Primo piano

Covid: i virologi chiedono il lockdown, impianti di sci chiusi fino a marzo. Governo: il programma di Draghi

Il propagarsi delle varianti del virus fa scattare l'allarme fra gli esperti

La pandemia di Covid adesso fa paura per le varianti del coronavirus. A cascata scattano una serie di effetti “indesiderati”: gli impianti di sci restano chiusi fino al 5 marzo, mentre alcuni fra i più celebri virologi chiedono apertamente un lockdown nazionale. Le regioni sono in rivolta. Il neo presidente del Consiglio, Mario Draghi, lima intanto il suo discorso in vista della fiducia in Parlamento. Le priorità di governo condensate in pochi punti essenziali: emergenza sanitaria, campagna vaccinale, Recovery plan, riforme del fisco, giustizia e pubblica amministrazione. 

Stop fino al 5 marzo

L’incubo della varianti blocca la ripartenza dello sci fino al prossimo 5 marzo. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino alla data di scadenza del Dpcm 14 gennaio 2021. Un’ordinanza in extremis, che è arrivata alla vigilia delle previste riaperture e che sollevato le proteste delle regioni e della Lega. “Il Governo – ha detto Speranza – si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori”. Attaccano i ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia. “La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre. Non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa”.

Esercenti sul lastrico: “Stagione finita”

Per l’Anef, l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari “dopo il 3 dicembre, il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga al 5 marzo. Ormai la stagione è saltata, ci sentiamo presi in giro di fronte a tutto quello che abbiamo speso per la riapertura, in vista della quale abbiamo assunto altro personale. I ristori siano immediati, altrimenti il comparto va in fallimento. Siamo il settore più penalizzato: da 12 mesi senza un euro di incasso ma con spese e stipendi da pagare. La cassa integrazione è arrivata a dicembre, da luglio lavoravamo per preparare l’inverno”.

“Lockdown duro subito”

Il virologo Andrea Crisanti, di fronte al diffondersi delle varianti del Covid, lancia l’allarme. “Bisognava fare il lockdown a dicembre mentre ora siamo nei guai”. La soluzione sarebbe “un lockdown duro subito per evitare che la variante inglese abbia effetti devastanti come in Inghilterra, Portogallo e Israele”. Dove si trovano le varianti brasiliana e sudafricana servono chiusure stile Codogno, non le zone rosse troppo morbide“, aggiunge. Le parole di Crisanti al quotidiano La Stampa arrivano dopo l’appello di Walter Ricciardi, il consigliere scientifico del ministro della Salute, che ha chiesto un “lockdown totale per fermare il virus”. “Chiusura totale per due settimane per abbassare la curva” invoca Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione indipendente di monitoraggio Gimbe. “Un lockdown farebbe abbassare la curva per poter riprendere il tracciamento, altrimenti bisognerà continuare con ‘stop and go’ per tutto il 2021. Immaginare che la somministrazione del vaccino possa far migliorare la situazione è molto difficile”.

Governo, i punti più importanti

Il neonato governo Draghi avrà anche e soprattutto l’emergenza sanitaria da affrontare con rapidità e determinazione. Queste, più in generale, le priorità nel nuovo esecutivo: vincere la pandemia, rendere operativa ed efficiente la campagna vaccinale, rilanciare l’economia grazie a un perfetto piano di spesa dei fondi che arriveranno dall’Europa. Draghi però vorrebbe fare anche tre riforme chiave: quella della pubblica amministrazione, della giustizia civile e del fisco. Il presidente del Consiglio si recherà mercoledì prossimo 17 febbraio al Senato per ricevere la fiducia e giovedì alla Camera. Si prevede un consenso ampio. Quantomeno da Pd, M5S, Lega, Forza Italia e Italia Viva.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio