La vittoria alla tredicesima edizione di Amici è stata per Deborah Iurato l’inizio della sua parabola ascendente. Sei anni intensi di carriera, un EP che porta il suo nome e due album di inediti, Libere e Sono ancora qui. A ciò si aggiunge una partecipazione al Festival di Sanremo, che la porta a piazzarsi sul podio: “È stato inaspettato”, come afferma la stessa cantautrice siciliana.
Come hanno anticipato i singoli Ma cosa vuoi? e Supereroi, Deborah Iurato è ora pronta a “fare ritorno”. Ma lei non è mai andata via, ha continuato a lavorare, in primis su se stessa, in cerca di nuovi stimoli artistici: da questa ricerca costante nasce Voglia di gridare, il nuovo brano uscito l’8 dicembre e in rotazione radiofonica dall’11 dicembre, che ci offre un’immagine inedita della cantautrice. A rivelarci le tappe di questo percorso Deborah Iurato stessa, in una chiacchierata nella quale, a partire dagli elementi chiave della sua vita, che riassume in “amare” e “sorridere”, ci svela come è avvenuta questa sua evoluzione.
Voglia di gridare è il tuo nuovo singolo: quanto ha influito il lockdown e, per esteso, la situazione presente, nella stesura della canzone?
Sicuramente molto, il lockdown è stato un po’ il fulcro di tutto questo progetto cantautorale perché è stato proprio durante il lockdown che io ho iniziato a scrivere le canzoni. Diciamo che è stato un periodo in cui ho cercato di prendere il lato positivo del fatto che eravamo chiusi in casa e, non potendo fare nulla, ho iniziato a buttare giù delle frasi. Il messaggio che ho voluto mandare con Voglia di gridare è stato proprio la spensieratezza: diciamo che quando canto “Ho voglia di gridare come quando mi porti al mare” è perché il mare mi ricorda la mia terra, gli amici, la famiglia.
C’è un verso in particolare, “Ho voglia di gridare come quando non so nuotare”: si può intendere come un bisogno di “scoppiare”, di prendersi un momento per vivere l’intensità delle emozioni?
Assolutamente sì, perché “voglia di gridare” può essere inteso in vari modi: “voglia di gridare” quando si è felici di qualcosa. Quando canto “ho voglia di gridare come quando non so nuotare” io ripenso a quando si è in acqua e si grida ma non per paura, ma per sfogarsi. Ovviamente si può gridare quando si sente il bisogno di far uscire le proprie emozioni fuori. È come se fosse un modo per liberarsi.
Sempre riguardo al tuo inedito hai affermato: “Non voglio fermarmi mai per trovare la felicità perché la mia felicità la trovo ogni giorno”. La felicità per te è quindi una ricerca costante. Quanto e in che modo questo approccio influisce sulla tua musica?
Tantissimo perché quelle parole le sento davvero. Diciamo che i due elementi della mia vita sono “amare” e “sorridere” e credo molto in quelle sensazioni a pelle. A me piace circondarmi di persone che credono in primis in quello che faccio e nella persona che sono. Fortunatamente in questo percorso ho delle persone che mi hanno sostenuta fin dall’inizio e che credono in questa nuova veste. Ovviamente non dimentico tutto ciò che ero prima, perché mi ha fatto crescere. Però posso dire che, anche nelle difficoltà che si affrontano durante un cammino, quando si riesce a trovare quella forza interiore, lì si riesce a prendere consapevolezza di se stessi. Ti racconto questa cosa: io per prima cosa ho tagliato i capelli. Sentivo quel bisogno di cambiamento che poi piano piano, è passato sul resto.
Il singolo è il terzo realizzato con l’etichetta indipendente Ora Label e arriva dopo Ma cosa vuoi? e Supereroi: includendo anche Voglia di gridare, dobbiamo aspettarci un nuovo album?
Ovviamente sì, non ti so dire bene quando uscirà, però è sicuramente una cosa su cui sto lavorando. Diciamo che sto pensando un po’ al “dopo”. In questo periodo ho scritto un po’ di cose. Non so ancora quando, ma mi piacerebbe fare uscire qualcosa.
In questi sei anni dalla tua vittoria ad Amici hai condiviso il palco con alcuni tra i più grandi della musica italiana, fra cui Fiorella Mannoia e Loredana Bertè: c’è un ricordo in particolare che custodisci e vorresti raccontare?
Sicuramente Amici è un’esperienza che porterò per sempre nel cuore. Il programma e Maria hanno fatto sì che la mia passione più grande diventasse il mio lavoro. Da lì sono poi iniziati una serie di incontri anche un po’ inaspettati. Si è catapultati in una realtà completamente diversa, nella quale non mi sarei mai potuta immaginare di incontrare, ad esempio, Fiorella Mannoia, o che lei potesse scrivere dei pezzi per me. L’incontro con Fiorella Mannoia, Loredana Bertè, Massimo Ranieri, l’apertura dei concerti di Laura Pausini sono esperienze che mi porterò dentro per sempre. Questo perché, oltre ad aver conosciuto artisti fantastici, ho conosciuto persone stupende. Ho scoperto la persona, oltre l’artista.
Un’altra vittoria che ha segnato la tua carriera è stata nel programma Tale e Quale show, grazie a cui hai mostrato una grande trasformismo, anche vocalmente: quali sono quindi i modelli musicali che ti influenzano maggiormente?
Il mio artista preferito in assoluto è Whitney Houston, che rimarrà tale a vita. Però, in questo ultimo periodo, soprattutto da quando ho iniziato a scrivere, ho cominciato ad ascoltare musica diversa dal mio genere, per capire che tipo di sonorità usassero e una artista su cui mi sono soffermata molto è Dua Lipa. Mi piaceva l’idea di usare suoni freschi.
Riguardo agli incontri che hanno segnato la tua carriera, abbiamo visto che hai lavorato molto con Giovanni Caccamo che ha scritto per te nel 2015 l’inedito “Da sola” e con cui sei salita sul palco di Sanremo.
Giovanni è un grande amico. Via da qui, un pezzo che ci ha regalato Giuliano Sangiorgi, in realtà è nata un po’ per caso perché Giovanni era al pianoforte e ha iniziato a suonare il brano. Io ho cominciato a cantare insieme a lui, e da lì ci siamo resi conto che in realtà le due voci erano molto in sintonia, questo forse anche per la forte amicizia che ci lega. Ovviamente, Sanremo è Sanremo: una settimana piena di emozioni, di felicità, gioia, ma allo stesso tempo paura, timore di salire sul palco. È una sensazione difficile da spiegare a parole.
L’esperienza è andata comunque molto bene, portandovi sul podio.
Ebbene sì, in un certo senso è stato anche inaspettato, soprattutto perché è stato il mio primo Festival.
Hai già avuto diverse collaborazioni, come con Moreno per Lasciami andare: anche se è ancora tutto in fase di lavorazione, hai in cantiere altri featuring?
Sì, sicuramente non lo escludo, mi piacerebbe molto. Non è qualcosa a cui sto pensando adesso, ma è un’idea che non ho messo certamente da parte.
In questo senso, c’è un sogno nel cassetto?
In realtà mi piacerebbe molto fare qualcosa con una artista che ho sempre ascoltato si da quando ero bambina: Laura Pausini. Ma ultimamente mi piace tanto anche Aiello. Vorrei lavorare con qualcuno che è anche un po’ distante dal mio stile, per unire due generi anche diversi ma che insieme stanno bene.