Antonia Sautter, Il Ballo del Doge: «Come Sherazade racconto ogni volta una storia diversa» [INTERVISTA ESCLUSIVA]
La famosa costumista e artigiana di lusso veneziana si racconta a Velvet Mag
Vulcanica, energica, stacanovista, sognatrice ma più che altro follemente innamorata del suo lavoro. Madame Antonia Sautter da anni è nel panorama delle star dei grandi eventi di lusso. Nasce come stilista o meglio come artigiana di lusso, come lei ama definirsi, per poi essere acclamata a livello internazionale per la messa in scena del sontuoso Il Ballo del Doge. Sarebbe riduttivo descrivere la serata come l’evento più importante del Carnevale di Venezia. Un Ballo in maschera dove principesse e magnati sfilano in costume nella festa più esclusiva del jet set internazionale, rivisitazione dei fasti del settecento veneziano. Una produzione artistica che muove ben tre milioni di euro come indotto luxury entertainment.
Una serata alla quale non sono voluti mancare negli anni nemmeno Vivienne Westwood, Joaquin Cortes, Zucchero e la compianta Marta Marzotto. Il Ballo del Doge è un’esperienza unica al mondo, è uscire fuori da sé stessi per una notte andando alla ricerca di una nuova identità. Secondo l’emittente tv ABC è una delle dieci grandi esperienze magiche da fare almeno una volta nella propria vita. A Velvet Mag la famosa creativa e costumista italiana racconta il suo percorso, i suoi sogni, le sue emozioni, i sacrifici che l’hanno portata nell’olimpo delle event planner di fama mondiale.
Intervista esclusiva Velvet Mag ad Antonia Sautter
Con il Carnevale annullato, a causa covid-19, ha portato per la prima volta la sua creatività ai Mondiali di Sci a Cortina organizzando una sfilata allegorica di abiti storici in diretta tv su Rai2. Che esperienza è stata?
Era la prima volta che partecipavo ad una manifestazione sportiva. Nonostante le difficoltà metereologiche dovute ad una grande nevicata è andato tutto per il meglio. Ho concepito l’evento come un incontro tra due Regine: Venezia e le Dolomiti. Portare la magia del Carnevale in soli quattro minuti non è stato facile. Nonostante ciò il calore e l’applauso del pubblico è stato intenso. Io e il mio team siamo riusciti ad emozionare.
Che racconto è stato quello che si è tenuto sulle Dolomiti?
Storico onirico, una Venezia golden age. Hanno sfilato personaggi iconici come Marco Polo, Veronica Franco, Il Doge, Caterina Cornaro. Ho voluto rappresentare un incontro ideale tra queste due splendide città. La Regina del Mare, Venezia, ha donato a Cortina, Regina delle Dolomiti, una ricchezza creativa. Mi sono divertita molto a creare e a sognare al contempo. Non sono mai soddisfatta del mio lavoro, sono una perfezionista, ma ho voluto, con questa occasione, dare un segnale che noi artisti ci siamo, nonostante la pandemia.
Antonia Sautter in questi giorni le sue creazioni sono state protagoniste anche dello spot sul Carnevale veneziano per i festeggiamenti dei 1600 anni dalla sua fondazione. Il video vede protagonisti i campioni di basket Mitchell Watt e Temi Fagbenle che interpretano due nobili dell’epoca.
I due famosi sportivi si sono immedesimati perfettamente nella parte, interpretando con ironia lui un conte e lei una regina. Il carnevale in fondo poi cos’è? E’ un gioco dove si cambia identità. Entrambi gli sportivi hanno portato una sterzata di pura energia ed hanno inviato un messaggio positivo: “Venezia è qui, vi aspetta”. Oltre a ciò ho un progetto in via di definizione.
Di cosa si tratta?
Vorrei dare vita ad identità femminili forti sia nel bene che nel male. Donne che hanno segnato profondamente la storia del mondo. Celebrità femminili dal calibro di Maria Antonietta, Cleopatra, Caterina di Russia, Elisabetta I, Isabella di Castiglia, che grazie ai loro abiti e personalità ci hanno fatto sognare. Saranno affiancate a Regine allegoriche (Regina della notte, Regina dell’Amore, Venezia Golden Age), costumi creati da me, frutto della mia immaginazione ai quali attribuisco diverse virtù: libertà, passione, successo.
Ogni volta che mi tuffo in un abito storico mi immedesimo in esso. Mi piace molto uscire fuori dallo schema storico/filologico della creazione, dare un tocco fashion e glamour ai vari personaggi. Il titolo di questa mostra/spettacolo che ho in mente è “Regina nell’anima”. Sarà visibile online, in streaming YouTube, promossa dal Comune di Venezia e divulgata nella nostra mailing list che conta oltre trentamila personalità del jet set mondiale. Il sogno è ancora magia, anche con tutte queste difficoltà.
Antonia Sautter proprio lo scorso week end si sarebbe dovuto svolgere Il Ballo del Doge. Ogni anno prevede un tema per la manifestazione, per questa edizione 2021 quale sarebbe stato?
Fino all’ultimo non mi sono data per vinta, immaginavo che ci fosse un’apertura. Avevo ideato “Amor Opus Magnum”, la serata doveva tenersi il 13 febbraio nella notte dedicata a San Valentino. Un segno d’amore da e per Venezia. Ero già pronta con lo story board. Già il giorno dopo la notte del Ballo mi metto in moto per organizzare l’edizione successiva. Avevo persino ideato i dieci costumi per i personaggi principali.
Quale sarà la data 2022 del prestigioso evento?
Il 26 febbraio, il sabato del carnevale. Quando tornerà la normalità ci sarà una festa dedicata alla rinascita. Vorrei fare un doppio appuntamento, il primo che rievochi le scenografie/balli che si sono tenuti in queste 27 edizioni, una sorta di “The Best of”. In fondo viviamo questa magia solo per cinque ore. Vorrei riportare in scena i fasti delle precedenti edizioni. I ricordi fanno bene alla nostra anima. Anni fa avevo sempre un doppio appuntamento per il Ballo, poi con il passare del tempo sono stata assorbita nell’organizzazione delle feste di lusso di privati durante il carnevale, per cui ho mantenuto un’unica data della manifestazione, ma per il 2022 vorrei fare il bis.
Lei nasce come stilista, il suo negozio Venetia è nel centro storico della città, dove vende le sue creazioni uniche e a pochi passi si trova l’atelier Antonia Sautter dove noleggia anche gli abiti del ballo. Come nasce la sua passione per la moda e per il costume?
Avviene da bambina, non c’è un momento preciso. Ricordo che facevo compagnia a mia madre Ita che era una grande creativa. Sapeva trasformare qualsiasi pezzo di stoffa in qualcosa di straordinario. Ero molto orgogliosa di starle accanto, mi sentivo la sua assistente. Lei sapeva incentivare la mia creatività, stimolava in me delle visioni. Sono molto legata a lei, anche se l’ho persa a soli diciotto anni. Per prima mi ha fatto capire quanto per noi donne fosse importante l’espressione del proprio se. Attraverso la creatività una donna può presentarsi agli occhi del mondo. Ero letteralmente affascinata dai costumi che creava mia madre, immaginavo il ruolo che avrei interpretato in Piazza San Marco durante il carnevale. Avevo un’enciclopedia all’epoca, sfogliavo le pagine e vedevo personaggi con costumi straordinari. Era un vero e proprio viaggio nella storia.
Cosa la faceva sognare?
Il vivere un’altra identità. Io sono un’interprete che attraverso la sartoria vuole creare delle suggestioni. Non copiando pedissequamente il contesto storico ma evidenziando il mio pensiero attraverso il personaggio. C’è sempre bisogno di un momento performativo. L’opera deve vivere attraverso l’interpretazione. Il carnevale permette di poter mettere in piedi un gioco che va al di là del teatro. C’è molto di personale in chi indossa un costume. L’abito trasforma qualsiasi persona in un performer artist. Non c’è bisogno di essere attori. E’ la follia bella dello spettacolo, vedere la vita come qualcosa di nuovo in cui potersi cimentare.
Quali sono le muse di Antonia Sautter?
Ne sono due. Venezia che ho imparato ad amare e mia mamma che aveva questa facoltà di vedere in tutto qualcosa di magico, soprattutto le stoffe.
Come avviene il suo percorso artistico?
Ho lavorato in un’azienda di moda americana, la Venezia Mode, che esportava dall’Italia l’eccellenza del Made in Italy, dal prêt-à-porter all’haute couture. Lì mi sono fatta le ossa, un lavoro duro, organizzativo. Poi ho fatto un’esperienza di alcuni mesi a New York, ma mi sono accorta che non potevo vivere senza Venezia. Qui c’è il mio cuore. Ho iniziato con un piccolo negozio di moda, ipotecando la casa. A volte bisogna seguire il proprio cuore anche se va male, certamente il rischio deve essere oculato. Fortunatamente sono riuscita ad andare avanti, accumulando straordinarie esperienze. Sono riuscita ad esprimere me stessa, raggiungendo momenti di felicità unici. Non mi è mai mancato l’entusiasmo. Ho attualmente anche un e-commerce dove vendo le mie creazioni. Venezia, come tutte le città d’arte, è in un momento difficile, ma è una regina guerriera e sono sicura che ce la farà.
Ha creato nel 1999 le famose maschere per la scena dell’orgia del film di Stanley Kubrik “Eyes Wide Shut”.
Non conobbi mai il famoso regista ma presi accordi con il suo assistente scandinavo. Ricordo che stavamo ore ed ore intere nel mio magazzino per selezionare le maschere più adatte. Non avevo la descrizione della scena per motivi di privacy. Quando vidi il film fu un momento di grande emozione. Tom Cruise aveva il volto coperto da una mia creazione. Nel 2006 mi sono occupata di realizzare i costumi del film “Antonio Vivaldi, un Prince a Venise” con Michel Serrault e Stefano Dionisi.
Antonia Sautter come nasce la sua creatura Il Ballo del Doge?
Casualmente. Anche se per me il caso non esiste perché siamo sempre noi che attiriamo ciò che vogliamo. Nel 1994 entrò nel mio primo negozio il comico Terry Jones, che si trovava a Venezia per girare uno spot per la British Airways. Aveva però anche un altro progetto della BBC, cioè quello di produrre un documentario sulla quarta crociata e la sua storia interpretata come una grande festa. Cercavano chi potesse aiutarli nella scenografia. Io non avevo mai collaborato prima ad ora ad un programma tv, ma sapevo che potevo farlo e li convinsi ad ingaggiarmi.
In che modo?
Mi buttai a capofitto nel progetto coinvolgendo anche i miei amici come comparse, facendo indossare loro i miei costumi. Alla fine delle riprese il regista esclamò: “Bravissimi tutti, questo era Il Ballo del Doge”. Mi si accese una lampadina. La location in cui sono state girate le scene del corto era Palazzo Pisani Moretta, che è rimasto la location storica in cui, fino al 2019, si è tenuto Il Ballo del Doge. Dietro ogni sogno c’è sempre tanto lavoro.
Dove si è trasferito ora il Ballo?
Alla Scuola Grande della Misericordia, Palazzo Pisani era diventato troppo angusto. Il Ballo deve stupire gli ospiti e per questo coinvolge oltre cento artisti. Lo scorso anno abbiamo avuto il problema dell’acqua grande, la gente era spaventata, soprattutto dai media che avevano descritto una situazione catastrofica. La risonanza di ciò ha influito nelle prenotazioni. Inoltre in quel momento eravamo agli inizi della pandemia. In Italia non era ancora chiaro a ciò che andavamo incontro, ma siamo riusciti ad organizzare il tutto. Nulla ci viene regalato in questa vita, bisogna credere nei sogni. La fortuna non è un biglietto che si vince alla lotteria, è una pianta che devi saper innaffiare con cura. “Carnival Rhapsody” era il tema dell’evento in cui ho rievocato momenti legati ai sogni.
Ogni anno Il Ballo del Doge ha una tematica diversa.
Credo nell’unicità, nell’originalità, nel dover esplorare nuovi territori. Ci sono alcuni ospiti che tornano ogni anno, per cui ci tengo ad offrire loro qualcosa di irripetibile. Come Sherazade, il personaggio di Mille e una notte, voglio raccontare ogni volta una storia diversa. I titoli dell’evento trasmettono già delle suggestioni. “Il Magnifico effimero”, (elogio al sogno, alla magia, al peccato), “I Giardini segreti dei sogni”. Non si può descrivere Il Ballo del Doge bisogna viverlo. E’ una notte straordinaria, io sono il Direttore d’orchestra di una macchina organizzativa che coinvolge 500 persone, 100 artisti in costume, 500 ospiti vip che devono essere seguiti in tutto e per tutto. Non è semplice, ma è elettrizzante. Il mio team si immedesima perfettamente in me e fa tutto ciò che farei io. Sentono la responsabilità di offrire l’eccellenza e l’orgoglio di far parte di Venezia.
Come si partecipa al Ballo?
Si telefona al mio ufficio, o si manda una e-mail. C’è una scheda di prenotazione sul sito. Per incentivare le prenotazioni del 2022 c’è già il booking on line che permette di acquistare i biglietti ad un prezzo vantaggioso.
La richiesta più particolare che ha esaudito in questi anni?
Una grande personalità del mondo musulmano ha voluto vestire i panni di un papa. Per una signora che ha voluto fare uno scherzo al marito abbiamo ideato una festa per riconquistarlo.
Il costume a cui è più legata?
È sempre l’ultimo che realizzo.
Che cos’è per Antonia Sautter il lusso?
Non è ciò che si possiede, ma l’esperienza di vita, il tempo che hai per fare certe cose. Il lusso è avere una cosa unica, curata nei dettagli, una vera e propria opera d’arte. Qualcosa di fatto a mano rigorosamente Made in Italy. Io ad esempio realizzo le pantuffe, le friulane, le slippers in velluto di seta stampate a mano impreziosite da cristalli swarovski. Una scarpa che nasce per i gondolieri per non far rovinare il legno delle loro preziose imbarcazioni. Un pezzo esclusivo. Per la giornata contro la violenza delle donne le ho ideate rosse. Il lusso è essere quasi designer di sé stessi e poter personalizzare una creazione.
Cosa rende una donna unica ed elegante?
La personalità è tutto, la disinvoltura, ma soprattutto la piena conoscenza di sé.
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