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Federico Palmaroli: «Studio i fotoromanzi di notte, poi li faccio riposare» [INTERVISTA ESCLUSIVA]

"Vedi de fa poco 'o spiritoso": il nuovo libro dell'ideatore de "Le più belle frasi di Osho"

Impossibile non conoscerlo. Girando sul web ci imbattiamo quotidianamente nelle sue vignette che hanno il merito di tenerci compagnia e di farci sorridere in questi tempi così difficili. Lui è Federico Palmaroli, “l’artista del momento”, divenuto famoso per aver iniziato a fare satira su Osho Rajneesh, il maestro spirituale indiano. L’illustratore romano, ideatore e curatore della pagina social “Le più belle frasi di Osho”, vincitore del Premio Satira Politica 2017 e del Premio Sulmona di Giornalismo 2020, ha ora sbancato in libreria con “Vedi de fa poco ‘o spiritoso. Il meglio (e il peggio) di un anno italiano”, edito da Rizzoli.

Federico Palmaroli Osho

Il libro racchiude i migliori “meme” di Palmaroli, anche se lui predilige chiamarli fotoromanzi, sull’ultima stagione politica. Sketch esilaranti di un Paese alle prese con profonde incertezze e contraddizioni evidenziate grazie a fulminanti battute in romanesco. La verve di Federico è un vero e proprio fenomeno social, nato da pochissimo, nel 2015, che ha già numeri record: un milione di like, 400 mila follower su Twitter, 15 mila su Instagram.

Il celebre vignettista satirico vanta collaborazioni con i più prestigiosi quotidiani italiani e persino con la trasmissione tv “Porta a Porta”. Abbiamo raggiunto Federico Palmaroli alla Vigilia di Natale e abbiamo scoperto, tra le tante cose, che si ispira al Futurismo, non si separa mai dagli occhiali da sole e dall’irrinunciabile camicia bianca.

Federico Palmaroli

Intervista esclusiva Velvet Mag a Federico Palmaroli

 

La sua ultima fatica “Vedi de fa poco ‘o spiritoso. Il meglio (e il peggio) di un anno italiano”, il pamphlet uscito da meno di un mese è già introvabile in quasi tutte le librerie. Si aspettava un consenso così enorme?

È nato tutto per gioco. All’inizio non facevo satira politica, ma una parodia su Osho e non avevo grandi aspettative. Trattavo la politica marginalmente, solo dopo mi ci sono buttato a capofitto. Osho era un personaggio più trasversale, sulla satira politica c’è sempre qualcuno che non accetta l’umorismo.

Ha dovuto abbandonare Osho a causa di una diatriba legata allo sfruttamento dell’immagine. Quanto le è dispiaciuto doversi separare dalla sua creatura?

L’ho fatto perché non volevo avere noie e volevo sentirmi tranquillo. Ho avuto problemi con la Fondazione del Santone e mi sono dovuto reinventare. Mi spiace che non abbiamo colto la mia ironia nel voler accostare alla figura del Maestro indiano delle frasi in romanesco. Osho non mi manca, se non il suo utilizzo. A volte mi piacerebbe riproporlo nelle vignette storiche, però devo dire che Osho non mi avrebbe potuto dare uno sfogo così importante come quello attuale della politica.

Federico Palmaroli
courtesy of Federico Palmaroli

I suoi fotoromanzi sono apprezzatissimi in tutta Italia. Tra le varie regioni dello Stivale dove va per la maggiore Federico Palmaroli?

Umbria, Toscana, Marche e chiaramente il Lazio sono le più gettonate. In Campania ho un po’ meno fans, ma perché lì i dialetti sono molto caratterizzanti.

courtesy of Federico Palmaroli

A proposito di seguaci, ha ottenuto la notorietà pochi anni fa. Che effetto le fa ora essere così seguito e ormai anche riconosciuto per strada?

Beh devo dire che quando qualcuno mi riconosce è un bell’effetto, ma a chi non lo farebbe? Non amo in particolar modo le luci della ribalta. Faccio tutto quello che mi consente di uscire dall’ombra per essere attenzionato nel mio lavoro. La satira per me è un passatempo, in realtà la mia occupazione primaria è nel ramo marketing all’interno di un’azienda. Gestisco i social da solo, non ho uno staff, né un ufficio stampa al seguito.

Pensa mai che il successo possa finire da un momento all’altro?

Sì, anche se i vignettisti tradizionali sono molto longevi. Proprio per questo motivo non abbandono la mia attuale occupazione lavorativa, oltre che dedicarmi alla satira.

Come nasce questa sua spiccata vena ironica?

Il gusto della battuta l’ho sempre avuto. Fin da piccolo ero molto “spugna”, catturavo le parole che mi colpivano durante le conversazioni. Mi soffermo principalmente sulla mimica facciale delle persone.

Federico Palmaroli
courtesy of Federico Palmaroli

Tra i suoi bersagli preferiti c’è il Ministro Gentiloni, come mai proprio lui?

Assume delle pose fantastiche, non posso fare a meno di proporlo! Mi soffermo molto anche su Conte, che è uno dei miei personaggi più bersagliati e Di Maio, perché sono le contraddizioni più spiccate di questo Governo.

Come seleziona la vignetta che può funzionare o meno?

È una questione di sensibilità. Nel corso della giornata ne realizzo più di una. Questo lavoro presuppone un processo creativo. Il segreto è quello di far riposare i fotoromanzi qualche minuto e poi decidere di lanciarli. A volte capita che immagini sulle quali avrei scommesso poco, “sbanchino” invece in termini di audience, o il contrario.

La gente oggi più che mai ha bisogno di ridere e di evadere dalla realtà. La pandemia l’ha avvantaggiato sotto questo aspetto?

Il primo lockdown è stato un periodo difficile per tutti ed i social sono stati presi letteralmente d’assalto. Essere rinchiusi a casa a causa di un virus era un’assoluta novità per tutti ed è stato impossibile non fare battute in questo senso. Certamente dopo l’estate con il proseguo del coronavirus non ho più nemmeno io vissuto così tanto bene la cosa, anche se c’era sempre bisogno di far ridere il pubblico. Ma a chi crea per generare ilarità arriva sempre il momento dell’impasse.

Quante vignette produce durante la settimana?

Per “Il Tempo” quotidianamente, poi ne faccio 3/4 personali per i social ed in più quelle per “Porta a Porta”. Le studio di notte, di solito l’ispirazione arriva intorno alle 23.00…

Federico Palmaroli
courtesy of Federico Palmaroli

Ha dichiarato di essere in sintonia con il manifesto futurista “Il Controdolore” di Aldo Palazzeschi che affermava che bisogna entrare nel tunnel del dolore per uscire nella luce della risata.

Le persone pensano che chi fa sorridere, chi si mostra sempre simpatico sia superficiale. In realtà, maggior quantità di riso possiede un uomo, più questo è profondo. Molto spesso i comici sono tristi e soli. Personalmente l’ironia mi ha aiutato tanto a fuggire da momenti di assoluta tristezza, in cui in realtà avevo la morte dentro e avrei voluto che fosse finita al più presto.

Come nasce questa sua passione per il Futurismo?

È stato un colpo di fulmine! Mi recai ad una mostra nel 2001 a Roma dove erano allestite delle opere di Marinetti. Rimasi affascinato dal colore intenso ed iniziai a soffermarmi su questa particolare corrente artistica. Marinetti ha una retorica coinvolgente, ho ritrovato in lui un po’ del mio stile di vita. Il gusto per la beffa, la velocità, l’assalto, la satira, l’uscire fuori dalla mentalità dei “buon pensanti”. Io sono al di fuori anche da quel recinto avviluppato fin da sempre dalla satira legata al mondo dello spettacolo e della cultura di sinistra. Spero nel mio piccolo di aver rotto uno steccato.

Federico Palmaroli vignette
courtesy of Federico Palmaroli

Si è scatenata tempo fa una discussione quando si è saputo che era di destra e laziale.

Tanti politici di sinistra mi fanno dei complimenti per il mio lavoro e condividono le mie battute. Luca Bottura è tra i pochi giornalisti di sinistra che mi fa degli endorsement. Ormai si è creato questo pregiudizio su di me per il fatto di aver detto che sono orientato politicamente a destra come pensiero. C’è sempre in Italia questa tendenza a voler affibbiare un’etichetta a qualsiasi cosa. Io non credo che ci sia stato un vignettista nella storia che non abbia mai espresso la sua opinione politica.

Traspare una radicata romanità nella sua arte. Quali sono i quartieri che hanno influenzato maggiormente il suo vissuto?

Nasco a Monteverde, ora abito al Flaminio, anche se tutte le mie amicizie storiche provengono dalla Balduina, a cui sono molto legato.

Federico Palmaroli, riguardo al look daily wear di cosa non può fare a meno?

Sicuramente degli occhiali da sole! Sono talmente abituato a indossarli che ormai sono come la mascherina, un accessorio irrinunciabile, fanno parte di me. Prediligo inoltre le giacche tweed grigie abbinate ad un dolce vita scuro, mi fanno sembrare uno scrittore molto impegnato! Mi rispecchio nelle vesti di pensatore… D’estate indosso sempre la camicia, anziché la t-shirt, rigorosamente bianca al massimo celeste, ma comunque chiara.

Elena Parmegiani

Moda & Style

Giornalista di moda e costume, organizzatrice di eventi e presentatrice. Consegue la Laurea Magistrale in Comunicazione Istituzionale e d’Impresa all’Università “La Sapienza” di Roma. Muove i primi passi lavorativi con gli eventi per il Ferrari Club Italia, associazione di possessori di vetture Ferrari. Da oltre quindici anni è il Direttore Eventi della Coffee House del prestigioso museo Palazzo Colonna a Roma; a cui di recente si è aggiunto quello di Direttore Eventi della Galleria del Cardinale Colonna. Ha organizzato e condotto molte sfilate di moda per i più importanti stilisti italiani. Come consulente è specializzata nella realizzazione sia di eventi aziendali, sia privati. Scrive di moda, bon ton (con una sua rubrica), arte e spettacolo. Esperta conoscitrice dei grandi nomi della moda italiana, delle nuove tendenze del Fashion e del Made in Italy. Cura anche la rubrica di Velvet dedicata al Wedding. 

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