Governo Draghi, il giuramento con mascherine senza stretta di mano: 23 ministri, 15 uomini e 8 donne. I tecnici nei ruoli chiave
Subito il primo Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi
Alle 12 di oggi 13 febbraio è avvenuto al Quirinale, davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il giuramento del governo di Mario Draghi. Intorno alle 13, a Palazzo Chigi, un’altra cerimonia: quella del passaggio della campanella con il predecessore del nuovo premier, Giuseppe Conte, con tanto di sanificazione delle mani. Subito dopo è seguito il primo Consiglio dei ministri. In un clima molto sobrio a causa della pandemia, il giuramento si è svolto con tutti i ministri con la mascherina, le distanze e senza strette di mano, né familiari al seguito. Ma anche senza la consueta foto di gruppo nel salone della cerimonia. La foto c’è stata ma, con le dovute misure di distanziamento e senza le mascherine, in un’altra sala.
Ministri tecnici e politici
Molti i politici, tante le conferme. Ma ai tecnici vanno tutti i ministeri chiave. La nuova squadra di ministri, che registra anche un terzo di donne, è formata e dà spazio a tutti i partiti dell’ampia maggioranza che sostiene l’esecutivo, con – appunto – figure di fiducia del premier in dicasteri chiave. Il premier è salito al Colle ieri 12 febbraio alle 19 e dopo quaranta minuti di colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sciolto la riserva. Asciutto nello stile, non ha aggiunto alcun commento davanti alle telecamere dopo aver letto i nomi dei 23 ministri. Lasciando il Quirinale si è lasciato andare per un attimo: “In bocca al lupo”, risponde ai fotografi che lo attendono sommergendolo di flash.
Nei prossimi giorni la fiducia in Parlamento
Nessuna trattativa estenuante con le forze politiche: la composizione dell’esecutivo è una partita che l’ex numero uno della Bce ha giocato da solo, affidandosi ai consigli del Colle. Ciò non toglie che ci sia voluto ugualmente un complesso lavoro di cesello per trovare i giusti equilibri. Dopo il giuramento e il primo Consiglio dei ministri a metà settimana (da mercoledì al Senato) toccherà infine alle Camere votare la fiducia e a quel punto inizierà la corsa contro il tempo.
Le priorità di Draghi
L’emergenza sanitaria, economica e sociale – lo ha detto Draghi accettando l’incarico il 3 febbraio – sono le priorità. I temi si intrecciano e molto passerà per il Recovery plan che sarà rivisto e reso operativo lavorando fianco a fianco con il sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli. Ma soprattutto con il nuovo ministro dell’Economia e il ministro per la Transizione Ecologica, che fonderà i temi ambientali e alcune competenze in materia energetica: e qui i nomi scelti, quello di Daniele Franco e Roberto Cingolani, sono fuori dal perimetro dei partiti. Il M5s viene dunque solo parzialmente accontentato: il contenitore chiesto da Beppe Grillo c’è ma alla guida non va un esponente del Movimento.
M5S, soddisfazione e critiche
“Lo abbiamo fortemente voluto”, rivendica su Fb Luigi Di Maio (che viene confermato alla Farnesina) perché “questo è il governo della transizione ecologica”. Parla invece di una presa in giro Barbara Lezzi, tra le voci critiche dei 5s: “Il super ministero non c’è. Non abbiamo votato per questo”. Finisce sempre nelle mani di una ‘tecnica’ il ministero della Giustizia, tema particolarmente divisivo per i partiti che compongono la maggioranza: a guidare via Arenula sarà l’ex presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia. All’innovazione tecnologica e digitale va invece Vittorio Colao.
Pd, il vicesegretario al Lavoro
Molti altri ministeri vengono suddivisi fra i partiti. I Cinque Stelle vedono rappresentate quasi tutte le proprie anime, il Pd anche con l’entrata di Andrea Orlando che guida il Lavoro. I Dem non portano donne però in Cdm. Nicola Zingaretti assicura di volervi porre rimedio: il “tema della differenza di genere è il cuore del programma per la ricostruzione italiana”, dice il segretario rinviando alla nascita del sottogoverno.
Lega, ministero di peso
A incassare un ministero di peso come lo Sviluppo economico è la Lega: va a Giancarlo Giorgetti, mentre l’ex viceministro all’Economia Massimo Garavaglia prende la guida del Turismo che diventa un dicastero a sé. Ma i leghisti ottengono pure la nascita del ministero della Disabilità. “Imprese, turismo, disabili. Lega da subito al lavoro pancia a terra per aiutare e rilanciare il cuore dell’Italia”, twitta per primo Matteo Salvini.
Forza Italia, LeU, Italia Viva
A Forza Italia vanno tre dicasteri ma tutti senza portafoglio: Renato Brunetta alla Pubblica amministrazione, Maria Stella Gelmini agli Affari regionali e Mara Carfagna al Sud. Tutti e tre sono stati al governo con Berlusconi. Draghi sceglie invece la continuità per un ministero fondamentale nella gestione dell’emergenza Covid, quello della Sanità: a guidarlo sarà ancora Roberto Speranza di LeU che ricorda come la salute sia “un diritto tutelato dalla Costituzione”. E questo vale anche per chi non può permetterselo, sottolinea tracciando la linea della propria azione politica. Per Italia Viva torna al governo Elena Bonetti, che si occuperà sempre di Famiglia, e che insieme a Teresa Bellanova con le dimissioni ha ufficializzato la crisi del Conte II.