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Covid, l’Italia un anno dopo: a che punto siamo, quando ne usciremo

Sono oltre 100mila le vittime e la lotta per sconfiggere il virus è ancora dura

Era il 9 marzo 2020. Già da qualche settimana, dopo il caso del primo paziente di Codogno (Pavia), gli italiani stavano prendendo coscienza della gravità crescente del Coronavirus. Un nemico ancora poco noto ma sempre più allarmante. E quel 9 marzo, dopo un weekend di chiusure in diverse province del Nord, l’allora premier Giuseppe Conte annunciò in televisione che “tutta l’Italia” era “zona protetta”.

Regole mai viste prima

Scattò quello che poi fu chiamato lockdown. Stop agli spostamenti, nessuna possibilità di uscire di casa su tutto il territorio nazionale, se non per ragioni di lavoro, salute o necessità. Una cappa di rigide regole mai vista prima si abbatteva sui cittadini nel tentativo di respingere immediatamente l’allargarsi dell’epidemia di Covid-19, la patologia respiratoria grave derivata dal Sars-CoV-2.

Dall’estate “libera” alla seconda ondata

Un’epidemia che ben presto divenne pandemia mondiale. Con l’Italia quale Paese più colpito, in un primo momento. Poi sono venuti gli ospedali saturi, i medici e gli infermieri sfiniti, il conto triste delle vittime di ogni giorno. Quindi i canti sui balconi, le iniziative solidali, la necessità dello smart working e della Dad per la scuola, l’uso della mascherina, le regole di igiene, il distanziamento e la paura degli assembramenti. Infine il ritorno a una parvenza di normalità di vita nell’estate, salvo poi, in autunno e in inverno, dover fare rapidamente marcia indietro a causa della violenta seconda ondata del virus. Zone rosse, arancioni e gialle: l’Italia delle regioni si è ritrovata “sezionata” a colori in base all’evolversi settimanale dei contagi.

L’incubo delle varianti

E siamo all’oggi: superati i centomila morti, avviata la campagna vaccinale, il nemico è ancora forte: le varianti del Coronavirus non danno tregua. Il terzo mese di questo 2021 porterà più difficoltà e ospedali di nuovo in crisi per terapie intensive che si avviano verso la saturazione. “Il piano dei vaccini sarà decisamente potenziato” ha chiarito il premier Mario Draghi. Si va, però, proprio in queste ore, verso nuove misure restrittive: più zone rosse, forse il lockdown, almeno nei fine settimana.

“Ma la via d’uscita non è lontana”

“Con i vaccini la via d’uscita non è lontana”, ha detto Draghi in un videomessaggio l’8 marzo. “Il nostro compito, e mi riferisco a tutti i livelli istituzionali, è quello di salvaguardare con ogni mezzo la vita degli italiani e permettere al più presto un ritorno alla normalità. Ogni vita conta. Non perdere un attimo, non lasciare nulla di intentato, compiere scelte meditate, ma rapide”, ha aggiunto. “Non voglio promettere nulla che non sia veramente realizzabile. Le mie preoccupazioni sono le vostre preoccupazioni. Il mio pensiero costante è diretto a rendere efficace ed efficiente l’azione dell’esecutivo nel tutelare la salute, sostenere chi è in difficoltà, favorire la ripresa economica, accelerare le riforme”, ancora le parole di Draghi.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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