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Mattarella: “Le mafie vanno estirpate, basta compromessi e reticenze”

Il messaggio del capo dello Stato per la Giornata delle vittime di mafia

“Estirpare le mafie è possibile e necessario. L’azione di contrasto comincia dal rifiuto di quel metodo che nega dignità alla persona, dal rifiuto della compromissione, della reticenza, dell’opportunismo”. Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una dichiarazione per la Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che si celebra il 21 marzo.

L’importanza della memoria

“La memoria – afferma Mattarella – è radice di una comunità. Fare memoria è condizione affinché la libertà conquistata continui a essere trasmessa e vissuta come un bene indivisibile. Ecco perché ricordare le donne e gli uomini che le mafie hanno barbaramente strappato alla vita e all’affetto dei loro cari, leggerne i nomi, tutti i nomi, non costituisce soltanto un dovere civico.”

No ai ricatti criminali

“È di per sé – sottolinea il capo dello Stato – un contributo significativo alla società libera dal giogo oppressivo delle mafie. Per “l’affermazione di principi di umanità incompatibili con i ricatti criminali.” Ed è anche, aggiunge, “fiducia nella legalità”. Poiché soltanto essa “può garantire il rispetto dei diritti, l’uguaglianza tra le persone, lo sviluppo solidale”. “Non dimenticheremo mai – aggiunge il presidente – le vittime innocenti, i servitori dello Stato, le persone libere che non hanno rinunciato ai loro valori pur sapendo di mettere a rischio la propria vita”.

Casellati: “La crisi favorisce la mafia”

“Solo quando le organizzazioni criminali verranno estirpate dai nostri territori, potremo dire di aver onorato davvero la memoria di tutte le vittime di mafia – sottolinea la presidente del Senato, Elisabetta Casellati -. Coltivare il ricordo di coloro che hanno perso la vita lottando per la legalità è un imperativo categorico. Lo Stato faccia sentire che c’è. Specialmente oggi, con l’emergenza economica aggravata dalla pandemia, è alto il rischio che i clan facciano da banche alle imprese. E da ufficio di collocamento per chi perde il lavoro”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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