Covid, Ungheria prima in Europa ad usare il vaccino cinese Sinopharm
Viktor Orban annuncia l'accordo con Pechino
L’Ungheria potrebbe concludere entro la fine di questa settimana un accordo per la fornitura del vaccino cinese contro il Covid-19. Lo ha annunciato alla radio il premier Viktor Orban, venerdì 29 gennaio. Si tratterebbe del primo Paese in Europa in cui andrebbe a concretizzarsi l’utilizzo di un vaccino proveniente dalla Cina. E non da un gruppo farmaceutico occidentale come Pfizer, AstraZeneca o Moderna.
Lo Sputnik V già approvato
Formalmente l’uso del vaccino Sinopharm – questo il nome del prodotto di Pechino – era stato approvato in Ungheria già alla metà di gennaio. Ora si stringono i tempi. La scorsa settimana, del resto, Budapest aveva firmato un accordo per acquistare due milioni di dosi del vaccino russo Sputnik V. Anche in quel caso il Paese magiaro aveva stabilito un record diventando il primo Paese dell’Unione europea a introdurre un prodotto approvato dalle autorità ungheresi ma non autorizzato dall’Ema, l’agenzia europea dei medicinali.
Dalla Cina un milione di dosi
Il premier ungherese Viktor Orban ha precisato adesso di essere in attesa del via libera delle autorità per concludere l’accordo con la Sinopharm per circa un milione di dosi. Dopo la Russia, quindi, ecco la Cina. Due grandi potenze mondiali che molti Stati dell’Unione europea, Germania compresa, percepiscono quali potenziali pericolo per l’unità della costruzione europea.
Anche Moderna taglia le forniture
Mentre l’Ungheria fa parlare di sé grazie a intese sanitarie, commerciali e politiche con Pechino e Mosca, l’Europa occidentale è in difficoltà sulle campagne vaccinali in ciascun singolo Paese. Dopo Pfizer e Astrazeneca, infatti, anche Moderna ha annunciato un taglio nelle consegne di vaccino. “Moderna ci ha appena informato che per la settimana dell’9 febbraio delle previste 166 mila dosi ne consegnerà 132 mila, il 20% in meno”, ha detto il Commissario per l’Emergenza, Domenico Arcuri. “Il nostro stupore, la nostra preoccupazione e il nostro sconforto aumentano, ormai quasi ogni giorno le previsioni subiscono una rettifica”. All’Italia “mancano almeno 300 mila dosi di vaccino che avremmo dovuto ricevere e non abbiamo ricevuto: pretendiamo che i fornitori rispettino gli impegni sottoscritti”.