Covid, Italia: contagi a +27% in una settimana, terapie intensive oltre la soglia di allerta in 9 regioni. “Non ha senso riaprire le scuole”
Resta lontano il momento in cui le vaccinazioni faranno davvero effetto
Malgrado che l’Italia stia migliorando per quantità di dosi di vaccino anti Covid somministrate, la pandemia non molla. Nel nostro Paese si registra un dato negativo per ciò che riguarda la crescita dei nuovi casi di coronavirus. Dopo i progressi delle scorse settimane, infatti, torna a aumentare il numero di regioni che supera la soglia d’allerta per i posti occupati da pazienti Covid in terapia intensiva.
Situazione critica
La media nazionale si attesta al 30%, ma a superare questa soglia sono 9 regioni, ovvero 3 in più in una settimana. Cresce anche il numero delle regioni che superano la soglia d’allerta del 40% dei posti nei reparti ospedalieri. Sono anche in questo caso 9, una in più rispetto a una settimana fa. Lo mostrano i dati dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) relativi al 6 gennaio.
Festività natalizie, più nuovi casi di prima
Come se non bastasse, i contagi sono cresciuti, e di parecchio. Grazie al monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe si è appreso che dal 29 dicembre 2020 al 5 gennaio 2021, rispetto alla settimana precedente, si è avuto in Italia un incremento dei nuovi casi di coronavirus di quasi il 27% (+26,7%, in numeri assoluti: 114.132 rispetto a 90.117). Questo mostra, secondo gli esperti, “l’inversione della curva dei nuovi casi, dopo 6 settimane consecutive di calo costante“. Si tratta inoltre, ha commentato il presidente Gimbe Nino Cartabellotta, di “numeri sottostimati dalla decisa frenata del testing nelle ultime due settimane”.
La soglia di allerta nelle terapie intensive
In base al decreto del ministro della Salute del 30 aprile 2020, la soglia di allerta di posti in terapia intensiva occupati da malati Covid è collocata al 30%. A livello nazionale, in base agli ultimi dati, la percentuale si attesta esattamente su questa cifra. Ma sono 9 le regioni in cui viene superata. Si tratta di Emilia Romagna (31%), Friuli Venezia Giulia (35%), Lazio (32%), Lombardia (38%), Piemonte (31%), Provincia autonoma di Bolzano (35%), Provincia autonoma di Trento (50%), Puglia (33%) e Veneto (37%).
Reparti ospedalieri sovraccarichi
Per quanto riguarda i posti occupati in area “non critica”, ovvero nei reparti di medicina, pneumologia e malattie infettive, la soglia limite è stata individuata al 40%. A livello nazionale, siamo ancora intorno al 36%, ma sono anche qui 9, una in più rispetto a una settimana fa, le regioni oltre soglia. E parliamo di Emilia Romagna (44%), Friuli Venezia Giulia (51%), Lazio (44%), Liguria (41%), Marche (44%), Piemonte (48%), Provincia autonoma di Bolzano (44%), Provincia autonoma di Trento (59%) e Veneto (44%).
Il dilemma scuola: riaprirla o no?
“Le limitazioni decise non saranno sufficienti. Così i contagi cresceranno ancora. Pensare di riaprire le scuole, con 20mila casi al giorno, non ha senso“. È drastico Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute per l’emergenza coronavirus, in una intervista al Messaggero. Il docente di igiene e medicina preventiva alla Cattolica di Roma torna quindi a sostenere che non si stia limitando la diffusione del virus, anticipandolo. “Non ci stiamo riuscendo.” “Si rincorre l’epidemia, senza riuscire a fermarla. Invece, paesi come l’Australia, la Nuova Zelanda, molti di quelli asiatici, cosa hanno dimostrato? Che devi ridurre drasticamente la curva epidemica, in modo da potere tornare a testare e tracciare. Questo consentirebbe di recuperare una vita pressoché normale, tanto più ora che sono arrivati i vaccini”.