Pochi personaggi nella storia della musica e delle controculture moderne furono in grado di lasciare un segno così importante in così poco tempo come Syd Barrett. L’artista londinese avrebbe compiuto oggi 75 anni, se non fosse venuto a mancare nell’ormai lontano 2006; una morte in solitudine, semi-dimenticato dal mondo musicale, ricordato unicamente come figura pop per un fugace periodo di stardom risalente a quarant’anni prima. Il nome di Barrett resterà infatti per sempre legato alla nascita dei Pink Floyd, uno dei numi tutelari nella storia del rock britannico e mondiale, del quale l’appena ventenne londinese fu fondatore e primo storico frontman, a metà degli anni ’60.
75 anni fa nasceva Syd Barrett: la fulminante storia di un genio in grado di cambiare la storia della musica, e sparire dalle scene a 22 anni
Fu proprio Syd Barrett l’artefice originario della fortuna della band, da lui fondata intorno al 1966 assieme agli altri tre storici membri Roger Waters, David Gilmour, Richard Wright e Nick Mason. Della formazione originaria, Barrett fu da subito eletto leader carismatico, personalità di spicco e autentica mente artistica; sotto la sua guida, la band prese rapidamente la forma di una rivoluzionaria macchina da sperimentazioni psichedeliche, votata agli aspetti più lisergici delle controculture del periodo. L’uso e abuso di droghe divenne nel giro di pochissimo il marchio di fabbrica del quartetto, in una serie di esibizioni dal vivo passate rapidamente alla storia. Al debutto ufficiale con l’album The Piper at the Gates of Dawn (1967), i Pink Floyd erano già un’istituzione nel mondi hippie e non, e Barrett il catalizzatore dell’attenzione pubblica.
Una storia di ascesa fulminante destinata a un’altrettanto rapida caduta, quella di Syd Barrett e dei suoi Pink Floyd. Nel giro di un anno, una serie di problemi psichici solo successivamente identificati come i sintomi di malattie mentale pregresse (si parlerà in futuro di schizofrenia) resero il personaggio di Barrett sempre più ingestibile. Nel 1968, a solamente ventidue anni e dopo appena un album assieme alla band, la decisione di allontanarlo dalla formazione; una mossa che avrebbe comportato un cambio radicale nella musica del quartetto, destinato negli anni successivi ad un successo di classifica impronosticabile per un gruppo prog sperimentale.
L’ombra della schizofrenia e dell’abuso di stupefacenti dietro il ritiro di Syd Barrett, un tempo icona rock, dagli anni ’70 giardiniere
I successivi tre decenni di Syd Barrett restano ancora oggi avvolti nel mistero e nella speculazione. Dopo due incisioni soliste risalenti al 1970, il peggiorare nelle condizioni mentali del giovane musicista (per molti aggravate dall’abuso costante di acidi e droghe sintetiche) lo porterà ad allontanarsi definitivamente dal mondo dello spettacolo. L’ultima, leggendaria apparizione dell’ex rockastar, ormai decaduta e irriconoscibile a meno di trent’anni, lo colloca a Londra nel 1975, durante le sessioni di incisione di Wish You Were Here, lo storico album della sua ex band a lui dedicato. Da allora, il nulla; Barrett si sarebbe ritirato sotto la tutela della famiglia, vivendo di rendita e coltivando ufficialmente l’unico hobby del giardinaggio. Fino alla morte, improvvisa e a malapena pubblicizzata, alla soglia dei sessant’anni.
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