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Governo Draghi: il totonomi al femminile. Covid, paura in Umbria per la variante brasiliana

La Regione chiede 50mila dosi in più di vaccino

Si allarga l’emergenza varianti del Coronavirus in Italia. In particolar modo al Centro del Paese. Ed è l’Umbria che ora si spinge a chiedere apertamente e “al più presto” la fornitura di 50mila vaccini contro il Covid. Dosi, cioè, “ulteriori rispetto al piano” vaccinale già programmato.

Anticorpi monoclonali

Lo ha annunciato la governatrice Donatella Tesei che ha reso noto di aver scritto al commissario all’emergenza Domenico Arcuri. “È indispensabile che arrivino presto – ha aggiunto Tesei riferendosi alle dosi di vaccini in più – per proteggere quante più categorie a rischio possibile e più velocemente possibile”. Tesei, che ha parlato oggi 9 febbraio al Consiglio regionale, si è espressa anche a proposito della distribuzione degli anticorpi monoclonali. “Oggi stesso scriverò sempre al commissario Arcuri – ha detto – perché, vista la situazione che stiamo vivendo, possa anticipare per l’Umbria dosi adeguate per cominciare la somministrazione”. Il punto è che, dice Tesei senza tanti giri di parole, “la variante brasiliana rischia di diventare il nuovo mostro di questa crisi in tutta Italia.” “Lo dico con la preoccupazione per l’Umbria e per il Paese”, ha aggiunto la governatrice.

Segnali positivi dall’Europa

Sempre in tema di lotta al Covid e vaccini, “buone notizie” e “segnali importanti” sarebbero in arrivo dall’Europa. Soprattutto per quel che riguarda il recupero e l’allargamento di alcuni contratti di fornitura con le grandi case farmaceutiche. Lo avrebbe detto il presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, ai partiti durante le consultazioni oggi 9 febbraio. Draghi avrebbe quindi indicato negli insegnanti e nel personale scolastico delle categorie prioritarie a cui somministrare i vaccini.

Ministre in pole position

E sono in tanti, in queste ore, ad auspicare un Governo Draghi che una segni una svolta sul piano della presenza delle donne nei ruoli chiavi di ministre. Non sarà facile per il premier incaricato, date le pressioni dei partiti. Ma un cambio di passo è possibile. Nella compagine governativa i nomi delle donne attribuiti ai partiti sono solo tre: quelli di Teresa Bellanova, Emma Bonino e Giulia Bongiorno. Anche Maria Elena Boschi, tuttavia, avrebbe qualche possibilità. Alla Giustizia sembra fatta per l’ex presidente della Consulta Marta Cartabia (a sinistra nella foto in alto), che, al di là della casella, sembra l’unico nome certo del governo Draghi. Sul fronte economico continua a girare con insistenza il nome di Lucrezia Reichlin al Mise, mentre agli Interni sempre più insistenti i rumors sulla riconferma di Luciana Lamorgese.

Giuriste, rettrici e diplomatiche

Altro nome in pole, sul fronte delle donne, è quello della giurista Luisa Torchia: potrebbe essere destinata al ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Da giorni rimbalza il nome di Elisabetta Belloni, segretario generale del ministero degli Esteri e volto storico della Farnesina. Ma in molti scommettono sulla permanenza di Luigi Di Maio. Sempre una donna potrebbe andare ad occupare la casella dell’istruzione, centrale per le politiche di Draghi: la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni è tra le indiziate, ma viene considerata “papabile” anche al ministero della Salute. Sempre che Roberto Speranza non resti al suo posto.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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