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Cosa farà Conte ora che Draghi è il nuovo presidente incaricato?

Si parla del ministero degli Esteri per il capo del governo uscente

C’è un uomo politico che nel giro di poche settimane sembra passato dalle stelle di una solida popolarità, sebbene non più in crescita, alla polvere in cui si muovono tutti gli “ex” di qualche cosa. In tanti, infatti, si chiedono che ne sarà di Giuseppe Conte, ora che Mario Draghi è il nuovo presidente del Consiglio incaricato dal capo dello Stato?

Draghi a colloquio con Conte

Sulle cronache dei maggiori quotidiani il politico “più popolare” d’Italia viene oggi dipinto come amareggiato, silenzioso, dedito a portare avanti gli “affari correnti” dell’esecutivo. Ma soprattutto: deluso. Non è un caso, tuttavia, se già ieri 3 febbraio, nel giorno in cui ha accettato l’incarico da Mattarella, Draghi si sia recato da tre personalità istituzionali importanti: la presidente del Senato, il presidente della Camera e, appunto, Giuseppe Conte. Una visita di rito, si dirà. E invece no. Un primo incontro di sostanza, durato a lungo. “Quando uno fa il suo lavoro è sempre sereno” ha dichiarato oggi 4 febbraio il premier dimissionario.

Lo “strappo” di Italia Viva

Tuttavia lo stato d’animo del premier uscente, dicono i bene informati, è quello di una persona che sta vivendo una sofferenza. Quella di chi si sentiva sostenuto in pieno dalla fiducia degli italiani e invece ha dovuto subire una crisi di governo incomprensibile, ingiusta, senza valide ragioni. “Renzi ha rotto perché voleva andare a destra – avrebbe confidato Conte ai suoi -. Non ha mai creduto nella coalizione di centrosinistra e nel progetto politico con il Movimento e il Partito democratico.” Adesso il professore pugliese deve scegliere.

Cosa resta dell’alleanza “giallo-rossa”

I vertici del Partito democratico, grandi sostenitori di Conte, vogliono salvare il progetto politico di alleanza con i Cinque Stelle. L’obiettivo è chiaro: prepararsi a battere il Centrodestra a trazione sovranista alle prossime elezioni. Per questa ragione, scrive il Corriere della Sera, vorrebbero un Conte che trascini M5S verso un chiaro sostegno al governo Draghi. Lui però si sente umiliato e non vuole diventare un “gregario” dell’ex presidente della Bce. “Non farà mai il ministro con Draghi” è la voce che filtra dai pentastellati vicini al premier dimissionario. I suoi interrogativi sono molti. L’appello esplicito di Beppe Grillo a “restare compatti e leali a Giuseppe Conte” è definitivo? O cambierà fra qualche giorno? Qual è il costo politico di un appoggio a Mario Draghi?

“Non farà il ministro…”

Il faccia a faccia con il presidente incaricato a Palazzo Chigi è durato 80 minuti. Secondo osservatori e analisti si tratta di un segnale: Draghi si è trattenuto a lungo forse per tentare di coinvolgere Conte con un ruolo di primo piano: ministro degli Esteri, oppure vicepremier. Da Palazzo Chigi, però, è arrivata una smentita: “Non si è parlato di incarichi di governo per il presidente Conte”. Eppure fonti autorevoli, riporta il Corriere della Sera, confermano che al premier dimissionario sia stata proposta la Farnesina, nel tentativo di assicurare a Draghi più voti possibile dai pentastellati. Qualcuno già da tempo parla di un possibile futuro partito politico contiano. Tutte le strade sono aperte. Una cosa sembra abbastanza certa: Giuseppe Conte non ha intenzione di farsi da parte. Lo studio legale e l’Università possono attendere.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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