Il tempo stringe. L’Italia deve assolutamente incrementare il ritmo della campagna vaccinale perché le varianti del virus si stanno diffondendo rapidamente fra la popolazione. Secondo l’indicazione del premier Mario Draghi adesso la Protezione Civile scende in campo. Obiettivo: somministrare 600mila vaccini al giorno. E torna l’allarme scuola: si valuta lo stop della didattica in presenza nelle zone rosse.

Il piano della Protezione Civile

Arrivare a moltiplicare per cinque o per sei volte l’attuale media di vaccinazione in Italia. Con l’obiettivo – a regime – di riuscire a somministrare oltre 600mila dosi al giorno: circa 19 milioni di dosi al mese. Questo il piano vaccini della Protezione Civile. Dopo la nomina del nuovo capo, Fabrizio Curcio, al posto dell’uscente Angelo Borrelli, adesso la struttura mira a coinvolgere una buona parte dei 300 mila volontari nell’accelerazione del nuovo piano di vaccinazione che potrebbe scattare fra 30 giorni, dalla fine di marzo. Lo scrive il Corriere della Sera. Diverse migliaia sarebbero i medici e i sanitari aggiuntivi che potrebbero affiancare quelli delle Regioni.

Scuola, situazione sempre più a rischio

Adesso serve correre. Si sta aprendo, inoltre, un nuovo fronte dei contagi: le scuole. In zona rossa le scuole di ogni ordine e grado dovranno essere chiuse, è l’indicazione che il Comitato tecnico scientifico (Cts) ha dato al governo. Gli esperti hanno anche valutato che gli studenti dovranno essere in Dad nel caso l’incidenza sia superiore a 250 casi ogni 100mila abitanti. In tutte le altre situazioni, la scuola resta in presenza come già stabilito dai provvedimenti in vigore.

L’appello delle Regioni

“Faccio appello al presidente Draghi affinché valuti con la sua obiettività scevra da retaggi ideologici l’apertura o la chiusura delle scuole – ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia al Corriere -. L’obiettivo deve essere la salute”. “Inutile chiudere a macchia di leopardo. Meglio una chiusura breve ora che un’agonia trascinata per settimane”, ha aggiunto. “Ora anche quelli che dicevano che la scuola è sicura e non è un luogo di contagio cominciano a tentennare o a ricredersi – rincara la dose Pierluigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità della Puglia, in un’intervista a La Stampa -. Bisogna prendere atto che, con questo quadro epidemiologico, e con l’impatto delle varianti, insistere sulle lezioni in classe è troppo rischioso”.

L’Aifa si pronuncia sullo Sputnik

Continua intanto il dibattito sulla possibilità di esaurire le scorte di vaccini per somministrarle tutte dando priorità alla prima dose. Secondo Nicola Magrini, direttore dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), quella della dose unica, sulla scorta di ciò che accade in Gran Bretagna, “è una strategia possibile anche se non ottimale. La scelta finale spetterà al ministro e al governo”, dice al Corriere della Sera. La sua idea? “Meglio indossare due scarpe buone che una sola malandata”. Il direttore dell’Aifa prende posizione anche sul vaccino russo Sputnik. “Ha dati interessanti, ma andrà approvato prima dall’Ema, come Unione Europea. Se l’Italia volesse fare una decretazione d’urgenza per saltare questo passaggio sarebbe una scelta politica, non tecnica”.