Quasi un mese e mezzo dopo l’election day del 3 novembre, fra decine di ricorsi di Trump e proteste degli elettori più conservatori, Joe Biden può dirsi ufficialmente nuovo presidente degli Stati Uniti. Il candidato democratico ha superato la soglia dei 270 voti espressi dai grandi elettori. Questa volta non è poco più di una formalità. Basta considerare che Donald Trump si è rivolto, come aveva annunciato, anche alla Corte Suprema per denunciare presunte truffe e brogli elettorali a vantaggio di Biden. Nessuno gli ha dato ragione in via definitiva. Neppure la Corte Suprema.

California, il “braccio destro” di Biden

Dal canto suo Joe Biden si gode il traguardo raggiunto, prima della cerimonia ufficiale dell’insediamento prevista per il 20 gennaio 2021. La conquista della maggioranza dei grandi elettori è arrivata con i 55 voti elettorali della California. Biden ha ottenuto quindi 302 grandi elettori, superando di gran lunga il quorum di 270. In California, riporta la Cnn, il neo presidente ha vinto con più del 63% dei voti in tutto lo Stato, mentre Trump ha guadagnato circa il 34%. Adesso il prossimo passo si compirà il 6 gennaio, quando il Congresso, in una sessione congiunta guidata dal vicepresidente uscente, Mike Pence, dovrà verificare e ratificare il voto del Collegio elettorale. Biden e la vicepresidente, Kamala Harris – per la prima volta una donna – presteranno giuramento il 20 gennaio a mezzogiorno.

“Io, il presidente di tutti”

Difficile immaginare che, nel suo discorso a coronamento del voto dei grandi elettori, Joe Biden fosse meno che retorico. Ma è anche comprensibile. “Nella battaglia per l’anima dell’America, ha vinto la democrazia – ha detto -. Noi, il Popolo, abbiamo votato. La fede nelle nostre istituzioni ha retto. L’integrità delle nostre elezioni rimane intatta”. “Ora è il momento di voltare pagina, di unirci, di sanare le ferite” ha affermato ancora Biden, riecheggiando i toni usati il 7 novembre scorso quando fu proclamata la sua vittoria che Donald Trump non ha mai riconosciuto. “Come ho detto per tutta la campagna sarò il presidente di tutti gli americani – ha continuato -. Io lavorerò sodo per quelli che non mi hanno votato come per quelli che mi hanno votato“.

La pandemia

Il 46° presidente degli Stati Uniti ha quindi chiarito una volta per tutte le sue priorità. “Abbiamo davanti a noi un lavoro urgente: mettere la pandemia sotto controllo per poter vaccinare la nazione contro questo virus”. Dunque punto 1: mettere in sicurezza l’America sotto il profilo sanitario. Gli Usa sono oggi – e da mesi – il Paese del mondo con più casi di coronavirus. Si contano adesso, stando ai dati della Johns Hopkins University, oltre 16,5 milioni di cittadini infettati dal virus (sono 73 milioni i casi in tutto il mondo), mentre le vittime sono oltre 300mila su un totale di oltre 1,6 milioni nel mondo.

L’economia

Il presidente eletto ha poi sottolineato la necessità di fornire “immediato aiuto economico così tanto necessario a così tanti americani che oggi sono colpiti”. E ha ribadito l’intenzione di “ricostruire la nostra economia migliore di sempre”. Ecco il punto 2, quindi: risollevare il tenore di vita degli americani e rilanciare la superpotenza mondiale. La sfida finanziaria, ma forse ancor più geopolitica, della Cina – il Paese da cui sarebbe sorto il nuovo virus Sars-CoV-2 – spinge gli Stati Uniti alla riscossa. Il tempo stringe. Il baricentro politico ed economico della globalizzazione mondiale si sta consolidando a Oriente.