Crisi a un bivio: “Se il governo non si rafforza elezioni inevitabili”. Ma solo un italiano su 5 vuole tornare subito alle urne
In piena pandemia di Covid domina l'incertezza sul futuro dell'esecutivo
Fine settimana difficile per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla ricerca di un sostegno più largo al governo, dopo la risicata fiducia ottenuta alla Camera e al Senato. Il ministro della Autonomie, Francesco Boccia, avverte: “Se non c’è maggioranza, le urne sono inevitabili”. Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati di Lorenzo Cesa, il M5s ha chiuso la porta all’ingresso dell’Udc in maggioranza. Mercoledì prossimo 27 gennaio il premier rischia in Senato, con la relazione sulla giustizia da parte del ministro Alfonso Bonafede.
Caccia ai “responsabili”
Prosegue intanto la caccia ai responsabili, i cosiddetti “costruttori”: parlamentari disposti a sostennere, al di là dello schieramento di appartenenza, la traballante maggioranza di governo. Occorrono, dal punto di vista dell’esecutivo, numeri solidi in Aula e nelle Commissioni di Camera e Senato per costruire una compagine che poggi su basi solide. Il voto di fiducia al Senato di martedì 19 gennaio ha portato 156 sì, troppo pochi per pensare di poter lavorare con continuità. Soprattutto in vista della scadenza di mercoledì 27 gennaio, quando il governo presenterà a Palazzo Madama la relazione sulla Giustizia del ministro Alfonso Bonafede. Si tratta di un documento su cui Italia viva ha già annunciato di voler votare contro e non astenersi come avvenuto martedì scorso. Il lavoro di Conte si complica ulteriormente dopo l’iscrizione nel registro degli indagati per associazione a delinquere con aggravante mafiosa per Lorenzo Cesa. Il quale si è detto completamente estraneo alla vicenda e si è dimesso dai vertici dell’Udc.
Tabacci: “Si rischia il passaggio elettorale”
“Se la maggioranza non si rafforza il passaggio elettorale sarà inevitabile” ha detto, dal canto suo, il centrodestra Bruno Tabacci, ospite di Start su Sky Tg24. “Nella Prima Repubblica ci sono state molte crisi di governo ma la continuità istituzionale era assolutamente garantita”, ha precisato, ricordando che “Berlusconi è andato il Quirinale ma non si è dimesso, ha allargato la maggioranza ed è quello che può tentare di fare Conte. Poi se non ci si riesce si va a votare”. Per Tabacci “se chiedere lezioni è giusto io non ho nessun problema sono d’accordo, volentieri credo che dobbiamo ridare la parola al popolo se non ci sono i numeri in Parlamento”.
Il sondaggio di Pagnoncelli
Sul Corriere della Sera un sondaggio di Nando Pagnoncelli offre una panoramica sul pensiero degli italiani circa la crisi. Quanto alle previsioni sulla durata del governo, si registra molta incertezza. Per il 9% degli intervistati avrà una vita breve, di poche settimane, per un terzo continuerà per qualche mese. Per un altro terzo arriverà alla fine della legislatura. Riguardo allo scenario politico preferito, il 40% ritiene opportuno che l’attuale esecutivo continui fino alla fine della legislatura, scrive Pagnoncelli sul Corriere. Mentre il 40% si augura un’alternativa. Solo il 21% – poco più di uno su cinque – vorrebbe le elezioni. Il ricorso al voto è auspicato dalla maggioranza assoluta degli elettori della Lega e di FdI, nonché da un terzo di quelli di FI. Complessivamente nel Paese predominano preoccupazione e sconcerto, sostiene Pagnoncelli.