Tornano oggi, venerdì 22 gennaio, The Zen Circus. Il nuovo singolo si intitola “Non”, estratto dal disco “L’ultima casa accogliente”

The Zen Circus tornano oggi con un nuovo brano dal titolo suggestivo: “Non”. Una «preghiera per negazioni», la definiscono loro. «Cantiamo i nodi di un’esistenza in perenne equilibrio fra quello che vorremmo e quello che riusciamo a mostrare di noi». Il nuovo brano si presenta infatti come una serie di «appunti sparsi di una liberazione». Da cosa? «Dall’abitudine alla mancanza di felicità. Dalla palude del rimanere fedeli a se stessi, dalle consuetudini che ci confortano tanto quanto ci immobilizzano. Così, paralizzati dalla paura sul sedile posteriore di un’auto lanciata sulla strada, senza nessuno al volante, non ci accorgiamo che la sete di controllo è tutto ciò che ci allontana da chi siamo veramente»

The Zen Circus: “Non”, insieme al brano esce anche il nuovo video 

“Non” è il nuovo estratto dal disco “L’ultima casa accogliente”, che arriva a due anni di distanza dal precedente album di inediti “Il fuoco in una stanza”. Un lavoro, questo, che ha consacrato The Zen Circus come una delle realtà più apprezzate del panorama musicale italiano attuale. Quello degli Zen è un pubblico transgenerazionale che li segue da oltre 20 anni: traguardo celebrato dalla band con un importante sold out al palazzetto dello sport di Bologna (Paladozza) nel 2019.

Una carriera lunghissima, 11 album, un EP, una raccolta e un’infinità di concerti. Due decadi di arte e musica suggellate da una partecipazione in gara tra i big a Sanremo 2019 e dalla pubblicazione di un romanzo anti-biografico (Mondadori, 2019), entrato direttamente nella Top Ten delle classifiche dei libri più venduti stilate dai maggiori quotidiani e divenuto un vero e proprio caso di genere letterario.

Al singolo si accompagna anche l’uscita di un videoclip della versione live del brano, registrata al Fonoprint di Bologna. «Le luci erano volutamente basse – raccontano The Zen Circus – e la sensazione era quella di essere in una stanza con gli ultimi raggi del tramonto che filtravano dalla finestra. Lo studio era comodissimo e gli ascolti ottimi: non ci ritrovavamo nello stesso luogo tutti insieme con gli strumenti in mano da 2 mesi. Non vedevamo l’ora di suonare».

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