Alice Basso è una giovane donna cresciuta in mezzo alla natura che approda nel mondo della moda quasi per caso. E lo fa per guadagnare e sentirsi indipendente e non per diventare una celebrità. Lei che da ragazzina viveva in campagna, oggi è un’influencer con oltre 700mila followers con i quali condivide la sua vita di mamma, moglie e donna in carriera.
Da sempre Alice è alla ricerca della propria Savana per sentirsi libera. Fin dalle serate in discoteca per crearsi una sua indipendenza economica, all’incontro con il noto dj e produttore discografico Mauro Ferrucci, ventitré anni più grande di lei che diventerà poi marito e padre dei suoi figli Brando e Morgan. E poi il viaggio ad Ibiza a poche settimane dal parto del suo secondo bambino, e così via! Una lunga escalation di azioni che si oppongono alle convenzioni di massa, che tra le pagine del suo libro prendono il nome di (s)Regolamenti.
In Una mamma imperfetta, l’influencer si racconta a 360 gradi senza freni, impedimenti, completamente unpolitically correct. Ogni capitolo del libro è un viaggio nella musica che cambia melodia diventando colonna sonora del momento. Esistono anche delle zone d’ombra fatte di ansia e difficoltà. E dietro alle foto sorridenti pubblicate sui social network, si nasconde una persona determinata nel cavarsela da sola. Una donna che ha visto momenti felici alternarsi a eventi dolorosi. Uno dei periodi più critici di Alice è stato quando ha dovuto fare i conti con la possibilità di non diventare mai mamma. Un esito del medico che ha letteralmente ghiacciato Alice a causa di un problema alle ovaie.
Ma, anche in questa situazione l’influencer non si è lasciata travolgere dal buco nero, tant’è che oggi la sua felicità ha tre nomi: Mauro, Brando e Morgan. Come dicevamo però, la donna non è soltanto madre e moglie. È una persona indipendente, in carriera. E Alice, in questo suo libro edito dalla giovanissima casa editrice Caro Diario nata peraltro in pieno lockdown, con co-fondatori Gabriele Parpiglia e Vincenzo Macrì, vuole incoraggiare le persone a seguire il proprio istinto e a non scendere a compromessi. Tutto questo e molto altro lo abbiamo affrontato con Alice Basso in una piacevole intervista per Velvet Mag.
Alice, chi è la mamma 2.0?
Io (ride, ndr)! Come dico spesso, il libro si intitola sì Una mamma imperfetta, ma semplicemente perché sono io una mamma imperfetta. È una lettura disponibile a tutti, che stimola ad essere più leggeri, più sereni nella vita e con se stessi. Tra le pagine del libro ci sono non a caso i cosiddetti (s)Regolamenti, volutamente chiamati in questo modo proprio perché sono un po’ diversi dal solito convenzionale. Quasi come se rispecchiassero un ipotetico atteggiamento sopra le righe, ma che mi hanno dato comunque la tranquillità nel vivere serena.
Una donna con i suoi obiettivi professionali, indipendente e dunque non solo madre, continua ad esser argomento di disturbo. Questa realtà l’hai percepita anche sui social?
Nel mio profilo non è successo. Chi mi segue vede il tipo di vita che faccio e credo di essere veramente lontana dall’immagine che il patriarcato ha della donna. È anche vero che – non nel mio profilo ma sul web in generale – alcuni articoli di giornale lo accennano. Spesso lo si legge proprio tra le righe come se fosse la normalità. Magari non viene mai toccato l’argomento in sé, ma lo avverti in base a quello che c’è scritto o in base a quello che una persona dice. Siamo nel 2021, dovrebbe non esistere più!
Stai vivendo un momento molto importante per la tua carriera. Da poco è uscito il tuo libro Una mamma imperfetta e solo dopo due ore è andato sold out su Amazon. Cosa ti ha spinto a raccontarti e a raccontare al tuo pubblico parti importanti della tua vita?
In realtà l’idea del libro non è arrivata da me. Ho conosciuto i ragazzi della casa editrice Caro Diario e mi han dato lo stimolo giusto. Mi hanno spronata in questo. Tuttavia, sapevo che avrei avuto tante cose da raccontare, da dire. Ma non per fare un’autobiografia, ma per parlare delle mie esperienze di vita che si avvicinavano tantissimo a quella che può essere un’esperienza di qualsiasi altra persona. Arrivare il più vicino possibile a coloro che mi seguono; credo faccia riflettere e possa essere d’aiuto.
Ed è proprio questo che mi hanno detto i ragazzi di Caro Diario: «Un libro intanto è per sempre e non è Instagram. In più, puoi comunque aiutare qualcuno raccontando le tue storie, le tue esperienze. Rivelare il tuo modo di pensare ed essere. Puoi far riflettere e portare le persone a cambiare, ad essere migliori e a star meglio». Ovviamente la mia risposta è stata «sì!».
Come hai precisato più volte, anche durante le ultime stories su Instagram, la tua voce può
essere oggi letta grazie anche a Giorgia Messa. Chi è per te Giorgia e quanto è stato
difficile lavorare insieme nonostante le restrizioni per via del Covid?
Giorgia mi è stata presentata virtualmente perché appunto non ci siamo conosciute di persona ancora. Lei è una scrittrice di professione ed è quello che io dico sempre: «Non chiamatemi mai scrittrice da oggi, perché non lo sono. Non lo sarò mai assolutamente». Giorgia per me è stata fondamentale! Non perché è una ghostwriter me perché è una presenza importante per questo progetto. Lei ha fatto la stesura del libro. Ha reso tutto più fluido, più leggero; una cosa per la quale io non sarei mai stata in grado.
Lei è diventata la mia confidente anche se non ci siamo mai viste dal vivo. Pensa che gran parte del libro lo scrivevo di notte mentre tutti dormivano. E fissavo le parole non su carta o sul computer, ma su whatsapp. A Giorgia mandavo dei papiri con capitoli, ripensamenti, audio infiniti e addirittura alcuni vocali con pianti. Di tutto! Lei è stata brava a cogliere il senso, le cose importanti della mia storia e a riassumere il tutto.
Leggendo il tuo libro ho avuto il piacere di ascoltare le colonne sonore che hai scelto per i
tuoi capitoli. Avvicinando il mio smartphone su un ogni codice Spotify ho percepito meglio le tue sensazioni descritte. Tra le tante musiche importanti della tua vita, quel è quella che non ti basterebbe mai e perché?
Non ne ho una in particolare. Per me la musica è sempre stata fondamentale nella mia vita. Partendo dalla classica alla musica rock, dance e così via. Altri stili ed altre melodie. Ogni canzone mi trasmette un’emozione, un periodo diverso e di conseguenza tutte hanno un peso differente sul mio vissuto. Sono molto importanti. Specialmente quelle del libro, perché rappresentano esattamente quel preciso periodo che ho descritto in quel capitolo. Quando ho raccontato la mia gravidanza ho scelto la canzone di Daft Punk, che fatalità era uscita quando io aspettavo Brando. Se oggi ascolto quel brano, mi ricordo esattamente tutti i momenti, tanto da riportarmi a quell’estate del 2013. Nel primo capitolo c’è una canzone degli Hanson. Un gruppo veramente datato (ride, ndr). Ero ragazzina allora, ma calzava perfettamente anche perché ero identica ad uno dei tre, Zac, che diventò oltretutto anche il mio nomignolo.
Parliamo di body shaming, del bullismo, nonché cyberbullismo e anche stalking. Come racconti nel tuo libro non è stato affatto semplice affrontare tutto questo sui social.
Inizialmente è stato davvero difficile perché non ero pronta e soprattutto non ero preparata al fatto che potesse esistere tanta cattiveria. Specialmente nei confronti di una persona che non ha fatto niente di male. Sai, mi metto sempre nei panni degli altri, ma ti giuro non saprei a chi fare una cattiveria simile. Non provo così tanto odio per nessuno al mondo. Mi vergognerei tantissimo. Infatti, fatico ad accettare questo anche se poi realizzo che il tutto accade dietro un telefonino. L’unico consiglio che posso dare e che ho capito – sbagliando – è di ignorare queste persone. Essere indifferenti è la miglior cosa. Se non hai una reazione, la sentono. Se al contrario hai un minimo di risentimento, rivelando la sofferenza si innesca in loro una sorta di sicurezza, perché l’unico loro scopo è appunto far del male. Quindi, bloccare queste persone e poi ignorarle.
Ogni capitolo del tuo libro è accompagnato spesso da una riflessione e da uno (s)Regolamento, ovvero l’azione opposta al “politicamente corretto”. Ma c’è stato un momento in cui hai avuto paura di non seguire le regole convenzionali?
No, mai! Ho sempre seguito l’istinto, il cuore. Ho fatto quello che mi sono sentita di fare, sia come madre che come non mamma. Vedevo che tutto attorno a me andava benissimo. Ed era la risposta più importante alle mie scelte, nel senso che stavo andando nella direzione giusta.
Sei una mamma moderna che ha costruito la sua vita andando controcorrente. Dimostrando come spesso la scelta opposta possa poi rivelarsi quella più giusta. Quale mamma sarai quando Brando e Morgan saranno adulti?
Beh, io ti dico che spero – e son sicura di esserlo – esattamente come sono oggi. Sarò sempre la stessa. Ovviamente avrò qualche anno in più e spero di mantenere il rapporto che ho adesso con i miei figli. Morgan per esempio è ancora piccolino, ma con Brando che ha comunque sette anni e mezzo, ho un rapporto molto speciale. Siamo una cosa sola. Non avendolo portato all’asilo è stato con me fino ai cinque anni e quindi me lo sono goduta tantissimo. Anche se adesso ha un’età in cui ha interessi diversi, facciamo fatica a stare lontani.
Fuori dalla scuola sembra che si vergogni a volte quando gli chiedo un bacio. Poi però, l’attimo prima di addormentarsi mi dimostra tutto il suo amore dicendomi: «Mamma abbracciami forte. Ti amo tantissimo», e lì capisco che il nostro legame è quello, e spero, mi auguro, che in un futuro rimanga tutto uguale. Anche con Morgan sarà così! Poi ho un esempio in casa, che è mia mamma. Con lei ho un rapporto speciale a tal punto da essere la mia migliore amica o mia sorella, tutelando sempre il ruolo della madre. Non so poi in che modo, ma lei è riuscita a trovare un equilibrio perfetto che io voglio avere con i miei bambini.
Quando dici che vivere con leggerezza significa affrontare i problemi ma dall’alto, è vero. È la sensazione che si percepisce leggendo Una mamma imperfetta. Anche se ci sono due
momenti secondo me molto delicati, dove c’è un feroce pugno allo stomaco. Il primo è la morte di tua nonna, il secondo è quando il medico ti ha detto che probabilmente non saresti diventata mai mamma.
Sono due cose completamente diverse. Nel senso che una mi ha segnato completamente e ancora oggi la percepisco in egual modo. La vivo tuttora come un ostacolo, tant’è che mi ha portato a vivere tanti problemi, come l’ansia. Chi soffre d’ansia lo sa, ti condiziona in tante cose. Chi non la vive realmente non capisce quanto può essere limitante. Dell’ansia ne ho parlato anche sul mio social network e molti mi hanno inviato messaggi in cui raccontavano la propria sofferenza, la personale lotta contro questo malessere, e non sanno con chi parlarne. Io per prima ho difficoltà a discuterne, perché faccio fatica ad essere compresa. L’ansia ti condiziona moltissimo.
Forse per questo ho voluto vivere vicino alla mia famiglia e tener Brando con me non mandandolo all’asilo. Tutto questo è presente tra le pagine del libro, anche a testimoniare che chi lavora sui social non ha sempre una vita leggera, perfetta. Spesso molte persone si lasciano condizionare dal bello: «Tanto a lei tutto rose e fiori» – scrivono – «Tu non sai cosa vuol dire lavorare. Tu non sai…». Dunque, ho voluto raccontare questo, come anche l’esperienza dal ginecologo. Vorrei infatti che la mia storia fosse uno spiraglio di luce per tutte quello donne che si trovano nella mia situazione e cadono in un buco nero fermandosi alla prima visita.
Cosa ti aspetti oggi dal futuro?
Non ho molte aspettative. Mi sento fortunata nonostante tutto. Spero di andare comunque avanti come adesso perché per me, è già tanto tutto quello che ho!