Quaranta minuti di fuoco. Se vi sembrano pochi per un vertice fra il premier e il suo alleato più scomodo vi sbagliate. Perché in gioco c’è una possibile, pesante, crisi di governo all’orizzonte. Giuseppe Conte e Matteo Renzi ricordano ormai da vicino i duellanti di Joseph Conrad, racconto da cui Ridley Scott trasse nel 1977 il celebre film omonimo, con le prove magistrali di Keith Carradine e Harvey Keitel. Il summit fra il presidente del Consiglio e Italia Viva, con protagonista anche la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, è andato in scena previa l’anticipazione dei cahiers des doleances renziani. Un documento anticipato vie Enews e sui profili social del senatore di Rignano.

Renzi: “Governo cambi o vada a casa”

Da un lato Matteo Renzi tende una mano e apre a cambiamenti, a partire dalla cabina di regia del Recovery fund. Ma dall’altro non si farà logorare. Il fatto è che il leader di Iv non vuole lasciare margini al dubbio che questa volta fa sul serio. Il governo rischia. È questo ciò che vuole Italia Viva: richiamare l’esecutivo a guida M5S-Pd a maggior trasparenza sulla gestione della pandemia; più dialogo e meno accentramento di poteri nella figura del premier; possibilità di “contare” di più all’interno del Governo. Ma senza rimpasti. “Perché noi non pensiamo alle poltrone” chiosa Renzi. E, se non ci saranno risposte adeguate, Italia Viva lancia il suo ultimatum: “Si cambi oppure a casa”.

La deadline: “Da gennaio risposte chiare”

E così, al premier, Renzi e la sua pattuglia chiedono risposte “nei fatti”, di merito e di metodo, entro i primi giorni di gennaio. Vale a dire dopo aver messo in sicurezza la legge di bilancio annuale, quella più importante di ogni Stato europeo. In questo modo, tuttavia, osservano preoccupati gli alleati, il rischio è solo quello di logorarsi. Il sospetto è che sia questo il vero obiettivo di Iv. Se il braccio di ferro con il premier non si scioglierà in un dialogo vero, si correrà verso una crisi al buio magari a fine gennaio, dicono alcuni. L’esito più probabile, però, avverte il Pd, non è un “Conte ter” o un “Draghi 1”, ma le elezioni anticipate in piena pandemia di Covid. E la vittoria probabile del centrodestra.

Conte apre alla trattativa

Dal canto suo Giuseppe Conte ha ricordato a Matteo Renzi e alla battagliera delegazione di Italia Viva che sedeva di fronte a lui che quando il governo è nato, Iv non esisteva. Era, semplicemente, un pezzo del Pd. E Teresa Bellanova, raccontano fonti renziane all’Ansa, a quel punto avrebbe sbottato: “Basta con questa storia che siamo noi l’anomalia: la vera anomalia è avere lo stesso premier in due governi di colore politico opposto”. Filo da torcere per il premier-avvocato? Sì, e non poco. Il colloquio alla fine, nelle serata del 17 dicembre, è stato definito “franco e cordiale” da fonti di Palazzo Chigi. Conte ha aperto la strada di un dialogo, alla luce delle proposte a lui recapitate da Renzi prima con una lettera e poi col documento. Il premier ora attende le prossime mosse dell’ “amico-nemico” Renzi. È una partita a scacchi. O forse una strategia. Chissà che entrambi i duellanti non traggano ispirazione da Fabio Massimo, che temporeggiando resistette perfino ad Annibale.