Dopo la seconda giornata di consultazioni si allarga a macchia d’olio fra i partiti il “consenso” al presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi. Aumentano cioè, dal Pd a Forza Italia e da Italia Viva a una parte della Lega, le forze politiche disponibili a votare la fiducia al nuovo governo del post-Conte. Salvo Fratelli d’Italia, che, con Giorgia Meloni, ha dichiarato l’impossibilità di votare la fiducia a Draghi, “al di là della persona, perché quello che ci vuole è il voto”.

Italia Viva, partito per il “sì” assoluto

Con procedere dei colloqui, tuttavia (domani sabato 6 febbraio l’ultimo giorni di incontri), crescono anche i “paletti” che ciascun partito dissemina sul cammino dell’esecutivo, fa notare l’agenzia di stampa Agi. A eccezione di Italia viva, il cui leader garantisce sostegno a Draghi senza condizioni. Matteo Renzi ha spiegato che Iv voterà la fiducia “indipendentemente da quanti ministri tecnici e politici ci saranno” nel governo.

Le condizioni della Lega

Sono piuttosto la Lega, ma anche Liberi e uguali (Leu) a “dettare” le loro condizioni. Matteo Salvini mette in chiaro che l’appoggio della Lega è imprescindibile dalla presenza di ministri del partito di via Bellerio in squadra. “Non facciamo le cose a metà, se ci siamo ci siamo, altrimenti diamo una mano dall’opposizione come abbiamo fatto nell’ultimo anno e mezzo” spiega il leader. “Se ci sono spazi per aiutare milioni di italiani che hanno bisogno noi ci siamo. Sarebbe ingiusto dire sì o no a prescindere”. Salvini, come preannunciato dal suo vice Giancarlo Giorgetti, ribadisce che non esistono vie di mezzo, come l’appoggio esterno: “Non è il momento di cose strampalate. O ci sei o non ci sei”.

Leu: “Mai con Salvini”

Ma è proprio la possibile presenza della Lega nella compagine del governo Draghi che preoccupa Leu. Tanto da mettere il veto: “Serve una maggioranza omogenea”, premette il capogruppo Federico Fornaro al termine delle consultazioni con Draghi. “Una nostra firma sotto un programma di governo in cui ci sia la flat tax non ci potrà mai essere”, sottolinea. Ancor più netta Loredana De Petris: “È evidente che ci sono confini che rendono incompatibili i nostri temi con la presenza di forze come la Lega. E sul tema europeo è nei fatti che è assolutamente impossibile condividere con le forze sovraniste”.

M5S, Grillo “scende” a Roma

Agitate, e molto, le acque in casa Cinque Stelle. Beppe Grillo, come avvenuto sempre nei momenti delicati per la sua “creatura”, si precipita a Roma e incontrerà di persona l’ex presidente della Bce. Il cofondatore del Movimento farà infatti parte della delegazione pentastellata che sabato 6 febbraio all’ora di pranzo sarà ricevuta dal premier incaricato. Ma il malumore interno al Movimento non si placa. “Ogni ora che passa, per quanto mi riguarda, si aggiungono ragioni su ragioni per dire ‘no’ a Draghi”, scrive sui social Alessandro Di Battista. Avanza l’ipotesi di una consultazione on line per il via libera o meno al sostegno a Draghi. Anche Davide Casaleggio è a Roma. “Ho incontrato diversi parlamentari e ministri. Qualunque sarà lo scenario politico possibile, c’è ampio consenso sul fatto che l’unico modo per avere una coesione del Movimento sarà quello di chiedere agli iscritti su Rousseau”, spiega.