Mario Draghi al governo, gli studi dai gesuiti e una carriera folgorante. Ritratto dell’ “uomo che ha salvato l’Euro”
Il premier incaricato da Sergio Mattarella è adesso alla sua sfida più dura
L’Italia è a una svolta senza precedenti. L’ex Governatore della Bce, la Banca centrale europea, custode dell’Euro, Mario Draghi, è il presidente del Consiglio incaricato di formare un nuovo governo. Di oggi 3 febbraio la nomina da parte del capo dello Stato, che Draghi ha accettato con riserva, come da prassi. Il professore si è palesato davanti ai microfoni dopo un’ora e mezzo di colloquio con Sergio Mattarella al Quirinale.
Parole misurate ma forti
Calmo, compassato e flemmatico come da copione, Draghi ha però mostrato il suo piglio di banchiere e alto funzionario di lungo corso. Nessun giro di parole e dritto al punto: “È un momento difficile – ha detto -. Vincere la pandemia, completare il piano vaccinale e rilanciare il Paese sono le sfide.” “Sono fiducioso – ha aggiunto – che dal confronto con i partiti, con i gruppi parlamentari e le forze sociali emerga unità e capacità di dare una risposta responsabile”.
Laurea e studi con i Premi Nobel
Un profilo istituzionale di alto rango, il suo. E tutti lo sanno. Ma chi è davvero quell’uomo schivo e riservatissimo, notissimo alle cronache ma per nulla i pettegolezzi? La storia del premier incaricato è contrassegnata da una scalata continua alle tappe, anche umane, della vita. Romano, classe 1947, da giovane perde a breve distanza l’uno dall’altra sia il padre che la madre. Ha 15 anni. Sarà una zia a prendersi cura di lui, di sua sorella Andreina e di suo fratello Marcello. Studia al liceo Massimiliano Massimo di Roma dai gesuiti. Nel 1970 si laurea con Federico Caffè, keynesiano, uno degli economisti più in vista in Italia, la cui scomparsa resta ancora oggi un mistero. Caffè farà in tempo ad avviare Draghi verso il prestigiosissimo MIT (Massachusets Institute of Technology) di Boston affinché studi con il Premio Nobel per l’Economia, Franco Modigliani.
Banchiere di livello internazionale
Poi Draghi diventa…Draghi. Farà carriera nel mondo economico e finanziario, oltre che come accademico e professore ordinario alle Università di Padova, Venezia e Firenze, diventando, fra il 1984 e il 1990, Direttore esecutivo della Banca Mondiale. L’ex Governatore della Banca d’Italia, Guido Carli, divenuto ministro, lo chiamerà a ricoprire il ruolo di Direttore generale del Tesoro, su suggerimento del Governatore di Bankitalia, Carlo Azeglio Ciampi. Sarà fra i protagonisti delle privatizzazioni degli anni Novanta. Nel 2005 sarà Draghi a diventare capo di Palazzo Koch, e, nel 2011 diventerà Governatore della Banca centrale europea, il “tempio” dell’ortodossia dell’Euro. Fino al momento in cui, nel 2019, ha passato il testimone all’attuale presidente, la francese Christine Lagarde.
Quella volta al supermercato
Del Draghi pubblico si conosce tanto ma di quello privato molto meno, sottolinea Daniele Manca sul Corriere della Sera. Uno dei pochi scoop su di lui sarà una foto pubblicata da un settimanale. Si vede il presidente della Bce tra le file di un supermercato, come un comune cittadino, assieme alla moglie Maria Serena Cappello, detta Serenella dagli amici. Draghi ha conosciuto la signora Serena a 19 anni sulle rive del Brenta. Quella ragazza non la lascerà più: sono sposati dal 1973. La coppia ha due figli, Federica, dirigente di una multinazionale di biotecnologie, e Giacomo, attivo nel campo della finanza.
Il celebre “Whatever it takes”
Ma il premier incaricato da Mattarella di formare un governo per l’Italia è rimasto famoso anche, e soprattutto, per le parole “Whatever it takes“. “Faremo qualsiasi cosa perché l’euro resista“, aveva scandito con calma olimpica nel 2012, riferendosi alla speculazione che in quei giorni stava attaccando la moneta unica europea. È per questo conosciuto come il salvatore dell’Euro. Conosce i mercati economici e finanziari. Conosce anche la politica internazionale e le cancellerie di mezzo mondo. Adesso è alla prova della sfida forse più dura: farsi largo tra i labirinti dei giochi di Palazzo della politica italiana. Ma ce la farà. Non è un caso se lo chiamano “super Mario”.