Storie e Personaggi

San Patrizio e la leggenda del pozzo, festa in tutto il mondo per il patrono d’Irlanda

Un figura storica attorno alla quale si narrano aneddoti entrati nel linguaggio comune

Come ogni 17 marzo si celebra oggi in tutto il mondo, con le dovute misure anti Covid, la festa di San Patrizio. È il santo patrono d’Irlanda e la sua festa è sempre stata una ricorrenza molto sentita nell’isola britannica, tanto da rappresentare uno dei simboli dell’identità del Paese a livello planetario. Ormai ovunque, dove ci sono comunità irlandesi all’estero, il 17 marzo è l’occasione per ballare, divertirsi, conoscere meglio la cultura irlandese. La festa si tiene in questo giorno perché San Patrizio sarebbe morto il 17 marzo 461, probabilmente a Saul, nella contea di Dawn.

Il verde, le danze, le cornamuse

A San Patrizio e alla sua festa sono legate diverse usanze e tradizioni. In genere per l’occasione si organizzano parate nelle strade di molte città del mondo. Ci si abbiglia di verde, il colore dell’Irlanda. E si indossano veri o finti trifogli – la pianta è uno dei simboli di San Patrizio e dell’Irlanda -, si ballano danze celtiche al suono delle cornamuse. Sia lo scorso anno, il terribile 2020 del Covid, che quest’anno, mentre il mondo è ancora in piena pandemia, non si svolgeranno manifestazioni di popolo, data la necessità di evitare assembramenti di folla.

Una storia carica di fascino

San Patrizio, spiega ilpost.it, nacque intorno al 385, probabilmente a Bannaventa Berniae, nella provincia romana della Britannia, nell’attuale Cumbria (Gran Bretagna). Rapito a 16 anni da pirati irlandesi, fu venduto come schiavo al re del North Dal Riada, nell’odierna Irlanda del Nord. Qui apprese la lingua gaelica e la religione celtica, ma presto si convertì al cattolicesimo. Papa Celestino I gli assegnò il compito di evangelizzare le isole britanniche, in particolar modo l’Irlanda. Secondo la leggenda, utilizzò un trifoglio per spiegare alla popolazione locale la Santissima Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo). Anche se adesso la festa è universalmente associata al colore verde, l’originario colore “portato” da San Patrizio era il blu.

La leggenda più famosa

Ma la figura e il nome del santo sono associati anche a non poche leggende. Fra cui, celeberrima, quella che fa riferimento al cosiddetto “pozzo di San Patrizio“. In tutta l’Irlanda ci sono centinaia di pozzi che portano il nome di un santo: San Patrizio, Santa Brigida, per esempio, oltre a numerosi santi locali. Nelle religioni antiche i pozzi si ricollegavano spesso alle divinità femminili, che li custodivano come fonte di vita e ingresso al cuore della terra. Con l’avvento del Cristianesimo molti pozzi furono cristianizzati e chiamati con nomi di santi. Una storia a sé stante è quella del Pozzo di San Patrizio, sottolinea il sito Irlandando.it. Da secoli è entrato a far parte dell’immaginario comune come metafora di infinita ricchezza. È diventato addirittura un intercalare: “È profondo come il pozzo di San Patrizio”.

Scendere nelle profondità per meritare il Paradiso

Secondo una leggenda medievale, il cosiddetto pozzo di San Patrizio era una caverna molto profonda che si trovava su un isolotto del Lough Derg, nell’Irlanda nord-occidentale. Qui San Patrizio era solito ritirarsi in preghiera e si narra che Cristo gli avesse indicato la caverna per vincere l’incredulità dei fedeli poco convinti a proposito delle pene dell’aldilà. Chi fosse riuscito a raggiungerne il fondo, superando una serie infinita di prove, avrebbe ottenuto la remissione dei peccati e l’accesso finale al Paradiso.

Festa San Patrizio Irlanda

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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