli. Lui lo definì una fatto “terrorizzante”. Il gip di Napoli ne aveva convalidato l’arresto per evasione dalla detenzione domiciliare. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva però autorizzato Fede, dall’ottobre 2019, a lasciare il proprio domicilio per motivi di cura. In pratica il giornalista, secondo le accuse, sarebbe partito da Milano in direzione di Napoli dopo avere avvisato i carabinieri di Segrate, senza però attendere l’autorizzazione del giudice del Tribunale di Sorveglianza. Fede sta finendo di scontare 7 mesi agli arresti domiciliari perché condannato in via definitiva per il cosiddetto “caso Ruby bis” a 4 anni e 7 mesi. A oggi deve completare la pena con 4 anni di servizi sociali.