La credevamo una Cerentola. Ma la Gran Bretagna, pur con severe difficoltà, sta combattendo con fortissima determinazione la pandemia di Covid. E forse il nostro giudizio di italiani va rivisto. È di queste ore la notizia impressionante che arriva da oltremanica. Il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha annunciato che “la gran parte di qualsiasi eccedenza futura di vaccini” sarà donata al meccanismo Covax.
Enormi diseguaglianze
Di cosa si tratta? È un meccanismo volto a rendere possibile l’immunizzazione degli abitanti dei Paesi più poveri dal Coronavirus. La situazione nel mondo al di fuori dei Paesi ricchi è drammatica. Nei giorni scorsi l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha lanciato un allarme: “La gran parte delle vaccinazioni contro il Covid sono state effettuate sinora nei Paesi ricchi che producono il 60% del Pil mondiale. Ci sono 2,5 miliardi di esseri umani che non hanno ricevuto nulla”.
Inghilterra, immune una persona su 5
Ecco allora che l’intervento del governo britannico sembra inquadrarsi in questa direzione. Tuttavia il viceministro degli Esteri James Cleverly ha spiegato che “è difficile dire con certezza” quando o come il Regno Unito potrà donare le dosi di vaccino contro il Covid-19. Diciamo che l’intenzione c’è e, si spera, non resterà un’operazione di mera propaganda. Mentre le campagne vaccinali procedono tra difficoltà logistiche ed epidemiche e la variante inglese fa particolarmente paura in Europa, proprio dalla Gran Bretagna (che vive un momento drammatico dal punto di vista dell’ospedalizzazione e dei decessi giornalieri) arriva un motivo di speranza per il prossimo futuro. Quasi una persona su cinque, in Inghilterra, è già immune al Covid-19.
Situazione difficile ma in ripresa
Lo rilevano i dati dell’Office for National Statistics (Ons), riporta il sito Quifinanza. Circa il 19% della popolazione abbia sviluppato gli anticorpi al virus. La rilevazione fa riferimento ad un periodo di 28 giorni antecedente il 1 febbraio. E suggerisce che le persone immuni abbiano contratto l’infezione o siano state vaccinate. Il livello di immunizzazione è più che raddoppiato rispetto al precedente dato del 9%, che faceva riferimento ai 28 giorni antecedenti il 7 dicembre.