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Sanremo è Sanremo: i film più curiosi che hanno raccontato il Festival

Quando anche film e fiction raccontano il Festival

Sanremo è Sanremo, anche fuori dall’Ariston. Si dice che in quella settimana di kermesse il mondo dello spettacolo si fermi per vivere nella bolla del Festival, ed è vero: durante Sanremo tutti parlano di Sanremo. Ma durante degli anni, mentre il concorso è arrivato alla sua 71esima edizione, sono state moltissime le occasioni in cui cinema e tv hanno omaggiato il palcoscenico il Festival della canzone italiana. Le storie dei grandi artisti che hanno calcato quel palco, tra retroscena, insuccessi, tragedie e amori, sono state raccontate attraverso film e fiction: ecco alcuni titoli tra i più curiosi.

Destinazione Sanremo, 1959

Il Festival è nato nel ’51, ma già dopo i primi anni è iniziata la sua narrazione ad opera di un musicarello diretto da Domenico Paolella. Sebbene nel ’59 Destinazione Sanremo sia nato come un’operazione di marketing per promuovere il neonato Festival della Canzone italiana, ad oggi resta un affascinante documento di repertorio di quei primi anni della kermesse. Tra il materiale utilizzato per il film, infatti, ci sono moltissime esibizioni dal vivo reali, filmate durante quella nona edizione. Ecco che allora potrete rivedere Domenico Modugno, Nilla Pizzi, Johnny Dorelli, Claudio Villa, Betty Curtis e tutti gli altri cantanti in gara esibirsi nell’allora Salone delle feste del Casinò di Sanremo.

Ma Destinazione Sanremo è anche il viaggio di un gruppo di amici appassionati di musica leggera e pronti ad entrare nel vivo della kermesse, insieme su un treno diretto a Sanremo. Mentre si consuma la storia d’amore tra i giovani Tonino e Anna, purtroppo il gruppo non arriverà mai a destinazione, rimando bloccato da una valanga durante il tragitto. Si accontentano però di seguire lo spettacolo in tv, ed anche quella era rivoluzione, poiché era arrivata nelle case degli italiani solo cinque anni prima, nel ’54. A vincere la nona edizione di Sanremo furono proprio Modugno e Dorelli con l’intramontabile Piove (ciao ciao bambina).

Volare, 2013

E con un salto temporale ritroviamo il primo rivoluzionario protagonista del Festival proprio nella recente mini serie tv a lui dedicata, Volare – La grande storia di Domenico Modugno. Ad interpretare il cantautore pugliese è Giuseppe Fiorello, diretto da Riccardo Milani, in un tributo che ha vinto il Premio Regia Televisiva come Miglior fiction nel 2013. 2 puntate andate in onda su Rai1. La fiction ripercorre gli esordi del giovane Mimmo, che arriva a Roma col sogno di diventare attore ma si ritrova per la prima volta sul palco di Sanremo nel ’58, con Nel blu dipinto di blu.

All’epoca Modugno aveva iniziato a lavorare per il Festival in veste di autore: avrebbe dovuto lasciare la canzone nelle mani di un interprete vero, come da tradizione, ma non riuscì a convincere nessuno. Non c’era anima viva pronta a puntare su quel brano, e così il giovane Domenico si è ritrovato a fare anche da interprete: una novità assoluta all’epoca, mal tollerata dagli addetti ai lavori e ancor peggio dagli altri cantanti in gara. Ma è proprio qui che è successo l’incredibile: “Volare” si è trasformata subito in un successo, virale, immortale. Una mini serie emozionante non solo per chi ama Modugno, ma anche per chi vuole ripercorrere una delle prime svolte epocali nella storia di Sanremo.

Dalida, 2016

Meno noto ma davvero meritevole è il film diretto da Liza Azuelos con Sveva Alviti nei panni di Dalida e Riccardo Scamarcio in quelli di Orlando (nome d’arte di Bruno Gigliotti), con un’interessante incursione di Alessandro Borghi nel ruolo di Luigi Tenco. Un film biografico particolarmente prezioso, dal momento che lo stesso Orlando, fratello minore di Dalida, ha partecipato alla scrittura della sceneggiatura fornendo aneddoti dall’interno e ripercorrendo la storia della cantante italo-francese. Dalla nascita a Il Cairo fino al grandioso successo negli anni Sessanta e Settanta e al tragico suicidio a Montmartre, nell’87.

“FF.SS.” – Cioè: “…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?”, 1983

Un titolo, un programma. È del 1983 questo bizzarro film diretto e interpretato da Renzo Arbore, insieme a Roberto Benigni, Luciano De Crescenzo e Pietra Montecorvino. Un autentico schieramento di stelle dello spettacolo (e del Festival), da Pippo Baudo a Modugno, e ancora Raffaella Carrà, Morandi, Troisi, Boncompagni e Bobby Solo. Renzo Arbore, che qui interpreta se stesso, è in cerca di un’ispirazione brillante e punterà proprio il Festival di Sanremo: l’obiettivo è quello di lasciare un segno sconvolgendo il pubblico con una sceneggiata, orchestrata ad hoc, che vada a scombussolare la scaletta fino a creare abbastanza scompiglio da rubare la scena… Ed ottenere un microfono per esibirsi sul palco. Un ritratto gustosissimo dell’Italia di quegli anni (non mancano i riferimenti politici irriverenti) e della macchina discografica, trainato dal sogno di sbarcare il lunario, costi quel che costi. E quale vetrina migliore, se non Sanremo?

Appuntamento in riviera, 1962

E ancora un ultimo tuffo negli anni Sessanta con il film diretto da Mario Mattoli, popolarissimo impresario teatrale dell’epoca, oltre che sceneggiatore. Ed è stato proprio lui a mettere in scena in musicarello sentimentale ambientato tutto a Sanremo e dintorni, storia d’amore tra Tony (Renis) e a sua fidanzata Laura. I sogni sentimentali dei due giovani vengono ostacolati proprio dalla carriera di lui, cantante in erba, tenuto sotto scatto dai discografici. Il contratto di Tony prevede infatti che lui rimanga single, agli occhi del pubblico, per almeno due anni.

Una storia insolita che si affaccia sul curioso “star system” italiano di quegli anni, fatto già di strategie promozionali, gossip, pettegolezzi e compromessi: mentre Tony fa i conti con il prezzo del successo, il film svela alcune interessanti dinamiche del mondo discografico che ruotava attorno al Sanremo nei primi anni Sessanta. Una piccola chicca per gli amanti del genere, che troveranno proprio Renis nei panni del protagonista, insieme a Mina, Claudio Villa e Franco Califano che interpretano se stessi.

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