Che Greta Ferro sia di una bellezza che toglie il fiato è un fatto abbastanza incontrovertibile. Che abbia un sorriso che non può che mettere il buon umore e un entusiasmo contagioso, è altrettanto universalmente riconosciuto. Ma che fosse così brava, e soprattutto naturale, non era affatto scontato né banale. Soprattutto per chi, come lei, ha appena mosso i suoi primissimi passi nel mondo della recitazione.

Non può che colpire per la sua avvenenza, il suo talento e la sua disinvoltura nel vestire i panni (vintage) di Irene Mastrangelo nella serie tv “Made in Italy”, che ha debuttato su Amazon Prime Video nell’autunno del 2019 ed è ora arrivata sugli schermi della prima serata di Canale 5.

25 anni, mezza molisana e mezza abruzzese, capelli ricci castani, occhi grandi, sorriso che conquista, gambe mozzafiato, Greta viene dal mondo della moda. E il periodo della nascita del made in Italy, di cui siamo così fieri e che tanto contribuisce all’economia del nostro Paese, è il soggetto della serie coprodotta da Taodue Film e The Family per Mediaset.

Siamo a Milano, negli anni Settanta. Irene è una giovane studentessa figlia di immigrati del Sud. Ha tanti sogni e una grande voglia di farcela. Un po’ per caso riesce a entrare nella redazione della rivista “Appeal”, dove incontra la giovane redattrice Monica (Fiammetta Cicogna) di cui diventerà presto amica e sodale. Nello staff del giornale ci sono tanti personaggi con cui Irene viene a contatto un po’ alla volta. Innanzitutto la caporedattrice Rita Pasini (Margherita Buy), donna elegante e determinata (amata da tutti gli stilisti), tra i primi a intuire l’energia e la grinta di Irene. Poi c’è il vice-direttore Andrea Nava (Sergio Albelli), il graphic designer Filippo Cerasi (Maurizio Lastrico) e l’affascinante fotografo John Sassi (Marco Bocci), attraente e adorato dalle donne.

Durante la sua permanenza all’interno di “Appeal”, Irene viene a contatto con tutti gli astri (nascenti e non) della moda italiana: Giorgio Armani (Raoul Bova), Krizia (Stefania Rocca), Ottavio e Rosita Missoni (Enrico Lo Verso e Claudia Pandolfi), Raffaella Curiel (Nicoletta Romanoff), Gianni Versace (Achille Marciano), Elio Fiorucci (Stefano Fregni). “Made in Italy” è un affascinante percorso dentro la storia dei grandi maestri della moda, in cui Greta si trova del tutto a suo agio. E pensare che quello per “Made in Italy” era il suo primo provino…

Il provino ti è stato fatto dai due registi della serie se non sbaglio, cioè Ago Panini e Luca Lucini. Loro ti avevano vista recitare nel cortometraggio “Una giacca”, realizzato nel 2018 dai ragazzi che hanno preso parte alla prima edizione di Armani/Laboratorio, il progetto che sostiene i giovani talenti del cinema. Che ricordi hai di quel giorno? Cosa provavi? Cosa ti aspettavi? Come è andata?

Non sapevo bene cosa aspettarmi, era il primo provino della mia vita, non avevo proprio idea di come dovessi affrontarlo. Ricordo che ad aiutarmi fu Erika, una delle mie migliori amiche. Siamo state a casa mia per studiare la parte, perché davvero io non avevo idea di cosa e come fare. Ci siamo divertite tantissimo. Erika recitava la parte che sarebbe poi andata a Fiammetta Cicogna. Il rapporto tra Irene e Fiammetta è bellissimo nella serie, secondo me, e avere la possibilità di provarlo a casa, con la mia amica, mi aveva trasmesso tranquillità.

Nel momento in cui sono andata a fare il provino, ho trovato i due registi Ago e Luca, l’aiuto regista Edoardo Re, e c’era anche Virginia Valsecchi che ha prodotto la serie. Ricordo che guardavo tutti con un certo spavento ma pensavo fosse tutto pazzesco, bellissimo! Ero stra-emozionata ma anche determinata a ottenere la parte, pur non sapendo bene cosa mi aspettasse. Poi mi hanno chiamato per un secondo provino, in cui mi hanno fatto un po’ di terrore psicologico per capire se potessi reggere uno stress del genere e sopportare il peso della serie sulle spalle. Ricordo che mi sono molto spaventata, ma una volta uscita dalla stanza mi sono detta: “Mia madre mi uccide ma questo è quello che voglio fare nella vita!”

Ho letto che, tra l’altro, all’inizio non avevi capito che la protagonista della serie eri proprio tu. È vero?

Verissimo! Me lo hanno detto durante una lettura del copione, e da allora ho dormito male per un po’ di tempo, per lo stress, per l’ansia, per l’agitazione!

Quanto sono durate le riprese? E che tipo di impegno è stato per te? Stavi ancora frequentando la facoltà di Economia all’Università Bocconi di Milano e i corsi di recitazione alla Paolo Grassi?

In realtà in quel periodo non stavo frequentando i corsi di recitazione, li avevo seguiti un anno prima, mentre facevo ancora la modella. Tutto è successo poco prima di girare il cortometraggio “Una giacca”. Pensa come tutto è collegato nella vita! In realtà avevo seguito un corso di recitazione propedeutico serale alla Paolo Grassi, perché era proprio di fronte all’Università. Per me era un’occasione splendida soprattutto per capire se questa sensazione che avevo nello stomaco fosse reale o fosse una costruzione fittizia. Poi, nel momento in cui ho girato la serie, ho potuto fare solo quello.

Anche volendo mi era impossibile impegnarmi su qualsiasi altra cosa, sono stata sul set cinque giorni su sette, per 75 giorni. Le riprese sono durate circa cinque mesi e nel momento in cui ti impegni per un progetto così grande, e torni a casa la sera stremata, non sei in grado di fare altro. Poi ci si abitua a questi ritmi, ma all’inizio ti confesso che è stato piuttosto impegnativo.

Che effetto ti ha fatto calarti negli anni Settanta, respirare quelle atmosfere, e soprattutto vestire quegli abiti meravigliosi, per te che ami la moda?

È stato bellissimo perché sono tutti abiti autentici. Toccare le creazioni di Giorgio Armani e Valentino, vedere i bozzetti originali, in un momento in cui lavoravo già in questo mondo, è stato emozionante. È stato come avere una preview di quel mondo in cui però già sto vivendo, si sono verificati dei salti temporali strani!

Che tipo di lavoro anche storico e di ricerca hai fatto per calarti nella parte di Irene Mastrangelo?

Tutti sul set abbiamo fatto un grosso lavoro di studio e di ricerca. Abbiamo studiato i costumi, il periodo storico, abbiamo dato anche una bella rinfrescata alla storia per capire in che periodo ci stavamo inserendo. Gli anni Settanta sono stati caratterizzati da un grande fervore politico, storico, economico. Sono stati anni vivi, sotto tutti i punti di vista, scoppiettanti in tutti i sensi purtroppo.

Abbiamo fatto un grande lavoro di inserimento, di studio anche di quelle che erano le personalità degli anni Settanta, del periodo successivo alle rivolte femministe. Abbiamo ragionato sul tipo di personaggio che volevamo creare, e che tipo di approccio potesse avere rispetto al mondo e in relazione agli uomini. Tutti abbiamo studiato e ci siamo preparati tanto.

In “Made in Italy” si parla della storia di Armani, Missoni, Krizia, Valentino, Fiorucci, Raffaella Curiel, Miuccia Prada, Gianfranco Ferrè. A parte Armani, ovviamente, hai avuto modo di conoscere qualcuno di questi stilisti?

Ovviamente ho un rapporto più stretto con il Signor Armani (Greta ha sfilato per la linea Emporio Armani e poi è stata testimonial della linea beauty dello stilista, ndr) e ho conosciuto la famiglia Missoni, in particolare la Signora Rosita. Quando abbiamo girato la puntata sulla famiglia Missoni, ci hanno ospitato nella loro azienda e nella loro casa. Ho scoperto un mondo, quello della creazione italiana senza limiti, è stato bellissimo.

Loro hanno visto la serie? Ti hanno riportato qualche commento?

Non ho sentito loro in persona, ma per quello che so la serie è piaciuta molto. Abbiamo rappresentato quello che era l’amore fortissimo, il legame grandissimo tra i coniugi Missoni.

Quali sono gli stilisti contemporanei che ti piacciono?

Mi piacciono molto Prada e Armani, cui sono legata tantissimo. È come se fossi cresciuta con Armani e sono affezionata a tutti i suoi pezzi più iconici. Quando mi permettono di indossare dei capi di haute couture di Armani, ad esempio alla Mostra del Cinema di Venezia, mi rendo conto di quanto siano speciali. Mi piace molto anche Gucci, per parlare sempre di italianità. Sta cambiando tutto in questo momento, ed è bello assistere alle trasformazioni che stanno subendo i brand. Ovviamente adoro anche Valentino, mi viene davvero difficile elencare tutti quelli che mi piacciono!

Mi pare però di percepire una preferenza per le firme italiane…

Sicuramente sono orgogliosa del made in Italy, ci porta molto in alto, è un grande valore che abbiamo. Magari all’estero ci prendono in giro da questo punto di vista, ma noi siamo dei bravissimi lavoratori, moto creativi. Ci dedichiamo molto a quello che facciamo. Lo vedo, ad esempio, con un brand come Todd’s: ne conosco bene lo stilista ed è un uomo molto appassionato, che si dedica giorno e notte a quello che fa, come immagino tutti quanti.

Come è cambiato, se è cambiato, il tuo rapporto con la moda e con il Made in Italy, dopo aver girato questa serie?

Non è cambiato. Al massimo si è rafforzato. Dal momento in cui sono andata a studiare cosa ha portato alla nascita di quello che è uno dei settori per cui l’Italia è più riconosciuta e famosa, ho ancora più stima per quello che è il processo creativo degli stilisti. E per l’impatto che la moda ha avuto sulla società. Negli anni Settanta Armani destrutturava la giacca perché la donna doveva avere un ruolo diverso, anzi finalmente la donna aveva un ruolo. Adesso invece la moda va a rappresentare qualsiasi tipo di minoranza, è molto più rappresentativa e inclusiva. È bello vedere come la moda cambia e da dove è iniziato questo percorso.

Hai parlato tante volte del tuo rapporto molto forte con Fiammetta Cicogna. Cosa hai imparato da lei, e cosa speri/pensi di aver trasmesso tu a lei?

Sicuramente da lei ho imparato ad avere e a sfruttare l’energia. Fiammetta è una donna estremamente energica, fa mille cose, è informata su tutto e arrivava sul set sempre pronta, con un’energia da vendere. Dal canto mio spero di aver dato a lei un appoggio da tutti punti di vista. È rimasta incinta durante le riprese, quindi il fatto di potermi avere accanto e di poter contare su di me credo sia stata per lei una grande cosa. Ha avuto due gemelle, è stata fortissima, stava sul set con la nausea e non diceva una parola!

Noi fan di “Made in Italy” non vediamo l’ora di vedere la seconda stagione. Ci sarà? In fondo molte cose sono rimaste in sospeso alla fine della prima…

È vero, ci sono un po’ di nodi da sciogliere… Chissà se continuerà, io lo spero.