Londra: la città dei magici paradossi e della vita, anche quando piove
Le meraviglie e l'inspiegabilità della capitale britannica
“Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita. Perché a Londra si trova tutto ciò che la vita può offrire” scriveva Samuel Johnson. E in effetti, nonostante la nebbia e le piogge frequenti, Londra possiede colori, profumi e paesaggi che spaccano l’anima e l’attraversano fino ad insediarsi in un angolino, l’ultimo in fondo al cuore, da cui non può più uscire.
Chi la scopre da forestiero si accorge, fin da subito, di quanto i ritmi della capitale britannica siano frenetici. Ci si ritrova nel bel mezzo di Victoria Station e ci si chiede dove corrano tutte quelle trottole impazzite. Soli, in mezzo a tutte quelle macchie, ci si domanda se sia sempre così, se gli inglesi non si fermino mai. La risposta arriva quando, dopo aver messo il naso fuori dalla stazione, ci si imbatte nel primo parco. Verde ovunque, scoiattoli allegri a tenere compagnia, laghi, lavoratori in pausa pranzo seduti su una panchina a scartare un sandwich e viaggiatori estenuanti i cui obiettivi fotografici saltano impazziti da uno scorcio all’altro. Ecco, Londra è così: un paradosso affascinante e indimenticabile.
Tra le strade di Londra: la città di Shakespear, The Beatles ed Harry Potter
C’è un momento in cui, sollevando lo sguardo quando si esce dalla Tube, si incontrano, per le rispettive fermate: il Big Ben, Oxford Circus, i colori delle abitazioni di Notting Hill, la vita di Camden Town e Tower Bridge. Una città poliedrica e pregna di storia che può permettersi, senza presunzione, di insegnare sempre qualcosa, ad ogni angolo di strada. Avveniristica e libera, Londra è anche la patria di alcuni dei personaggi che hanno guidato e plasmato il mondo occidentale così come lo conosciamo. Una città punk, che ha dato vita alle minigonne, che ha legalizzato l’omosessualità durante gli anni Sessanta. È la città di William Shakespear, dei The Beatles, di Harry Potter, di Burberry, di Amy Winehouse, di Sherlock Holmes. Avvolta da un alone di magia, mistero e cruda realtà rappresenta una perfetta intelaiatura di umanità e suggestioni. Oltre lo sbrilluccichio di Piccadilly Circus, la maestosità dell’abbazia di Westminster, la vastità Hyde Park, l’enigmaticità di Soho, l’opulenza di Harrods, c’è l’incomprensibile capacità che la città possiede di far sentire le persone uniche al mondo, a volte sole, a volte un puntino di una moltitudine, come un’onda durante una mareggiata.
Svegliarsi a Londra significa, spesso, non vedere il sole filtrare dalla finestra. Il cielo è di uno strano colore: a tratti bianco, a tratti antracite, a tratti indescrivibile. Eppure la città vive: non ci si ferma, non ci sente nostalgici o tristi. Si accetta l’acquazzone mentre il sole fa capolinea, finalmente, tra le nuvole gonfie e prepotenti: ancora un paradosso. Si accetta il grigiore e si sorride. Ci si abitua a tutto. Così si dice.
C’è, in effetti, una donna inglese che da più di settant’anni è il simbolo della nazione e che in video o sui rotocalchi appare sempre sorridente. In contrasto con le giornate uggiose, Sua Maestà, la Regina Elisabetta, è sempre pronta a proteggere il suo popolo con l’ottimismo e la forza che contraddistinguono la famiglia reale britannica. Da Buckingham Palace filtra, da secoli, una impenetrabile coltre di fierezza che si irradia per St. James park, uno dei parchi reali più famosi, e arriva alle sponde del Tamigi, contagiando tutti. Forestieri compresi. Come ci si può stancare di una tale meraviglia? Di una città che straborda di storie da raccontare, nuove o vetuste che siano? Non si può. Samuel Johnson aveva una ragione a voler comparare Londra e la vita: entrambe sono una continua sorpresa ed entrambe ne valgono la pena. Sempre.