Termina il governo Conte II. Non basta l’apertura di Giuseppe Conte a un “patto di legislatura” Matteo Renzi annuncia le dimissioni delle ministre di Italia viva dal governo. Si apre una crisi di governo, che deve essere ancora ufficialmente formalizzata, dagli sbocchi ignoti. E si apre in modo inatteso, quando sembravano esserci tutte le condizioni per siglare la pace. Adesso il premier è tentato alla conta in Aula ma il Centrodestra promette battaglia e chiede il voto anticipato.

Scontro duro

A sera, il 13 gennaio, aprendo il Consiglio dei ministri, il premier annuncia di aver informato il Quirinale e accettato il passo indietro di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti. Le parole sono come pietre. Parla di “grave responsabilità” e “notevole danno al Paese” prodotto da un gesto che non può essere sminuito. Afferma di aver cercato “fino all’ultimo utile” il dialogo ma il terreno è stato “disseminato di mine”. Chiama la sua squadra a testimone e dal Cdm arrivano i tweet all’unisono dei ministri M5s, Pd e Leu. “#AvanticonConte”, è l’hashtag. Lo twitta dal Pd anche Nicola Zingaretti: “Ora è a rischio tutto, è una scelta incomprensibile”, è il suo attacco a Renzi.

Le mosse di Conte

Ora il premier si prenderà ventiquattro ore per far decantare lo schiaffo di Matteo Renzi, consentendo ai partiti di maggioranza di ragionare sul da farsi. E poi eventualmente presentarsi alle Camere con un discorso che faccia un appello largo alla responsabilità. Nel primo Consiglio dei ministri senza Iv (ieri sera), Conte non ha fornito alcun cenno di dietrofront, tratta ormai Matteo Renzi da avversario, si presenta ai ministri tranquillo e deciso ad andare avanti. Ancora alcuni passaggi devono maturare. Oggi 14 gennaio Pd e M5s riuniranno i loro vertici per valutare la crisi, consapevoli che in maggioranza c’è chi, come una parte dei Dem, ha ancora dubbi sull’ipotesi di sostituire Iv con un gruppo di “responsabili”.

Italia Viva, una partita a scacchi

Il partito di Renzi, Bonetti e Bellanova vive le ore del post-strappo con prudenza. Nessuna rivolta interna viene registrata. Si attende la mossa del premier, ma si discute dello scenario di una soluzione rapida della crisi in maggioranza come se il Conte ter non fosse ancora un’opzione archiviata. Sedersi a un tavolo sarebbe possibile. Ma la convinzione di più d’uno è che si vada verso la conta in Aula. E, se mai arriverà quel giorno, qualche addio tra i renziani non si può escludere. Una decisione su come affrontare la crisi Conte la deve mettere sul tavolo già nelle prossime ore. Dimettersi per aprire il tentativo di un nuovo governo o andare in Parlamento a verificare la sua maggioranza. Anche perché è lo stesso presidente Mattarella ad averlo invitato ad una soluzione della crisi in tempi brevi.

Opposizioni all’attacco

Dal canto suo l’opposizione di Centrodestra passa all’attacco. E vuole il voto perché, argomentano i leader, non si può andare avanti con questo stillicidio sulla pelle del Paese in piena pandemia. “Il centrodestra, prima forza politica del Paese, chiede che il presidente del Consiglio prenda atto della crisi e si dimetta immediatamente o, diversamente, si presenti giovedì (domani 15 gennaio, ndr.) in Parlamento per chiedere un voto di fiducia”. Lo si legge in una nota congiunta dei leader dell’opposizione di centrodestra. “Se non ci sarà la fiducia, la via maestra per riportare al governo una maggioranza coesa con un programma condiviso resta quella delle elezioni”.