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Sulle orme dei patrioti: visitare i luoghi simbolo di Milano (anche da casa)

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Milano, capitale della moda e centro nevralgico degli affari. La immaginiamo così, trafficata e sempre in fermento. Una caratteristica, questa, che ha sempre avuto e che ha mantenuto. Immaginiamola nel 1848, in fermento appunto. E pronta a esplodere contro l’Austria, che a quel tempo dominava il Lombardo Veneto. Oggi cade l’anniversario della prima delle Cinque Giornate di Milano, un evento che ha fatto la storia e gettato le basi per l’Unità d’Italia. Per l’occasione, vi portiamo indietro nel tempo, nei posti dove i patrioti hanno combattuto e dove si sono riuniti, forse inconsapevoli di quello che stavano creando. L’Associazione Quarto Paesaggio ha creato una mappa per ripercorrere i luoghi simbolo delle Cinque Giornate. L’ha suddivisa, appunto, in cinque giorni. E, essendo interattiva, possiamo osservare gli angoli di Milano anche da casa. Molto comodo, soprattutto con le nuove restrizioni.

Da casa Radetzky al Castello Sforzesco, passando per San Babila

Il nostro percorso inizia da via Brisa, dove si trovano i ruderi dell’abitazione del maresciallo austriaco Josef Radetzky, grande nemico dei patrioti. Qui il maresciallo comprese che qualcosa era cambiato: i milanesi circondavano la sua abitazione per cacciarlo. Procediamo poi verso il Palazzo Cagnola, in via Cusani, sede del Comando Militare austriaco, e verso San Babila. In tutta la zona i cittadini ribelli costruirono barricate e diedero vita ai primi combattimenti in strada. Diamo uno sguardo anche al Duomo di Milano: in pochi lo sanno, ma l’edificio fu utilizzato dai fucilieri austriaci per sparare dall’alto ai ribelli. Arriviamo poi al Castello Sforzesco. Il simbolo di Milano ospitò il maresciallo Radetsky in fuga dalla rivolta.

Sulle barricate di Milano per riscoprire la nostra storia

Giungiamo in via Bigli: qui possiamo ammirare Palazzo Taverna, che ospitò il primo governo provvisorio di Milano, costituito da Carlo Cattaneo. Fu proprio fra queste mura che i patrioti discussero sull’eventuale tregua con gli austriaci e sulla possibilità di unirsi al Regno di Sardegna. Camminiamo per le strade dove allora sorsero le barricate, fino alla Chiesa di San Giorgio al Palazzo: qui la campana suonò per chiamare a raccolta gli insorti. Il nostro viaggio termina a Porta Vittoria, allora chiamata Porta Tosa. Il più grande successo dei ribelli, che conquistandola cacciarono gli austriaci da Milano. Sappiamo che quest’esperienza fu fallimentare: passeranno ancora molti anni prima che Milano e l’Italia riescano a liberarsi degli stranieri. Ma questo percorso è servito a farci ricordare chi siamo, da dove veniamo e quanto, a volte, anche le imprese che sembrano disperate contengono quella scintilla di speranza necessaria per andare avanti.

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Patrizia Baldino

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