Storie e Personaggi

Addio a Paolo Isotta, il grande critico musicale e scrittore aveva 70 anni

A Napoli era professore emerito del Conservatorio San Pietro a Majella

È morto nella sua casa di Napoli Paolo Isotta, una delle più autorevoli voci della critica musicale e della musicologia italiana ed europea. Isotta è scomparso oggi 12 febbraio. Autore di alcuni dei più importanti saggi sui massimi compositori italiani – da Paisiello a Rossini, da Donizetti a Verdi – Isotta aveva 70 anni. Era professore emerito del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli.

Erudizione e cultura senza confini

Nel 1974 l’assunzione come critico musicale al Giornale di Indro Montanelli e nel 1980 il passaggio al Corriere della Sera. Continuerà la sua attività di critico sul quotidiano di Via Solferino fino al 2015. Aveva diretto le collane Musica e Storia per Mondadori e La Musica per Rusconi. Dall’ottobre 2015 cominciò la sua collaborazione su Il Fatto Quotidiano. Dal 2018 collaborava anche con il quotidiano Libero. Scrittura pungente, spirito indipendente, lo humour usato sempre come strumento dialettico, Isotta possedeva una cultura sterminata cultura.

Quella volta alla Scala…

Aveva anche un carattere vulcanico. Subì una sorta di ostracismo dal Teatro alla Scala di Milano per un pezzo con cui criticava il direttore d’orchestra Daniel Harding e indirettamente il maestro Claudio Abbado, ricorda online Il Fatto Quotidiano. Più precisamente, scrivendo di un concerto della Filarmonica scrisse, Isotta scrisse: “Daniel Harding ha una precisa tecnica direttoriale, a differenza del celebre suo mentore, non Simon Rattle, dico, ma Claudio Abbado, onde è un vero direttore, magari un cattivo direttore ma un vero direttore”.

Alfiere della libertà di critica

Il sovrintendente Stéphane Lissner lo dichiarò “persona non gradita”, come si fa con i diplomatici quando li si allontana da una cancelleria. In quel caso Isotta ebbe un avvocato di fiducia non da poco, il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli. “Chi scrive, al contrario del suo critico – scrisse de Bortoli -, ama entrambi i direttori d’orchestra, l’allievo e il maestro, ma ha sempre ritenuto e ritiene che la libertà di critica sia sacra purché non scada mai nei toni e nei contenuti”. “Per quanto sia il più famoso critico musicale europeo- così lo descriveva Pietrangelo Buttafuoco – gli duole che presso taluni non gli si riconoscano dottrina e amore per la musica”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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