Alberto Savinio. Una mostra da vedere e ascoltare a Palazzo Altemps
SAVINIO. INCANTO E MITO. UNA MOSTRA DA VEDERE E ASCOLTARE
Nonostante il Covid-19, la capitale sta offrendo una proposta culturale davvero eccellente e ricca. Dopo la straordinaria mostra di Josef Koudelka all’Ara Pacis, VelvetMag ha visitato per voi la personale dedicata al grande maestro del ‘900 Alberto Savinio, aperta fino al 13 giugno 2021 a Palazzo Altemps, sempre a Roma. Savinio. Incanto e mito è il titolo dell’esposizione – a cura di Ester Coen e organizzata da Electa – che presenta circa 90 lavori selezionati tra dipinti e opere grafiche provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private. Una mostra da non perdere, perché delinea non soltanto un più conosciuto Savinio pittore, ma anche un meno noto Savinio scrittore e compositore musicale.
ALBERTO SAVINIO ED IL SUO CONTESTO CULTURALE
Fratello di Giorgio de Chirico, Andrea de Chirico in arte Alberto Savinio (Atene, 1891 – Roma, 1952) è stato un intellettuale colto ed eclettico che ha saputo trasformare le proprie conoscenze umanistiche in un linguaggio visionario e all’avanguardia. Savinio, infatti, oltre ad essere stato uno stimato pittore, è stato anche un ottimo compositore, scrittore e drammaturgo; nel corso della sua vita si spostò molto frequentemente di città in città: Monaco, Parigi, Ferrara, Salonicco e Roma.
A Monaco, Savinio ebbe modo di approfondire il pensiero di Otto Weininger, di Arthur Schopenhauer e Friedrich Nietzsche, mentre a Parigi conobbe molti esponenti delle avanguardie artistiche come Pablo Picasso, Francis Picabia, Jean Cocteau, Max Jacob e Guillaume Apollinaire. Nel 1915, insieme al fratello, fu costretto ad arruolarsi nel 27° reggimento di fanteria a Ferrara, laddove era già in contatto con il circolo artistico di Filippo de Pisis e Carlo Carrà. Dopo svariati anni a Salonicco come interprete, Savinio si stabilì a Roma, in cui, dal ’24, fu tra i fondatori della “Compagnia del Teatro dell’Arte” diretta da Luigi Pirandello.
LA MOSTRA A PALAZZO ALTEMPS
Ma torniamo alla mostra a Roma che, come già anticipato, presenta circa 90 opere di Alberto Savinio posizionate accanto alla collezione permanente di una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano: Palazzo Altemps. I dipinti sulle pareti, colorati e moderni, vanno a creare un contrasto assai suggestivo sia con la statuaria classica, sia con gli affreschi dell’antica residenza aristocratica.
L’esposizione si apre con un Savinio meno conosciuto e per questo interessantissimo. Al centro della Sala Mattei è stata allestita una struttura architettonica in grado di contenere un’importante selezione di prime edizioni, dattiloscritti e manoscritti autografi dell’artista. A rendere ancora più affascinante la consultazione di questi scritti originali, in sottofondo risuonano Les Chants de la mi-mort composti dal giovane Savinio nel 1941.
Poi si prosegue verso il nucleo centrale della mostra costituito da una serie di quadri risalenti ad un periodo compreso tra gli anni ’28 e ’30 che riconducono ad un medesimo genere rappresentativo. Si tratta di costruzioni oniriche che rispondono ad una visione dell’universo “inscatolata”, nonché filtrata da uno spazio immaginato come fosse un gioco. Infatti, in queste opere Savinio pensa al mondo come un immenso giocattolo, dando vita allo stesso tempo a scene utopiche dominate da strutture fragili e multiformi che alludono ad una realtà sospesa.
Nell’Isola dei giocattoli (1930) le forme sono assemblate in una costruzione piramidale tra reale e fantasia, tra immaginazione e meraviglia. Assai piacevole è anche il dialogo tra i due quadri Sodome (1929) e Gomorrhe (1929), grazie al quale la terribile punizione del racconto biblico nella Genesi si tramuta in una fantastica dimensione “aerea”. Nella stanza precedente è esposta la grande tela destinata alla decorazione dell’appartamento del gallerista parigino Léonce Rosenberg, L’île des charmes (1928): ancora un gioco, tra strutture geometriche e architetture illusorie.
LA SALA GRANDE DEL GALATA
Nella Sala Grande del Galata, sono esposte le invenzioni pittoriche e sceniche per l’Oedipus Rex di Igor Stravinsky su testo di Jean Cocteau (1948) e I racconti di Hoffmann di Jacques Offenbach (1949) si intersecano tra un genere e l’altro, in rimandi continui, nell’ininterrotto intreccio di finzioni, sovrapposizioni e incastri dai colori vivi. Tra bozzetti e maquette, è esposto anche il grande fondale di scena su disegno di Savinio Hoffmann e la Musa.
Sempre nella Sala del Galata la visita è accompagnata dall’esecuzione dell’Oedipus Rex diretta da Herbert von Karajan con la voce narrante di Arnoldo Foà. Proseguendo nel percorso è possibile ammirare anche la produzione artistica più tarda di Alberto Savinio, ugualmente carica di valenza fantastica e onirica. La visita si chiude con Fleurs (1930-31) e L’aquilone (1932), due opere che aprono su spazi vertiginosi e su paesaggi multiformi alla base dell’universo immaginario e irreale di Alberto Savinio.
IL CATALOGO
Da non perdere Savinio. A-Z, il volume a cura di Ester Coen e pubblicato da Electa in occasione della monografica. Il catalogo, oltre a contenere delle immagini di tutte le opere in mostra, raccoglie 107 testi critici scritti da una trentina di autori allo scopo di restituire un racconto quanto più completo della complessa personalità dell’artista.
INFORMAZIONI
Savinio. Incanto e mito
a cura di Ester Coen
dall’8 febbraio al 13 giugno 2021
Museo Nazionale Romano
Palazzo Altemps
Piazza di S. Apollinare, 46
Roma
www.museonazionaleromano.beniculturali.it
Catalogo Electa
Dal lunedì al venerdì dalle ore 14.00 alle 19.45
(ultimo ingresso ore 19.00)
Chiuso il sabato e la domenica
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