Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha rassegnato le dimissioni da capo del governo, a fine mattina di oggi 26 gennaio. Lo ha fatto, come da regola, al Quirinale davanti al capo dello Stato, Sergio Mattarella.
In carica solo per gli “affari correnti”
Il premier ha avuto un colloquio piuttosto rapido, di neppure mezz’ora, col presidente della Repubblica il quale ha accettato le dimissioni. Come da prassi il capo dello Stato ha chiesto al capo del governo, che l’esecutivo rimanga in carica per il disbrigo degli affari correnti. Da domani pomeriggio, mercoledì 27 gennaio, cominceranno al Quirinale le consultazioni.
Conte da Casellati e Fico
Conte ha quindi lasciato il Palazzo del Quirinale, dopo mezz’ora dal suo arrivo alle 12. Dopo il Colle, a Palazzo Giustiniani il premier ha incontrato la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, quindi il presidente della Camera, Roberto Fico. Il premier aveva già comunicato le dimissioni nel Consiglio dei ministri di questa mattina. Un Cdm dei ministri che, a quanto si apprende, si è chiuso con un momento “molto affettuoso” e gli applausi dei ministri al premier. “Ringrazio l’intera squadra di governo, ogni singolo ministro, per ogni giorno di questi mesi insieme”, avrebbe detto Conte.
Gli scenari per la soluzione della crisi
Le consultazioni per la formazione del nuovo governo partiranno domani pomeriggio 27 gennaio, ha annunciato il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti. Il capo dello Stato riceverà i presidenti di Senato e Camera e le altre personalità istituzionali, quindi, progressivamente nel corso delle ore successive, i singoli gruppi parlamentari. La volontà di Mattarella è di fare presto. Difficile immaginare che, in piena pandemia, la crisi si protragga a lungo. Gli scenari per uscire dalla crisi appaiono molteplici e complessi. In teoria è possibile un reincarico a Conte. Ma non è escluso che Sergio Mattarella chiami in causa un nuovo possibile premier, sulle base delle indicazioni dei partiti. Governo Conte Ter sulla base di una maggioranza “riformista”, dunque, o ampio esecutivo di unità nazionale come chiede Silvio Berlusconi? Le ipotesi sono tutte sul tavolo del presidente della Repubblica.
I partiti di fronte al cambio di passo
Con le dimissioni del presidente del Consiglio e la permanenza in carica del governo solo per il disbrigo degli affari correnti, si ferma anche l’attività legislativa del Parlamento. L’Italia non ha più, in questo momento, un governo nel pieno dei suoi poteri ma dimissionario. Alla Camera, sottolinea il Corriere, la conferenza dei capigruppo che si è riunita brevemente e ha deciso che andrà avanti solo l’esame del Recovery fund nelle commissioni di merito. Nel primo pomeriggio di oggi 26 gennaio è previsto un vertici delle opposizioni d centrodestra, mentre in serata dovrebbero riunirsi i gruppi di Italia Viva.
“Orgogliosi di questo esecutivo”
Si è affrontata la pandemia in una delle fasi più difficili della storia repubblicana “al meglio delle nostre capacità e crediamo con molti risultati positivi”, avrebbe detto in Cdm, stando all’Ansa, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. “Grazie alla guida del presidente Conte e al sostegno delle nostre forze politiche”, avrebbe sottolineato. “Questo cammino ci consente oggi di pensare a questa maggioranza anche in prospettiva, come una area di forze riformiste alleate non solo temporaneamente. Per questo è fondamentale salvare questa prospettiva anche nel percorso della crisi che abbiamo davanti”.