Covid, è ufficiale: le zone rosso scuro in Italia nella mappa dell’Europa. Quali sono e perché

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Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna, oltre alla provincia autonoma di Bolzano. Eccole – e adesso è ufficiale – le regioni italiane in rosso scuro. Questo il colore nella mappa dei contagi da Covid-19 appena pubblicata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), aggiornata al 28 gennaio. I colori dell’Unione europea per il Covid sono cinque: verde, arancione, rosso e grigio (quest’ultimo indica assenza di sufficienti dati), a cui si è aggiunto il rosso scuro.

Tutte le zone coinvolte

La mappa si basa sulla proposta presentata dalla Commissione europea martedì scorso 26 gennaio. Il “rosso scuro” indica le aree in cui il virus circola a livelli molto elevati. Vuol dire che il tasso di notifica dei casi di coronavirus è superiore a 500 casi ogni 100mila persone. Secondo la mappa aggiornata, oltre che nelle regioni italiane menzionate, queste caratteristiche sono riscontrabili in quasi tutta la penisola iberica: Spagna e Portogallo. Ma anche in tutta l’Irlanda, in tutti i Paesi baltici, in alcune zone della Francia, dell’Olanda e della Svezia. E perfino della Germania orientale, oltre all’intera repubblica Ceca e a una parte della Slovacchia.

Limitazioni agli spostamenti

Già nei giorni scorsi si era compreso che se l’istituzione delle cosiddette zone rosso scuro proposte dalla Commissione europea fosse avvenuta come adesso è accaduto, sarebbe cambiato non poco per i cittadini europei che vi abitano. Sul fronte dei viaggi intraeuropei, in particolare. Infatti da ora in poi, finché le regioni italiane “rosso scuro” (Emilia, Veneto, Friuli e Bolzano) resteranno tali i cittadini residenti dovranno osservare una serie di regole in più. Lo scopo dichiarato è quello di limitare fortemente i “viaggi non necessari” all’interno dell’Unione europea e fuori dai suoi confini esterni.

Viaggi dalle regioni “rosso scuro”

Nel progetto della Commissione per il contenimento del Covid si menziona la raccomandazione che gli Stati membri adottino “interventi come le misure di permanenza a domicilio e la chiusura temporanea di alcune attività”. In particolare, nelle zone classificate come in rosso scuro, per rafforzare i test e la tracciabilità. Ma anche per aumentare la sorveglianza e il tracciamento dei casi di Coronavirus. E per raccogliere informazioni sulla diffusione di nuove varianti più infettive. Ma torniamo ai viaggi. L’Italia dovrà richiedere a chi è in partenza da una regione “rosso scuro” che si tratti di uno spostamento inderogabile. E che il viaggiatore si sottoponga a un test prima dell’arrivo nel Paese straniero per dimostrare di non essere infetto da Covid.

I lavoratori transfrontalieri

Inoltre, all’arrivo nel Paese straniero, il viaggiatore dovrà sottoporsi a un periodo di quarantena una volta giunto a destinazione. Al ritorno, invece, la Commissione Europea si raccomanda che i viaggiatori siano autorizzati a sottoporsi a un test. Tuttavia, si prevede che le persone che vivono nelle regioni di confine e i lavoratori transfrontalieri siano esentati da alcune di queste restrizioni di viaggio. Inoltre, quando la situazione epidemiologica su entrambi i lati della frontiera è simile (ovvero se il confine attraversa una zona dello stesso colore nella mappa), non dovrebbe essere imposto più limite ai cittadini residenti.

La mappa dell’Unione europea con le zone “rosso scuro”, dal sito dell’Ecdc
Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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