Precursore del prêt-à-porter, Pierre Cardin ci ha lasciati ieri all’età di 98 anni. Icona di stile, prima di andarsene era stato celebrato con il docufilm House of Cardin. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, il progetto è stato concepito come una fedele retrospettiva sull’icona di stile francese. Visto oggi, l’omaggio appare inoltre come una sorta di epitaffio anzitempo, che ha lo scopo di ricordare una delle figure peculiari della moda. In un alternarsi di clip d’epoca e interventi di personaggi del calibro di Naomi Campbell e Sharon Stone, vestite da Cardin, il docufilm ne restituisce un ritratto fortemente soggettivizzato. Ma, al contempo, autorevole.
House of Cardin, una fedele retrospettiva sull’icona di stile francese
Diretto da P. David Ebersole e Todd Hughes, già produttori del documentario Room 237 (incentrato sui presunti significati nascosti di Shining), House of Cardin si offre come un ritratto dello stilista francese. Un ritratto che, talvolta, trascende la sua stessa opera a favore della propria personalità, così unica e non convenzionale, che lo ha reso un’icona del Novecento.
Il film si presenta come una raccolta di materiale eterogeneo, in pieno stile documentaristico, che tuttavia costituisce un unicum lineare. Il tutto, con il fine di offrirci un Pierre Cardin sotto diversi punti di vista. Da una parte, il genio creativo che, partendo nella maison Dior, gli ha permesso di anticipare tendenze come la minigonna in passerella e, nel 1961, il prêt-à-porter. House of Cardin ci mostra, dall’altra, la mentalità fortemente imprenditoriale dello stilista. Alle clip d’epoca in cui l’icona, di origine italiana, parla di sé si alternano interventi autorevoli. Oltre alle già citate Campbell e Stone, figurano anche Jean Paul Gaultier, Alice Cooper e Dionne Warwick, tra gli altri. Ciascuno di loro, a diverso titolo, ha trascorso momenti di vita con Cardin, offrendone il proprio punto di vista.
House of Cardin lascia spazio anche a un lato inedito e profondamente intimo del maestro francese. In questo senso, è da menzionare la parte dedicata all’attrice francese Jeanne Moreau, scomparsa nel 2017, con cui lo stilista ha avuto un solido legame. Non è l’unico affetto di cui si fa menzione: si parla anche del rapporto con André Oliver, prematuramente scomparso negli anni Novanta. Nel corso dei 97 minuti di durata del docufilm, dunque, P. David Ebersole e Todd Hughes ci offrono un ritratto, per quanto possibile, a 360° di Cardin. Nel bene o nel male, pur sempre veritiero, come lo stilista francese stesso diceva di sé: “Sono sempre stato schietto e sincero. Non si può piacere a tutti, l’importante è piacere a sé stessi. Se non mi si ama, non importa, preferisco amare gli altri“.