Accelera la lotta alla pandemia di Covid in Europa. A seguito di un summit fra i leader dell’Unione si è deciso di mantenere aperte le frontiere interne ma con una nuova categoria nella mappa dell’incidenza del Coronavirus. Arriva una zona “rosso scuro” per le aree a più alto rischio. In Italia, intanto, si precisano i chiarimenti del governo sui dettagli per gli spostamenti, dopo che il nuovo Dpcm ha fissato limitazioni e misure restrittive, malgrado il ritorno del Paese alla divisione in fasce di colore per rischio Covid, come prima di Natale.

Frontiere aperte, viaggi sconsigliati

Una stretta coordinata sui viaggi, ma le frontiere europee restano aperte. E viene inserita una nuova categoria nella mappa dell’incidenza Covid: una zona “rosso scuro”. Indicherà le aree ad alto rischio. È il dato principale emerso dalla videoconferenza dei leader Ue, convocata dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. C’è paura per le varianti del virus in tutto il continente. La riunione è riuscita a scongiurare il pericolo di una chiusura a tappeto dei confini. Frontiere aperte, quindi, ma sconsigliati i viaggi non di lavoro. Con la chiusura delle frontiere l’Unione e il mercato interno sarebbero ripiombati nella situazione di caos di un anno fa. Bruxelles ha invece optato per un coordinamento. Con un forte scoraggiamento a intraprendere viaggi non essenziali.

La zona rosso scuro

“Dobbiamo ridefinire la nostra mappatura per individuare le aree ad alto rischio, introducendo una categoria rosso scura – ha spiegato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen -. A chi si muove da queste zone possono essere chiesti test prima di partire e la quarantena dopo l’arrivo. Tutti i viaggi non essenziali devono essere altamente scoraggiati”. L’Europa deve essere vista come “una zona epidemiologica unica”, su cui intervenire in modo mirato.

Test e controlli ai confini

A raccomandare la necessità di misure restrittive alla libertà di movimento è stata anche l’Ecdc (Agenzia europea per il controllo e la prevenzione delle malattie). Misure che saranno facilitate anche dalla decisione di un riconoscimento reciproco dei test – compresi quelli rapidi – in tutta l’Unione. Un’indicazione, quella dell’Ecdc, che ha confermato la linea della cancelliera tedesca Angela Merkel. La Germania soffre sempre di più: si contano ormai oltre 50mila morti per Coronavirus da inizio pandemia (in Italia sono oltre 80mila). E, da domenica 24 gennaio a mezzanotte, prima di partire per la Francia, tutti i viaggiatori all’interno dell’Unione europea dovranno possedere il certificato di un tampone molecolare negativo. Da effettuarsi 72 ore prima della partenza.

Fidanzati, partner e amici

E veniamo all’Italia. Coppie lontane, partner e fidanzati. Ma anche gli amici ei genitori. Nelle nuove Faq (risposte a domande frequenti) del governo ci sono i chiarimenti. La domanda è così formulata a titolo esemplificativo: è possibile raggiungere il mio partner se viviamo in città diverse per esigenze di lavoro (o per altri motivi)? Solo se il luogo scelto per il ricongiungimento coinciderà con quello in cui si ha la residenza, il domicilio o l’abitazione. Il governo fa anche un esempio. “Le persone che per motivi di lavoro vivono in un luogo diverso da quello del proprio coniuge o partner, ma che si ritrovano con lui/lei con regolare frequenza e periodicità nella stessa abitazione, possono spostarsi per raggiungere tale abitazione”. Il partner potrà spostarsi per raggiungere il primo soltanto se ha la residenza o il domicilio nel Comune di destinazione. Oppure se in quel Comune c’è l’abitazione solitamente utilizzata dalla coppia.

Seconde case anche in altra regione

È inoltre possibile raggiungere le seconde case, anche in un’altra Regione o Provincia autonoma (e anche da o verso le zone “arancione” o “rossa”). Ma solo per coloro che possano comprovare di avere effettivamente avuto titolo per recarsi in quell’immobile prima dell’entrata in vigore del decreto legge del 14 gennaio. Nelle faq si spiega che si tratta di una possibilità limitata al rientro e questo perché le disposizioni in vigore consentono, dal 16 gennaio 2021, di fare “rientro”, appunto, alla propria residenza, domicilio o abitazione, senza prevedere più alcuna limitazione rispetto alle cosiddette “seconde case”. Naturalmente, “la casa di destinazione non deve essere abitata da persone non appartenenti al nucleo familiare convivente con l’avente titolo, e vi si può recare unicamente tale nucleo”. La veridicità delle autocertificazioni sarà oggetto di controlli successivi e la falsità di quanto dichiarato costituisce reato.