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Covid, allarme a New York: scoperta una nuova variante. Biden: “Emergenza nazionale”

Anche in California mutazioni del virus in 44 contee

Gli Stati Uniti hanno ormai raggiunto e superato la soglia delle 500mila vittime per Coronavirus dall’inizio della pandemia. Una cifra mostruosa. Superiore ai caduti in battaglia che il Paese ha avuto nella Prima Guerra Mondiale, nella Seconda Guerra Mondiale e nella Guerra in Vietnam sommati insieme.

New York in crisi

Come se non bastasse ora è scattata la massima allerta per una nuova variante del Sars-CoV-2 che si sta diffondendo molto rapidamente. Soprattutto a New York. La metropoli dell’East Coast è in forte difficoltà. La mutazione potrebbe indebolire l’efficacia dei vaccini. Lo riporta il New York Times citando due studi, uno del Caltech, il Californian Insitute of Technology, l’altro della newyorkese Columbia University.

Vaccini a rischio

La nuova variante si chiama B.1.526 e contiene una mutazione che potrebbe aiutare il virus a schivare il sistema immunitario. Il presidente americano Joe Biden ha reagito estendendo l’emergenza nazionale. “Il Covid 19 continua a causare significativi rischi alla salute pubblica e alla sicurezza del Paese. Per questo l’emergenza nazionale dichiarata il 13 marzo 2020, e iniziata l’1 marzo del 2020, deve continuare a restare in effetto dopo l’1 marzo 2021”, si legge in una nota ufficiale.

California, nuova variante in 44 contee

In un contesto che appare ancora altamente drammatico, gli Stati Uniti devono registrare un altro record negativo, questa volta della California. Lo Stato ha superato la soglia dei 50.000 morti, divenendo il primo, fra i 50 Stati federati più il distretto di Washington, a toccare questo triste traguardo. La soglia arriva mentre una variante del virus rintracciata in California durante l’inverno si sta diffondendo rapidamente. E adesso rappresenta il 50% delle infezioni in 44 contee.

Attenti al “lungo Covid”

Da questa parte dell’oceano Atlantico, in Europa, l’attenzione si concentra intanto sul “lungo Covid”, ovvero gli effetti a lungo termine del Coronavirus che colpiscono misteriosamente un numero significativo di pazienti, tanto da diventare una delle nuove priorità delle autorità sanitarie. Lo ha detto il direttore dell’Oms Europa, Hans Kluge, in una conferenza stampa. Kluge ha usato il termine inglese long Covid per descrivere un fenomeno diffuso. E cioè che dopo 12 settimane dal coronavirus una persona su 10 contagiata non è ancora in buone condizioni di salute.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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