È atteso per dopodomani, giovedì 18 marzo, il parere dell’agenzia europea del farmaco (l’Ema), sulle vicende che in vari Paesi fra cui l’Italia hanno portato negli ultimi 5 giorni alla sospensione del vaccino AstraZeneca. Al momento restano bloccate migliaia di dosi nei magazzini. Dal canto suo il premier Mario Draghi intende muoversi all’unisono con l’Europa. Pur non rinunciando a imprimere una forte accelerazione sulla campagna vaccinale nel nostro Paese, soprattutto dal mese di aprile.

Il blocco del vaccino

Dopo non pochi Paesi europei anche l’Italia ha decretato lo stop – in via temporanea e precauzionale – alle somministrazioni del vaccino AstraZeneca su tutto il territorio nazionale. La decisione è arrivata ieri 15 marzo. Lo stesso giorno in cui anche Francia e Germania hanno stabilito il blocco. Adesso si attende il parere dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco.

Le mosse del governo

Il premier Mario Draghi aveva promesso che “qualunque fosse la decisione finale dell’Ema” su AstraZeneca, “la campagna vaccinale proseguirà con rinnovata intensità”. E ora, secondo quando anticipa il Corriere della Sera online, si apprende che il premier ha ragionato nei seguenti termini. “Dobbiamo muoverci all’unisono con gli altri Paesi europei“. Per questo si è arrivati al blocco di AstraZeneca, ieri. Una decisione sofferta, che sconcerta cittadini e operatori sanitari. Ma pressoché obbligata. Rapidissima, infatti, la sequenza con cui la Germania e la Francia, dopo l’Olanda e poco prima la Spagna, hanno fermato le somministrazioni in attesa del verdetto Ema

Migliaia di prenotazioni saltate

In attesa del pronunciamento definitivo dell’Agenzia europea del farmaco sul vaccino anglo-svedese, si fanno stime sul possibile impatto della sospensione decisa dall’Aifa. Conseguenze immediate, con decine di migliaia di prenotazioni per la somministrazione di AstraZeneca saltate. E ben più gravi se lo stop dovesse protrarsi o addirittura diventare definitivo. Senza contare l’effetto psicosi che le notizie di questi giorni – tra decessi sospetti e intervento cautelativo dei principali Paesi europei – potrebbe ingenerare nella popolazione anche in caso di ripresa dell’uso.

La situazione in Italia

Il nostro Paese ha ormai superato i due milioni di vaccinati con richiamo. Si calcola, su dati del ministero della Salute, che entro fine marzo senza AstraZeneca si rischierebbe di passare da oltre 7 milioni di dosi consegnate (comprese anche quelle di Pfizer e Moderna) a poco più di 4 milioni. Fonti del commissariato all’emergenza ridimensionano le previsioni più nere, sottolineando che AstraZeneca non rappresenta la parte più consistente delle forniture attese. Il generale Francesco Figliuolo aveva già assicurato che in caso di ritardi nelle consegne di Astrazeneca si sarebbe potuto compensare con Pfizer. Ma adesso è in discussione – almeno fino a giovedì – l’uso stesso del prodotto di Oxford. Nonostante che tutti gli esperti continuino a tranquillizzare sul suo utilizzo.

Cosa succederà ad aprile

La vaccinazione di massa secondo il nuovo piano nazionale dovrebbe decollare da metà aprile, con l’arrivo di milioni di fiale del vaccino monodose statunitense Johnson&Johnson. “Dare fuoco a tutte le polveri e chiudere la partita” in pochi mesi, aveva detto ieri il commissario all’emergenza Figliuolo. Per ora si fanno i conti con le cancellazioni delle prenotazioni di cittadini ai quali era destinato AstraZeneca, passato dall’uso nella fascia 18-55 anni in quella fino a 65 anni e infine anche per gli over 65. Oltre al Lazio, una delle Regioni con la migliore performance vaccinale, anche la Toscana, pure tra le virtuose, rischia di dover cancellare 34 mila appuntamenti in una settimana. E la Lombardia, che doveva risalire la china dopo diversi problemi nella campagna, ha rinviato 33.500 vaccinazioni tra domani e giovedì. In Italia finora quasi 1,1 milioni di persone hanno ricevuto la prima iniezione di Astrazeneca, che prevede un richiamo molto più distanziato degli altri vaccini, a tre mesi.