Sembra arrivata la giornata cruciale per i destini del governo. Nel pomeriggio di oggi 25 gennaio il premier Giuseppe Conte potrebbe salire al Quirinale dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, e rassegnare le dimissioni.

Il miraggio dei “volenterosi”

Se così avvenisse si tratterebbe di una presa d’atto da parte del presidente del Consiglio che occorre quantomeno un reincarico da parte del presidente della Repubblica. Altrimenti è pressoché inutile continuare a governare sperando di salvare il Governo a ogni voto in Aula o in Commissione parlamentare sui provvedimenti di volta in volta da adottare. I deputati e senatori “volenterosi” a cui il premier ha fatto appello, a prescindere dallo schieramento di appartenenza, perché rafforzino la maggioranza al momento sono pochi o nulli.

Cammino impervio

Dopo l’apertura della crisi attraverso le dimissioni delle ministre di Italia Viva (Teresa Bellanova e Elena Bonetti, oltre al sottosegretario Scalfarotto) il cammino dell’esecutivo si è fatto sempre più impervio. E non sono bastati i due voti di fiducia – alla Camera una settimana fa e il giorno dopo al Senato – per rinsaldare la compagine di Conte. I consensi sono stati talmente risicati (321 sì alla Camera e 156 sì al Senato) che diventa davvero difficile immagine che il governo possa andare avanti così.

La “trappola” per Conte e Bonafede

Per tutta la mattinata da parti della maggioranza, ma anche da parlamentari indicati come possibili “responsabili”, è andato in scena il pressing per possibili dimissioni-lampo del premier e l’avvio di un Conte ter. E poche ore fa da fonti Pd è trapelato alle agenzie di stampa il ragionamento sulla mancanza di numeri a Palazzo Madama. Un’assenza di sufficienti consensi “pericolosa”, in particolare, in vista della relazione  -domani martedì 26 gennaio – del ministro della Giustizia e capo delegazione M5s Alfonso Bonafede.

Ipotesi dimissioni-lampo

Il Partito democratico è in pressing molto forte sul premier, a quanto apprende l’Ansa da fonti parlamentari, per convincere Giuseppe Conte che l’unica via per salvare il governo e cercare una maggioranza stabile è passare dalle sue dimissioni-lampo. Un passaggio ritenuto necessario per far emergere con chiarezza i “volenterosi“. I dem hanno assicurato a Conte che il suo ruolo “è imprescindibile” e che il Pd è comunque al suo fianco. Ma l’hanno messo in guardia sui rischi di andare in Aula per la relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. E sul fatto che il governo ne uscirebbe sconfitto visto che ad ora i numeri non ci sono.

Berlusconi: “Governo di unità nazionale o il voto”

Dal fronte dell’opposizione il messaggio di Silvio Berlusconi è chiaro: “Si faccia un governo di unità nazionale oppure meglio il voto”. “Si parla di dimissioni di Conte? Avrebbe già dovuto darle – ha detto Matteo Salvini -. C’è un piano vaccinale fermo, le scuole sono aperte in una città sì e una no, ci sono due milioni di posti di lavoro a rischio. E noi stiamo in ballo sugli umori di Conte, Di Maio, Zingaretti, e sulle trattative di Tabacci e Mastella. È irrispettoso, disgustoso, volgare, deprimente”. Salvini era al Palazzo di Giustizia di Torino. Lì oggi 25 gennaio il leader della Lega ha preso parte all’udienza del processo in cui è chiamato in causa per vilipendio dell’ordine giudiziario.