Pilar Fogliati racconta il podcast “Sbagliata”: «Nella stagione 2 vorrei Achille Lauro e Fulminacci» [INTERVISTA ESCLUSIVA]
Pilar Fogliati è la voce di Emma nella prima audio-serie italiana
Raccontare la femminilità contemporanea in modo tanto dissacrante, ironico, graffiante quanto realistico e vero. È quello che fa “Sbagliata”, la prima audio-serie italiana che in sei puntate da 25 minuti l’una mette in scena la storia di una trentenne alle prese con la precarietà del vivere oggi. Nato da un’idea di Virginia Valsecchi (giovane produttrice, fondatrice della innovativa società Capri Entertainment) e della scrittrice Daniela Delle Foglie, questo podcast fictional pone al centro della scena (virtuale, visto che la narrazione è fatta solo di voci, rumori e suoni) le vicende di Emma, una donna che non cerca l’amore perché è convinta di non meritarselo.
Proprio per questo finisce per frequentare una serie di uomini del tutto inadeguati, che la fanno sentire ancor più sbagliata (appunto!), mentre lotta per affermarsi dal punto di vista economico, lavorativo e personale. Un successo immediato quello di “Sbagliata”, dovuto alla forte carica di immedesimazione della storia narrata, alla semplicità del racconto, e alla bravura degli attori che prestano le voci ai personaggi. Tra tutti si distingue Pilar Fogliati, che dà vita e voce alla protagonista Emma. Dopo aver dimostrato le due capacità recitative al cinema e in tv (la troviamo nel cast di “Forever Young” di Fausto Brizzi, “Un passo dal cielo”, “ExtraVergine”), oltre che all’Extra Factor del 2019, si è molto appassionata a questo progetto. La sua Emma è responsabile degli spettacoli del “Rope”, un locale di Roma in cui si esibiscono artisti di vario genere, e che diventa centro di ritrovo e avventure di vario tipo.
Pilar Fogliati ci racconta Emma nella prima audio-serie italiana, “Sbagliata”
Pilar, ci racconti come è nato il tuo coinvolgimento in questo podcast?
È tutto nato dalla lettura del libro “L’amore va nell’umido” di Daniela Delle Foglie, di cui sono una grande fan. Mi sono innamorata da subito del suo modo di raccontare, di questa verità della materia con cui scrive. A un certo punto mi ha chiamato Virginia Valsecchi (di cui sono amica e grazie alla quale ho avuto modo di conoscere Daniela tanti anni fa) e mi ha proposto di lavorare con loro due a un progetto ispirato al libro e alla serie tv britannica “Fleabag”.
Abbiamo fatto un sacco di riunioni in remoto per elaborare meglio l’idea, e abbiamo deciso di buttarci in questa avventura meravigliosa e divertentissima. Volevamo realizzare un podcast seriale, e abbiamo iniziato ad ascoltare una serie di simili prodotti americani e inglesi per capire come funzionano. Virginia è stata incredibile, era così determinata e felice di questa idea che ci ha fatto innamorare del progetto. Eravamo tutte esaltate. Siamo riuscite a registrare tutte le puntate a gennaio perché volevamo far uscire “Sbagliata” per San Valentino.
In questo periodo funzionano molto i podcast che parlano di donne, che descrivono vari lati della personalità femminile. Mi viene in mente il grande successo di “Morgana”, il podcast di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri. Un trend? Una moda? O la necessità di raccontare al meglio le varie sfaccettature della donna di oggi?
Il successo di questo tipo di format dimostra che ancora non ne abbiamo abbastanza e non ne parliamo a sufficienza. Continuiamo a fare riferimento a “Sex and the City”, una serie tv mitica ma andata in onda parecchi anni fa (tra il 1998 e il 2004, ndr). In Italia effettivamente sentiamo che ci sono ancora dei tabù in proposito, e percepisco che le persone hanno voglia di fruire prodotti che mettano in scena la donna di oggi. Format, approfondimenti, prodotti che parlino della donna in generale ce ne sono molti, ma la donna contemporanea, quella di oggi non è ancora stata trattata a sufficienza.
Per trovare la verità di una donna contemporanea il pubblico magari va a scrollare Tik Tok, dove si usa un tipo di ironia cinica che mi diverte, che gioca molto sul prendersi in giro, sull’autoironia. Io per prima ho voglia di vedere ragazze come me, che hanno problemi simili ai miei, lati irrisolti e cose da correggere. E magari vado a cercare quel tipo di storie nei social, perché non le trovo altrove.
Mi piace il fatto che tu abbia usato la parola “vedere” mentre stiamo parlando di un podcast, cioè di un prodotto che si nutre di voci, di narrazioni audio, di rumori, in cui non c’è nulla da vedere ma tutto da immaginare. In fondo questo tipo di racconto permette agli ascoltatori di immaginarsi i personaggi in base alla propria fantasia e sensibilità. Sei d’accordo?
Assolutamente! Siamo tutti andati a dormire immaginandoci delle storie che ci venivano narrate. Subito dopo l’uscita del nostro podcast è scoppiato il fenomeno di Clubhouse (il social network con chat audio a invito, ndr). Questo significa che stiamo andando avanti nei progetti che coinvolgono la voce, e che eliminano l’immagine che forse ci ha un po’ stufato.
Mi ha fatto molto piacere ascoltare i messaggi compiaciuti di tante ragazze che ci chiedono di trasformare il podcast in una serie tv, col timore però che poi il mio personaggio non corrisponda a come se lo sono immaginato. È una riflessione giusta e sacrosanta, e trovo sia molto romantico il fatto che abbiamo usato solo la voce per raccontare questa storia in sei puntate.
Si parla in maniera concreta e seria di trasformare il podcast in una serie. Se ti chiedessero di parteciparvi interpretando ovviamente Emma, accetteresti?
Subito! Ditemi dove devo firmare e lo faccio adesso! Sì, è una bella opportunità, basta guardarsi intorno per capire che le ragazze di oggi sono proprio così. È una storia generazionale, mi interessa. Mette in scena la precarietà di tutte noi, che non abbiamo ancora capito cosa vogliamo fare, qual è il nostro posto nel mondo, e questa è una cosa tutto normale!
È strano vedere ragazze giovani che hanno le idee super chiare su tutto. Abbiamo talmente tante possibilità oggi, è il paradosso delle libertà perché possiamo fare tutto. Anche nei sentimenti, sappiamo che non dobbiamo sposarci per forza, possiamo essere liberi, non abbiamo l’obbligo di fare dei figli, possiamo esprimere la nostra sessualità come vogliamo. Chiaramente, però, tutte le libertà sono delle responsabilità che poi ti porti avanti e ti possono far sentire un po’ persa.
Carl Brave, Fulminacci, Filo Vals, ma poi Michela Giraud, Simona Izzo, Ricky Tognazzi. “Sbagliata” vanta partecipazioni da parte di ospiti di tutto rispetto. Se dovesse esserci una seconda stagione, un sequel, chi vorresti nel podcast? E perché?
Sono una fan sfegatata soprattutto di Fulminacci. Per me dovrebbe essere la colonna sonora di tutto il progetto. È stata un’idea produttiva geniale di Virginia quella di coinvolgere tante guest star, che hanno accettato con piacere di esserci. Per una prossima ipotetica stagione avrei tantissime idee. Se potessi scegliere un cantante vorrei Achille Lauro, per fargli interpretare uno dei ragazzi con cui esce Emma e che poi si rivela sbagliato! In generale devo dire che sarebbe bello avere delle guest star che interpretano se stessi (o si divertono a fare semplicemente gli attori) e diventano gli uomini con cui Emma ha degli appuntamenti.
Hai citato tu stessa Achille Lauro, con il quale hai presentato l’Extra Factor nell’edizione 2019 di X-Factor. In queste sere anima il Festival di Sanremo con le sue performance teatrali e sempre sorprendenti. Ti sta piacendo?
Conosco Lauro, guardo le sue esibizioni e le trovo geniali. Invidio tantissimo il suo atteggiamento sul palco, è così convincente, crede davvero moltissimo in tutto ciò che fa e questo arriva al pubblico. Ho trovato la sua performance della prima sera bellissima, forte, splendida, con le lacrime di sangue così evocative. Lauro è una persona veramente carina, seria, semplice, intrigante, ha dei punti di riferimento molto alti. Lo apprezzo molto e sono sicura che ci stupirà ogni sera.
Tornando alla voce, che hai usato anche in un famoso video divenuto virale in cui imiti le parlate dei vari quartieri di Roma. Che rapporto hai con la tua voce?
Stranissimo! Per me la voce è tutto, è il modo che mi serve per capire e inquadrare una persona. Per quanto riguarda la mia, è come se non sapessi esattamente qual è, continuo a cercarla e non capisco quale sia. È il mio mezzo preferito, penso abbia un potenziale enorme. A volte penso che vorrei fare la doppiatrice di programmi trash e credo che mi divertirei da matti.
Ogni persona ha un proprio strumento: per un violinista è il violino, per un ballerino è il corpo, un attore non è per forza solo la voce. Io però sono molto analitica nello studio della voce, adoro trovarne i colori e le sfumature, darle una connotazione a seconda dello stato d’animo e della situazione da rappresentare. Poi mi diverte moltissimo studiare i diversi dialetti.
C’è una voce in particolare che ammiri, che ti piace e ti ammalia?
Amo moltissimo la voce di Gianna Nannini, non la cantante bensì la donna. Adoro sentirla parlare. Come doppiatrice mi piace moltissimo Giuppy Izzo, che ha una voce così calda e sensuale! Mi fa impazzire. Sulla diatriba relativa al doppiaggio, nella scelta tra versione originale e versione doppiata di un film o una serie, propendo sempre per la seconda opzione. La voce è qualcosa che diventa familiare, un po’ come quella della mamma che ti addormenta. Dopo un po’ ti affezioni alle voci dei doppiatori, diventano riconoscibili e rassicuranti. Quindi sebbene io parli molto bene l’inglese scelgo sempre di sentire le versioni doppiate, mi piace chi lavora su quello.
In questo momento ti torvi a Torino per girare una nuova serie tv. Ci vuoi dare qualche anticipazione?
Si intitola “Cuori”, è diretta da Riccardo Donna ed è ambientata nel 1967. Racconta la storia della prima cardiologa donna che arriva all’ospedale Le Molinette di Torino e deve scontrarsi con un reparto totalmente maschile. Lei è molto preparata, pluri-laureata, ma ci metterà un po’ per farsi accettare e ottenere fiducia. In ospedale tutti lavorano per fare il primo trapianto di cuore della storia, e come puoi immaginare ci saranno triangoli amorosi e varie vicende avventurose. È una storia molto avvincente che si sviluppa in 16 episodi. Sono qui a Torino da settembre e ho davanti altre tre settimane di riprese.
Se ti proponessero di fare un film da protagonista e tu dovessi scegliere la tua spalla, chi preferiresti tra Sabina Guzzanti e Loretta Goggi?
Sabina Guzzanti senza dubbio. Sono una sua fan da sempre, ha uno sguardo magnetico che vorrei vedere tutti i giorni per lavorarci! Ha un’intelligenza rara che traspare da quello che scrive, è dissacrante e furba. Anche lei, poi, è una che può fare tante voci e mi piace anche per questo.