Da oltre un secolo, precisamente 107 anni, le cravatte E.Marinella sono sinonimo di stile indiscusso, esclusività di una produzione totalmente sartoriale e orgoglio italiano nel mondo. Una felice storia di un’azienda italiana a conduzione familiare che ha origine antiche. Tutto nasce infatti nel 1914 da una piccola bottega di soli venti metri quadri a Napoli, in via Riviera di Chiaia, su uno dei lungomari più suggestivi d’Italia, luogo di passeggio dell’alta società partenopea dell’epoca. La brillante intuizione avviene per opera di Eugenio Marinella, che aveva fortemente voluto quel piccolo angolo di Inghilterra scrivendo, senza saperlo, una delle storie più prestigiose della grande sartoria napoletana e del nostro Made in Italy. La filosofia Marinella, si tramanda di padre in figlio, fino ad arrivare oggi alla nuova generazione capitanata da Maurizio e da suo figlio Alessandro Marinella.
Ed è proprio il giovane Alessandro, 26 anni il prossimo aprile, quarta generazione dello storico marchio di abbigliamento, che ci racconta gli aneddoti ed i progetti del grande marchio E.Marinella. Dalle cravatte indossate dai Reali: Carlo d’Inghilterra, Alberto di Monaco, Carlo di Borbone, fino a Daniel Craig nel film “Skyfall”, ma anche da Gianni Agnelli e Aristotele Onassis. Accessori iconici al collo dei più grandi Presidenti del mondo: John Kennedy, George Bush, Winston Churchill, Nicholas Sarkozy, Sergio Mattarella, Francesco Cossiga, Silvio Berlusconi.
La Maison è stata protagonista persino dell’esposizione del 2017 al MoMa di New York, e a breve sarà sugli schermi grazie al film che vedrà Alessandro Marinella nelle vesti di attore protagonista della storia della sua famiglia. Oggi il marchio E.Marinella è presente anche a Roma, Milano, Tokyo e nei più importanti departement stores del mondo: Bergdorf Goodman a New York, Santa Eulalia a Barcellona, le Bon Marché Rive Gauche a Parigi.
Intervista esclusiva di Velvet Mag ad Alessandro Marinella
Tra le vostre recenti iniziative c’è quella intrapresa con la Fondazione Umberto Veronesi. Per il quarto anno consecutivo, parte dell’incasso del mese di marzo sarà devoluto alla ricerca scientifica in ambito oncologico. Come nasce questa lodevole partnership?
Tra noi e la Fondazione Umberto Veronesi c’è sempre stato un solido legame. Purtroppo negli ultimi anni i tumori si sono sviluppati maggiormente, ragion per cui ci siamo sentiti in dovere di essere attivi anche nel sociale. La Fondazione Veronesi è leader nel settore della ricerca scientifica, il nostro supporto all’ente è stato una scelta spontanea, naturale, di cuore.
Alessandro Marinella tra gli ultimi progetti c’è anche quello delle “Cravatte d’Autore”. Può descrivercelo?
Vari anni fa iniziammo a celebrare la nostra storia con una collezione denominata “Archivio”, che riprendeva le fantasie originali della nostra Maison, dagli anni Trenta, fino agli anni Ottanta. Creazioni che erano accumunate dalla stessa fantasia e grammatura. Lo stile, quando c’è, è eterno, sopravvive a tutto, alla moda ed ai suoi trend passeggeri. Perchè se il tessuto è il migliore che si possa avere e la fantasia è la più esclusiva che si possa pensare, lo scorrere del tempo non esiste.
Come si sviluppa la Collezione Heritage?
La Collezione Heritage è un omaggio agli stili del passato nello spirito del presente. Ventitré fantasie suddivise in due linee: Heritage e Heritage rétro. La prima propone disegni grandi con colori brillanti, la seconda riporta ai tessuti madder, in un equilibrio di toni tenui e di sfumature calde. In passato le cravatte non avevano l’anima intera, ma erano dei grandi foulards ripiegati su sé stessi e dovevano essere molto leggeri, 28 once anziché le 36 attuali. Ora abbiamo lanciato la collezione Heritage che sfrutta finissage diversi.
In che modo?
E’ una tecnica applicata alla fine della stampa per fissare il colore sulla seta. In passato esistevano delle tecniche differenti rispetto a quelle attuali. Nel Novecento il madder garantiva un tocco morbido alla seta. Poi si scoprì che questo procedimento era cancerogeno, per cui non si utilizzò più. Oggi, per ottenere un finissage morbido, si adopera una lavorazione moderna simile al madder applicata su tessuti sostenibili. Produciamo cravatte a sette pieghe. I materiali sono tutti rigorosamente di prima qualità.
C’è quindi uno sguardo alla sostenibilità nella vostra produzione?
Assolutamente sì. Ad esempio la cravatta orange faber è realizzata in collaborazione con un’azienda siciliana produttrice di arance. Siamo riusciti a ricavare dall’arancia una fibra naturale tessile. Inoltre, dato che da sempre le cravatte sono inserite nel cellophane, stiamo studiando dei nuovi polimeri ad impatto zero per il packaging.
Alessandro Marinella, che consigli ha ricevuto dal suo illustre bisnonno, Eugenio Marinella, fondatore della Maison?
Mi ha trasmesso tanta gioia. Mi ha insegnato a mettere sempre il cliente al primo posto, a prediligere il rapporto umano rispetto a quello commerciale. Vivo la vita con grinta perché ci tengo a fare bene il mio lavoro. Sono in sintonia con mio padre, Maurizio Marinella, Amministratore Delegato del Gruppo. La moda è sempre stata nel mio DNA. Ho strutturato la mia vita ed i miei studi per ricoprire il mio ruolo attuale.
Come si è preparato a questo importante incarico?
Dopo aver conseguito il diploma al liceo scientifico e la laurea in Economia Aziendale, ho studiato un anno a Londra. Lì ho lavorato nel negozio di famiglia per migliorare la lingua. Alla fine di questa esperienza molto formativa sono tornato a Napoli, dove ho potuto mettere sul campo le competenze acquisite all’estero.
La richiesta più assurda che le è capitato di esaudire?
In verità ce ne sono state tante. Dalla cravatta cucita al contrario, alla cravatta inversa, dalla pala piccola alla più grande. O alle cravatte estremamente piccole. Ogni nostro modello è contraddistinto da un numero seriale, perché diventa personale come un pezzo unico. Produciamo 150 cravatte al giorno a mano, abbiamo in archivio 14 mila fantasie diverse.
Come si sceglie la cravatta giusta?
Si predilige una particolare tipologia di cravatta, non solo per una determinata occasione in cui la si indosserà, ma perché rappresenta un’estensione della propria personalità.
Che rapporto ha Alessandro Marinella con la cravatta?
E’ una relazione nata con il tempo, nasce quando ho compiuto diciotto anni. All’Università tutti mi domandavano perché non indossassi la cravatta. Ora senza non saprei stare.
Qual è la sua cravatta preferita?
La trovai per caso nel nostro archivio. E’ a fondo blu, con micro fantasie geometriche sul giallo.
Per un regalo, che tipo di cravatta consiglia?
Con quella blu a micro fantasia non si sbaglia mai. Si può fare anche una scelta all’insegna dell’originalità acquistando la cravatta di cui si rimane affascinati fin dal primo istante.
Alcuni giorni fa, il 12 marzo, abbiamo celebrato il centenario della nascita di Gianni Agnelli, vostro affezionato cliente. Che ricordi ha la sua famiglia dell’Avvocato?
Mio padre, che lo ha assistito diverse volte, mi ha confermato che era un vero e proprio pioniere dell’eleganza moderna. Amava fare scelte insolite, come le cravatte dalla pala piccola, oppure indossava la cravatta fuori dal pullover, o il nodo allentato o volutamente storto. Ma il modo in cui interpretava tutto ciò lo rendeva davvero unico.
Che nodo consiglia per la cravatta?
Il mezzo windsor è perfetto, perché è importante ma non troppo. Molto dipende comunque dal colletto della camicia. Il nodo impegnativo è naturalmente più serioso.
Le cravatte Marinella sono state indossate persino da Daniel Craig per il suo James Bond, ma anche dai Principi Carlo d’Inghilterra e Alberto di Monaco.
Con l’Inghilterra abbiamo sempre avuto una relazione importante. Nasciamo come importatori di articoli inglesi e con il tempo abbiamo creato con la Gran Bretagna un vero e proprio gemellaggio. Siamo stati scelti come fornitori di cravatte per il personaggio di 007, simbolo per antonomasia dell’ eleganza maschile inglese. Carlo d’Inghilterra venne in visita con Camilla nel nostro negozio di Napoli nel 2017. Per il Principe del Galles realizzammo una cravatta con il suo anno di nascita. Da questo incontro scaturì per noi qualcosa di davvero speciale.
Cosa?
Io e mio padre fummo invitati a Buckingham Palace ad un tea party con la Regina Elisabetta. Nonostante l’atmosfera un po’ tesa, a causa dell’attentato del giorno prima al London Bridge, fu un’esperienza davvero più unica che rara.
Alessandro Marinella, oggi la vostra prestigiosa realtà non può essere annoverata solo per le cravatte, ma anche per la produzione di accessori femminili, foulards, pochette, sciarpe, profumi, accessori di pelletteria.
Il nostro marchio prende il via grazie alle camicie da uomo. Il mio bisnonno, Eugenio Marinella, nei primi anni nel Novecento fece arrivare le sarte da Parigi per insegnare alle nostre lavoranti locali la lavorazione della seta. Da lì poi ci specializzammo negli accessori maschili e la cravatta cannibalizzò tutto il resto. Ma non abbiamo mai perso di vista la realizzazione degli accessori in seta anche femminili, come i foulards. E’ chiaro che in un momento storico come questo attuale, in cui è importante diversificare, ci stiamo orientando verso un total look maschile. Abbiamo i know how e gli standard qualitativi adeguati che ci permettono di puntare in alto.
Nel 2017 le vostre cravatte sono state persino esposte al MoMa di New York in occasione dell’esposizione “Items: Is Fashion Modern?”, dedicata ai prodotti iconici che hanno segnato il mondo della moda.
La mostra celebrava i centoundici accessori più significativi del Ventesimo e Ventunesimo secolo. Essere in esposizione insieme alle Nike Air Mag di “Ritorno al futuro” e all’iconico “Chanel n. 5” è stata un’emozione unica.
La vostra storica boutique sul lungomare di Napoli è un vero e proprio Museo dello stile, meta turistica per eccellenza.
Io e mio padre lavoriamo nello stesso negozio fondato dal mio bisnonno. Agli inizi del 2000 lo abbiamo ampliato con la parte dello showroom, oggi ulteriore spazio vendita al secondo piano. Qui si trova un affresco di Domenico Morelli che rappresenta le arti ed i mestieri. Mi piace pensare che sia una sorta di simbolo ben augurante verso il nostro operato. Nel 2014 al Teatro San Carlo abbiamo festeggiato i nostri cento anni, replicando proprio lì un museo della storia Marinella. Ad esposizione terminata abbiamo riportato tutte le creazioni nel nostro salone affrescato, dove attualmente sono visibili.
Alessandro Marinella può svelare ai lettori di Velvet un progetto futuro?
Stiamo girando un docufilm sulla storia della nostra azienda. Io rappresenterò mio padre da giovane. Trovarmi in veste di attore è stata un’esperienza bellissima, nel corso delle riprese sono riuscito a perdere persino un po’ di timidezza.
Ph. Credits: Simone Prezioso