Giacomo Casanova ci corteggiava le dame, Carlo Goldoni lo frequenta da ragazzo e se ne innamora. Negli anni illustri personaggi, ne varcano la soglia, come Silvio Pellico, Lord Byron, Ugo Foscolo, Charles Dickens, Goethe, Gabriele D’Annunzio, Giuseppe Parini e Ernest Hemingway. Il Caffè Florian di Venezia è un locale storico della Serenissima, situato sotto i portici delle Procuratie Nuove in Piazza San Marco. Il più antico Caffè italiano e del mondo, compie ben 300 anni anche se sembra non sentirli affatto. Venne inaugurato infatti il 29 dicembre 1720 da Floriano Francesconi con il nome di Alla Venezia Trionfante, ma fin da subito i Veneziani dicevano semplicemente “andémo da Floriàn”, dal nome del proprietario in dialetto veneziano. Da allora ha proseguito ininterrottamente fino ai giorni nostri la sua attività quotidiana di Caffè, divenendo meta privilegiata di veneziani, italiani e stranieri. Floriano Francesconi ispira persino il personaggio di Ridolfo della “Bottega del caffè” di Carlo Goldoni.
Il Caffè Florian di Venezia celebra i suoi 300 anni con un francobollo commemorativo che ne ricorda l’esclusiva storia
Come altri locali situati in Piazza San Marco, gli ospiti all’aperto sono solitamente intrattenuti da due orchestrine. L’accompagnamento musicale richiede, peraltro, un supplemento sulle consumazioni. Una particolarità riguarda anche le divise del personale del caffè. Lo chef de rang ha il farfallino nero, i due demichef grigio, i commis bianco. I camerieri portano la giacca bianca al mattino, mentre al pomeriggio lo chef indossa il frac e gli altri dipendenti indossano la giacca nera. Al Caffè Florian di Venezia, nel corso degli anni, si è sempre respirata la lunga e vivace storia della Serenissima comodamente seduti nelle magnifiche sale.
Aperto nel 1720, inizialmente con due modeste sale, il Florian e gli arredi, così come oggi li conosciamo, risalgono nelle loro componenti essenziali al 1858
Proprio allora la struttura preesistente del Caffè viene totalmente modificata e decorata. Tutte le sale sono frutto di un restauro che è stato completato nel 2012 dopo anni di lavoro che riportano all’antico splendore gli ambienti tanto amati da Casanova e Byron.
Alla morte del fondatore, nel 1773, il caffè passa al nipote Valentino Francesconi. Sotto la sua direzione il Florian vive la fine della Repubblica Veneziana e l’occupazione di Venezia da parte dei francesi e degli austriaci. Per questo Francesconi nel 1797 cambia il nome del caffè da “Alla Venezia Trionfante” a Caffè Florian, con il quale esso è, peraltro, universalmente noto.
Il Caffè Florian diviene persino sede dell’inquisizione di Stato e della Gazzetta Urbano Veneta, il primo giornale al mondo di cronaca
Alla morte di Valentino Francesconi nel 1814 il locale passa al figlio Antonio. In questo periodo il Caffè diviene luogo di incontro dei patrioti italiani come Daniele Manin e Silvio Pellico. Durante la rivoluzione il Florian raccoglie i patrioti feriti diventando un ospedale temporaneo. Il Caffè Florian di Venezia è l’unico locale del tempo che consentiva l’ingresso alle donne e per questo scelto come “luogo di caccia” dal rubacuori Giacomo Casanova.
La Sala del Senato del Caffè Florian è la prima sede della Biennale di Venezia
L’idea di creare un’esposizione d’arte nasce alla fine dell’Ottocento all’allora sindaco di Venezia, Riccardo Selvatico, per rendere omaggio al Re Umberto e alla Regina Margherita. Prende vita proprio qui la prima esposizione internazionale d’arte, diventata poi famosa in tutto il mondo con il nome di Biennale di Venezia. Questa manifestazione viene organizzata alla Sala del Senato, considerata dai veneziani la sala più importante per il valore storico-artistico del Caffè Florian di Venezia nel 1895.
Agli inizi del Novecento il Caffè Florian introduce l’idea tradizionale europea di caffè-concerto con un’orchestra permanente
Ciò contribuisce a rendere l’esperienza al Florian ancora più piacevole. Il Florian è il luogo dove Venezia e il mondo si incontrano. Pur restando legato alla tradizione, il locale ha saputo vivere intensamente l’attualità organizzando negli anni manifestazioni culturali di alto livello, specialmente nel settore dell’arte contemporanea.
L’Architettura al Caffè Florian di Venezia
Nel 1858 la proprietà del Florian passa da Antonio Francesconi ai proprietari di uno dei caffè più in voga del tempo, il Caffè degli Specchi. I nuovi proprietari, Vincenzo Porta, Giovanni Pardelli e Pietro Boccanello, affidano a Ludovico Cadorin il compito di dirigere i lavori di restauro del Caffè. Gli arredi del Florian non erano stati mai veramente rinnovati dall’ampliamento nel XVIII secolo. Cadorin crea, quindi, un progetto di restauro complessivo e radicale degli spazi del caffè. Per la Sala Cinese, l’architetto sceglie uno stile definito in seguito pompadour da Tommaso Locatelli. Le pitture e i motivi ornamentali sono di Antonio Pascuti. Si compone di decorazioni in foglia d’oro, di fregi e di divanetti in velluto rosso. La Sala Orientale (sempre in stile pompadour) è decorata da Giacomo Casa con pitture esotiche di donne amabilmente svestite ma sottilmente velate.
La Sala del Senato del Caffè Florian di Venezia ha invece un progetto pittorico più ambizioso per opera dello stesso Giacomo Casa
Il ciclo di quadri raffigura Il Secolo Illuminato, o il progresso, La Civiltà che ammaestra le Nazioni o La Venezia Trionfante e undici pannelli raffiguranti le Arti e le Scienze. Ne Il progresso Casa inserisce anche dei simboli massonici, allusione ai rapporti che Venezia intratteneva con alcune società segrete e con l’illuminismo.
Nel 1872 e nel 1891 il Caffè Florian si amplia con altre due grandi sale: la Sala degli Uomini Illustri Stagioni e la Sala delle Stagioni
La prima deve il suo nome al ciclo pittorico di Giulio Carlini, che esegue dieci ritratti di importanti personaggi veneziani di tutti i tempi. Sono Marco Polo, Tiziano, Carlo Goldoni, Paolo Sarpi, Palladio, Francesco Morosini, Benedetto Marcello, Pietro Orseolo, Enrico Dandolo e Vettor Pisani.
La Sala delle Stagioni (o degli Specchi) è decorata con quattro grandi dipinti di Cesare Rota, raffiguranti le personificazioni delle quattro stagioni. Il soffitto della sala ha una grande decorazione a stucco, opera di Giuseppe Ponga. Circondato dalla ricchezza dei motivi floreali, chi entra in questa sala, è accolto da figure di donne, cinte da lunghe vesti, che esaltano la loro bellezza.
Nel 1920 al Caffè Florian viene festeggiato il bicentenario della fondazione e in questa occasione la proprietà decide di allestire per il pubblico un’ulteriore sala, la Sala Liberty, decorata in stile Art Nouveau
Soffitto a volta, specchi dipinti a mano, tavoli dalla crociera in rame, parquet intarsiato di legni preziosi e appliques in vetro di Murano incorniciano la Sala Liberty, dove eleganti figure ispirate alla natura prendono vita, formando un insieme caldo e armonioso, intimo e insolito nel cuore del Florian. In questo periodo una nota frequentatrice è la Marchesa Luisa Casati che una volta affitta il Caffè Florian di Venezia per un’intera notte. La nobildonna ordina di servire soltanto champagne ai 300 invitati. Un’altra sera invece arriva al Florian indossando soltanto una pelliccia, che toglie rimanendo completamente nuda sotto.
Il Caffè Florian e l’arte contemporanea
Nel 1988, da un’idea di Daniela Gaddo Vedaldi, Stefano Stipitivich e Roberto Nardi per ricordare che proprio al Caffè Florian di Venezia nacque la Biennale, si realizza il progetto di aprire il Caffè all’arte contemporanea. Agli invitati si chiede di reinterpretare in chiave moderna le sale del locale attraverso un’ installazione. Tra i numerosi artisti coinvolti si annoverano: Bruno Ceccobelli, Mimmo Rotella, Fabrizio Plessi, Gaetano Pesce.
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